Monterey Car Week, la liturgia del bello si è conclusa. E a Pebble Beach trionfa l’Hispano-Suiza H6C Nieuport

  • Postato il 20 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Con la vittoria della Hispano-Suiza H6C Nieuport al Concorso d’Eleganza di Pebble Beach si è chiuso il sipario sulla Monterey Car Week, la settimana in cui la California diventa il centro del mondo dell’automobile. Non è un singolo evento, ma un mosaico di appuntamenti che si intrecciano come tessere preziose: ognuna ha un colore, un riflesso, una voce, e tutte insieme compongono l’affresco unico di un rito che si rinnova ogni anno.

A dare il via al racconto è stato il SOC, Supercar Owners Circle, un corteo quasi surreale di hypercar moderne, una carovana che ha trasformato le strade della penisola in una passerella di potenza e spettacolo. Ferrari, Pagani, Bugatti, McLaren dalle livree speciali e pezzi unici hanno dato corpo a un sogno contemporaneo, spostando l’asse della Car Week verso un presente che corre veloce, inevitabile.

Poi è toccato a The Quail, A Motorsports Gathering, il salotto più esclusivo, sospeso tra festa privata, party mondano e concorso di eleganza. L’erba del Quail Lodge, protetta dai teli durante la notte per sfuggire all’umidità, si è trasformata in un palcoscenico dove hanno debuttato Lamborghini, Touring Superleggera, Bugatti, e dove Eccentrica ha mostrato i suoi restomod come finestre aperte sul futuro. Qui, in mezzo a calici di champagne e sorrisi calibrati, la Ferrari F50 GT1 ha vinto il titolo di Best of Show, riportando in scena un prototipo leggendario, fragile e potente come un animale raro.

Il giovedì ha offerto la parentesi più poetica, il Tour d’Elegance, la parata che lungo la Highway One porta le auto del Concorso fino a Big Sur e ritorno. Vederle muoversi tra i pini, con l’oceano che batte a pochi metri e i cromati che catturano la luce, restituisce alle macchine il senso più autentico: non solo opere d’arte statiche, ma creatrici di emozioni in movimento.

Tutto è culminato nella domenica, con il Concorso di Pebble Beach, il rito supremo, la 18ª buca del golf club trasformata in un tempio dove le automobili, lucidate fino allo spasimo, si offrono come gioielli davanti al Pacifico. Giacche, cappelli, sguardi estasiati, il pubblico che passeggia lento come in una liturgia. E alla fine il verdetto: la Hispano-Suiza incoronata regina, elegante e solenne, come se fosse uscita da un tempo sospeso.

Così, tra mondanità e poesia, tra clamore moderno e memoria antica, la Monterey Car Week ha chiuso ancora una volta il suo cerchio. Una settimana che è insieme altare e palcoscenico, carnevale e museo vivente. E quando cala il sipario, resta negli occhi di chi c’era la sensazione di aver partecipato a qualcosa di irripetibile, un rito che non appartiene al calendario, ma all’anima.

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