Mondiali di ciclismo 2025, la seconda volta di Lorenzo Finn
- Postato il 26 settembre 2025
- Di Il Foglio
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Mondiali di ciclismo 2025, la seconda volta di Lorenzo Finn
A un anno di distanza, in uno scenario completamente diverso, colorato di tinte calde e senza le pozze di pioggia sull'asfalto a fare da specchio alle ruote della bicicletta, Lorenzo Finn ha rivissuto la stessa scena: solo al comando, diretto verso una maglia iridata, dopo aver staccato tutti in salita. Nel 2024 lo aveva fatto salendo verso Witikon, oggi verso la vetta della Côte de Kigali Golf dopo che ventisei chilometri prima si era liberato del gruppetto dei più forti sull'acciottolato della Côte de Kimihurura. Un anno fa era tra gli Junior, quest'anno tra gli Under 23. Cambia poco nell'immagine finale: sorridente e commosso a braccia alzate sotto lo striscione d'arrivo, vincitore ai Mondiali di ciclismo. Cambia tutto nella sostanza: perché se vincere è difficile, ripetersi, e per di più in una categoria superiore, lo è ancora di più. Anche perché, ancora una volta, Lorenzo Finn prima di dimostrare nei fatti di essere il più forte sui pedali, ha dimostrato di avere l'intuito giusto per farsi trovare davanti nel momento nel quale doveva farsi trovare davanti.
Si è deciso all'ultimo giro, sulla Côte de Kigali Golf. il Mondiale di ciclismo U23, quando lo svizzero Jan Huber non è riuscito a tenere il passo dell'italiano. Si è deciso prima, al terzultimo giro, la questione dei primi due gradini del podio. Si è deciso ben prima, tra i meno 51 e i meno 47 chilometri all'arrivo, il Mondiale di Lorenzo Finn, ossia quando il gruppo si è spezzato, e davanti c'era lui a fare assieme agli altri una mezza dozzina di corridori in testa alla corsa.
Non vedeva l'ora di superare quel traguardo, Lorenzo Finn. Per farlo in completa solitudine. Per chilometri si è agitato, sbracciato, arrabbiato, scocciato per la presenza dietro di sé Jan Huber, come nemmeno un signor Rezzonico o un Fausto Gervasoni. Sospettava che lo volesse fregare, che tirasse poco e con la gamba pigra per rispiarmarsi. Non era così. Lo si è visto qualche chilometro dopo, quando la strada era tornata a salire.
Forse Lorenzo Finn era agitato solo perché non ci credeva. Perché essere primo, davanti a tutti, al primo anno in una nuova categoria, può provocare lo smarrimento dello scalatore, quel lampo di momentanea incapacità di capire dove si è, che dura un attimo appena ma ti lascia dentro l'agitazione di chi scopre che non tutto è controllabile. Può accadere. Anche lontano dalle grandi montagne, dalle pareti da scalata. Può accadere anche in Africa, in Ruanda, a Kigali. Soprattutto quando ci si guarda attorno e non si scorge né Jarno Widar né Adrià Pericas, ossia i due più forti in circolazione tra gli U23 secondo i più.
Può succedere soprattutto se ti accorgi che "è passato esattamente un anno da Zurigo" e che "è come l'anno scorso, è semplicemente irreale...".
Può succedere se corri in mezzo a una folla immensa e chiassosa, ossia uno spasso, il meglio che un ciclista può trovare. O almeno un ciclista da competizione: "Negli ultimi 500 metri, mi facevano male le orecchie perché c'erano così tante persone attorno alla percorso da non crederci. Le persone qui a Kigali sono fantastiche, è stata una settimana meravigliosa. Ovviamente c'è il risultato, ma ricorderò questo per il resto della mia vita come l'esperienza di una vita".
È successo. È successo che Lorenzo Finn è ancora campione del mondo. Come un anno fa, sempre il 26 settembre.
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