Morte Iaccino, chiuse le indagini: indagati un medico e 3 infermieri
- Postato il 4 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Morte Iaccino, chiuse le indagini: indagati un medico e 3 infermieri
Chiuse le indagine sulla morte dell’ultrà rossoblù Salvatore Iaccino: indagati un medico e 3 infermieri per concorso in omicidio e lesioni colpose
UN medico e tre infermieri della clinica “Villa degli Oleandri” di Mendicino sono finiti nel mirino della Procura bruzia per la morte del quarantottenne Salvatore Iaccino, l’ultras rossoblù, da tutti conosciuto in città come “Uccello”, che si tolse la vita nella struttura la sera del 17 febbraio scorso.
Il pubblico ministero Donatella Donato, infatti, ha notificato l’avviso di conclusione indagini a B. S., 61 anni, dirigente del reparto nel quale Iaccino era ricoverato, N. C., 22 anni, P. C., 44, e A. C., 31, operatori sanitari in servizio nella medesima clinica.
UN MEDICO E TRE INFERMIERI INDAGATI PER LA MORTE DI SALVATORE IACCINO
L’accusa ipotizzata nei loro confronti è di concorso in omicidio e lesioni colpose: secondo quanto ricostruito dal pm, il medico sarebbe venuto meno agli obblighi di vigilanza, in particolare – si legge nell’avviso – avrebbe «omesso la vigilanza sulla corretta somministrazione giornaliera della terapia farmacologica al paziente che serviva a neutralizzare i disturbi psichici», non censurando, inoltre «le irregolarità della somministrazione», «non adottando condotte alternative» e «non registrando nel diario clinico tutte le eventuali opposizioni del paziente all’assunzione dei farmaci».
I tre infermieri, invece, sono accusati di «omessa/incompleta/discontinua somministrazione al paziente della terapia farmacologica prescritta e necessaria a mantenere il paziente in equilibrio, precisamente omettendo la somministrazione e effettuando una somministrazione irregolare o incompleta dal 5 febbraio 2025 al 17 febbraio 2025, con esclusione del 14 febbraio 2025». L’ipotesi, in altre parole, è che i quattro non avrebbero impedito un evento che, invece, avrebbero avuto il dovere di impedire, contribuendo, così, a causare il decesso del paziente.
CHI ERA SALVATORE IACCINO DETTO UCCELLO
Trovato senza vita nella sua stanza all’interno della casa di cura la sera del 17 febbraio, con un cappio attorno al collo, Iaccino era affetto da psicosi cronica e con già alle spalle un tentativo autolesionistico. Secondo quanto ricostruito in fase d’indagine, proprio lo scompenso psichico dovuto a un’errata somministrazione dei farmaci avrebbe determinato, in lui, il proposito di compiere un gesto estremo. Ma nessuno, tra il personale sanitario preposto, avrebbe vigilato a dovere così da scongiurare che tale intento si realizzasse. Salvatore “Uccello”, come tutti lo chiamavano affettuosamente tra gli spalti dello stadio “Marulla”, era un paziente fragile.
La polizia lo aveva arrestato ad agosto dello scorso anno per una serie di furti e danneggiamenti ai danni di automobilisti nel centro cittadino, ma il suo stato di salute era stato ritenuto incompatibile con il regime carcerario, perciò gli era stato concesso di scontare la pena in regime di detenzione domiciliare nella casa di cura psichiatrica. La famiglia, fin da subito, in particolare la mamma Adelina e il fratello Antonio, hanno chiesto verità sulla morte di Salvatore, anche con dei flash mob organizzati col supporto di ultras, amici e attivisti. A rappresentarli, in qualità di persone offese, gli avvocati Maurizio Nucci, Mattia Caruso, Cristian Cristiano e Angelo Nicotera. Gli indagati, per i quali è attesa a stretto giro la richiesta di rinvio a giudizio, sono difesi di fiducia dall’avvocato Innocenzo Palazzo.
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