Monica Setta operata d’urgenza per un’ernia strozzata, l’esperto: “E’ quando la porzione di viscere non rientra nel ‘buco’, si rischia la necrosi. L’intervento salva la vita”

  • Postato il 1 aprile 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La dolorosissima esperienza di Monica Setta, la nota conduttrice televisiva operata d’urgenza per un’occlusione intestinale causata da un ernia strozzata, è per fortuna un evento poco frequente. Tuttavia, a non esserlo è l’ernia in sé. “Le ernie addominali sono un problema che interessano oltre il 5% della popolazione e la maggior parte viene trattata chirurgicamente solo quando diventa sintomatica e in presenza di complicazioni”, spiega Marco Milone, professore associato di chirurgia generale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e vicepresidente dell’Italian Club of Robotic Surgery. “L’ernia è in sostanza la fuoriuscita di un viscere o di una sua porzione attraverso un’interruzione lungo la fascia addominale, una sorta di buco che si può formare sulla parete”, spiega l’esperto. Le ernie addominali più frequenti sono quelle inguinali, ombelicali, epigastriche (localizzate tra ombelico e sterno) ed ernie femorali.

Nella maggior parte dei casi si presentano senza sintomi. “L’ernia può uscire e rientrare nel buco diverse volte senza che ce ne accorgiamo, altre volte causano fastidio o dolore che possono aumentare in caso di sforzi, come durante l’esercizio fisico e attività sportiva, oppure anche solo con un colpo di tosse”, afferma Milone. “L’ernia diventa però più dolorosa e pericolosa quando strozzata, come è capitato alla conduttrice televisiva. In questo caso – continua l’esperto – l’ernia che fuoriesce dal buco rimane incastrata o comunque non riesce a rientrare. In corrispondenza del ‘buco’ di possono formare fibrosi e infiammazione. In alcuni casi l’intestino va in sofferenza e si occlude, i vasi si comprimono e del tessuto può andare anche in necrosi”. A questo punto l’intervento chirurgico non è solo un’opzione rimandabile, ma diventa una soluzione terapeutica salva-vita. “E’ l’unico modo che abbiamo per riparare il buco”, conferma Milone.

L’ernia strozzata non dà alcun preavviso, succede e bisogna intervenire. “Non è prevedibile, ma è prevenibile riparando chirurgicamente il ‘buco’ prima che succeda”, precisa Milone. In assenza di complicanze che richiedono interventi d’urgenza, il trattamento chirurgico è praticamente di routine. “Pur richiedendo competenze professionali specifiche è un intervento chirurgico ormai ben consolidato”, spiega Milone. “Dopo l’intervento il paziente è fuori dall’ospedale anche dopo solo un giorno”, aggiunge. Altro discorso è se si opera d’urgenza per un’ernia strozzata, come successo a Monica Setta. “In questo caso il chirurgo agisce su una complicanza e anche la degenza può essere più lunga”, aggiunge l0esperto.

La buona notizia è che una volta operati si può ritornare alla vita di prima, anche se per circa un mese è raccomandabile non fare sforzi. “Dopo l’intervento di riparazione non ci sono conseguenze che possono impattare sulla qualità della vita”, afferma Milone. “Tuttavia, non ci sono garanzie che il ‘buco’ non si riformi. Le recidive – aggiunge – sono rare, ma succedono e anche in quel caso il trattamento è sempre chirurgico”.

Il trattamento chirurgico può essere eseguito sia con una procedura tradizionale, cosiddetta “a cielo aperto” che con tecniche mininvasive o laparoscopiche. “Una grande evoluzione in atto è quella della chirurgia robotica”, evidenzia Milone che sull’argomento ha pubblicato uno studio sulla rivista Journal of Personalized Medicine. Lo studio ha dimostrato la superiorità della chirurgia robotica rispetto a quella laparoscopica nel trattamento delle ernie inguinali e ventrali. “Questa metanalisi di 23 studi precedenti ha dimostrato che la chirurgia robotica è vantaggiosa per l’ernia inguinale nella riduzione del dolore postoperatorio”, precisa Milone. “Mentre nella riparazione robotica dell’ernia ventrale si è registrata una riduzione della degenza ospedaliera, minori recidive e minori tassi di reintervento rispetto all’approccio laparoscopico”, aggiunge. Quindi, intervenire chirurgicamente sta diventando sempre più semplice e sicuro. “Purché ci si affidi a mani esperte è consigliabile non rimandare la riparazione di un’ernia, anche se asintomatica, in modo da evitare complicanze future”, conclude Milone.

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