Mondiale per Club, l’Inter si gioca tutto contro il River Plate del baby fenomeno Mastantuono: storia e filosofia del club argentino
- Postato il 25 giugno 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Vivir y jugar con Grandeza”. E la G maiuscola di Grandeza non è casuale. Il River Plate – squadra di Buenos Aires – non è l’ultima arrivata nel panorama calcistico internazionale e non è – non ce ne vogliano i tifosi messicani e giapponesi – il Monterrey o gli Urawa Red Diamonds già affrontati dall’Inter. È una delle cinco grandes d’Argentina (le altre sono Boca Juniors, Independiente, Racing Club, River Plate e San Lorenzo) e tra queste è probabilmente la prima. Ecco perché come ribadito dallo stesso club sul sito, tutto ciò che riguarda il River è “Grande“. Perché la “grandezza” è intesa come l’onorare la storia e la filosofia di questo club, sapersi godere le vittorie e saper accettare le sconfitte, sapersi godere ogni attimo del Superclásico contro il Boca. La terza e ultima giornata della fase a gironi del Mondiale per Club mette di fronte proprio il River e l’Inter di Cristian Chivu. Quattro punti a testa, con un pareggio entrambe potrebbero accedere agli ottavi ma nessuna vuole accontentarsi: vincere per ottenere il primo posto e dare una dimostrazione di forza.
Ma se l’Inter è uno dei club più titolati d’Italia, il River è il club più titolato d’Argentina. A livello nazionale è la prima squadra in Argentina per numero di coppe vinte: 54. Nella bacheca del club troviamo 38 campionati (record) e 16 coppe nazionali. Complessivamente il club ha vinto 72 trofei ufficiali, 54 nazionali e 18 internazionali: seconda squadra più vincente in Argentina dietro il Boca Juniors (74).
Cenni di storia
25 maggio 1901: nasce il River Plate grazie all’unione di Rosales e il Santa Rosa. Ma perché questo nome? La leggenda narra che uno dei fondatori – tale P. Martinez – guardando dei brasiliani giocare a calcio nel porto, vide delle casse accanto agli inglesi con sopra scritto “The River Plate”, traduzione in inglese di Rio de la Plata. Così nacque quello che oggi è uno dei club più blasonati al mondo. In pochi lo sanno, River Plate è legtao da una “Eterna Amistad”, un’eterna amicizia, con il Torino. Perché? Perché negli anni 1940 le due squadre erano considerate tra le più forti del pianeta e – quando nel 1949 ci fu la tragedia di Superga del “Grande Torino” – il club argentino venne in Italia il 24 maggio (dopo circa tre settimane dal disastro aereo) per disputare un’amichevole contro le leggende della Serie A che indossavano la maglia granata per omaggiare i caduti di Superga. Ancora oggi, la seconda divisa da gioco del club si rifà ai colori sociali del Torino per ricordare quell’avvenimento.
Come già ribadito in precedenza, la storia del River parla da sé: a livello nazionale nessuno ha vinto quanto Los Millonarios, a livello internazionale invece solo il Boca ha vinto più trofei complessivi. Il River Plate è stata la prima squadra argentina a realizzare la triple corona, vincendo nello stesso anno – nel 1986 – il campionato nazionale, la Coppa Libertadores e la Coppa Intercontinentale. Decenni e decenni di storia conditi da tantissimi successi, ma con un’unica macchia: la retrocessione in Serie B nel 2011. La prima e unica della storia. E i tifosi del Boca non fanno nulla per non ricordarlo.
Giocatori chiave e filosofia di gioco
Il River è stato la culla di giocatori considerati tra i migliori della storia del calcio. Alfredo Di Stefano, Omar Sivori, Enzo Francescoli, Marcelo Gallardo per citarne alcuni. E la tradizione continua. Perché il giocatore più pericoloso della rosa degli argentini è Franco Mastantuono, classe 2007 che nel 2025 ha segnato 4 gol e 4 assist e che ad agosto andrà al Real Madrid, non proprio una squadra qualsiasi. Lui ha dichiarato di ispirarsi a Leo Messi. Paragone importante, molto. Ma la tipologia di calciatore è quella: brevilineo, mancino, tecnicamente sublime. Ruolo? Trequartista, ma non ancora definito. Perché uno con quella tecnica può agire liberamente negli ultimi trenta metri. Qualcosa inventerà. Tra gli altri da tenere d’occhio c’è Facundo Colidio, classe 2000 cresciuto proprio nelle giovanili dell’Inter di cui si parlava un gran bene. In generale comunque è una rosa molto argentina: leggeri, ma tecnici e imprevedibili.
L’allenatore è Marcelo Gallardo. Seconda avventura per lui dopo quella tra il 2014 e il 2022 in cui sulla panchina del River vinse otto trofei nazionali e sette internazionali. Non proprio un tipo tranquillo (nel 2004 durante un Boca-River colpì Abbondanzieri, portiere del Boca, con un pugno durante una rissa), anche il suo calcio è ritmato, intenso. Il River cerca sempre di dominare il gioco e quando perde palla c’è subito una riaggressione sul primo portatore. Pressing alto che ha però i suoi pro e i suoi contro: superata la prima pressione, infatti, spesso concede ripartenze come contro gli Urawa Red Diamonds alla prima giornata. E l’Inter – almeno fino a qualche settimana fa – in queste situazioni tira fuori il meglio di sé.
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