Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no

  • Postato il 14 luglio 2025
  • Di Panorama
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Per la Fifa è stato un successo epocale, per i critici un fallimento assoluto. La verità, forse, sta nel mezzo e sarà misurabile nei prossimi mesi in cui Gianni Infantino, dopo aver assistito alla finale tra Chelsea e Psg al fianco del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dovrà cominciare a ragionare sul 2029. E’ molto probabile che il Mondiale per Club allargato a 32 squadre abbia un futuro, visto che a contendersi l’organizzazione della seconda edizione si stanno mettendo in fila in tanti a partire dai soliti arabi che hanno pagato il conto anche della prima.

Con quale format si vedrà, perché l’estate 2025 ha confermato come al di là delle polemiche da salotto ci sia fame di calcio e ricavi da parte delle multinazionali del pallone. Per dire: è possibile che alla Fifa venga chiesto di allargare ulteriormente la platea, evitando esclusioni eccellenti di squadre europee penalizzate dall’attuale sistema di qualificazione alla competizione. Le escluse appartenenti alla Uefa hanno già bussato alla porta e proveranno a spingere in vista del 2029.

Il Mondiale per Club va in archivio con una vincitrice a sorpresa (Chelsea), la conferma che l’Europa ospita il meglio del calcio mondiale (tre semifinaliste su quattro), ma anche qualche piacevole sorpresa dal Sudamerica. Dal punto di vista organizzativo è stato un utile stress test in vista del Mondiale delle nazionali che gli Stati Uniti ospiteranno insieme a Canada e Messico. Non tutto è andato liscio, ma non è stato nemmeno il disastro che tanti prefiguravano. Idem per interesse degli spettatori americani e ascolti tv in tutto il mondo. Insomma, Infantino è uscito in piedi dalla sfida mentre molti lo aspettavano al varco. Ha vinto lui, questo è indiscutibile.

Trump ospite di Infantino per la finale del Mondiale per Club (gallery)

Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no

Mondiale per Club, cosa ha funzionato

Molte cose sono state positive nel mese americano. Intanto la qualità complessiva del calcio che si è giocato, una volta sparite dal tabellone alcune presenze esotiche difficilmente eliminabili prima se si vuole lasciare l’etichetta di “mondiale” alla Coppa del Mondo per Club. Vale soprattutto per i volonterosi dilettanti neozelandesi travolti dal Bayern Monaco, ma non solo. Diciamo che larga parte delle 63 partite disputate ha avuto contenuti calcistici rilevanti, in alcuni casi d’eccellenza e di sicuro divertenti.

Le squadre più in vista non hanno sottovalutato l’impegno. Anzi. Per le sudamericane si è trattato di una sorta di occasione della vita (per molti giocatori l’unica o quasi per mettersi in evidenza), approfittando della migliore condizione fisica e della maggiore conoscenza del clima. Ecco perché le brasiliane hanno sorpreso in positivo. Le big europee, con l’unica eccezione dell’Atletico Madrid – irrilevante – sono andate oltre la fatica di una stagione massacrante e non è un caso che in fondo siano arrivate Psg e Real Madrid insieme a Chelsea e Fluminense.

Buona anche la risposta del pubblico. E’ vero che alcuni match hanno avuto come cornice cattedrali nel deserto, ma il problema sta a monte e cioè nella scelta di giocare quasi sempre in stadi da 70-80mila posti. La media spettatori complessiva è stata intorno ai 40mila per gara, da campionato di alto livello in Europa, e quella della seconda fase vicina ai 60mila. I biglietti per la prima fase erano stati scontati al massimo possibile, ma non è detto che anche gratis la gente poi vada se non c’è un minimo interesse. Lezione per il futuro.

L’esperimento della visione gratuita in tutto il mondo, garantita dallo streaming di DAZN e da accordi con canali del digitale terrestre (in Italia Mediaset) ha garantito una buona audience globale. La Fifa la stima tra i 2 e i 3 miliardi di telespettatori che non è poco per un torneo appena nato. Attenzione: le partite gratis in tv sono una delle sfide della Unify League (ex Superlega) e rappresentano un attacco al cuore dell’attuale sistema di sostentamento dell’industria del pallone.

Promosso a pieni voti l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per snellire le procedure di identificazione del fuorigioco, ormai quasi del tutto automatico, bene la telecamera che ha consentito di vedere tutto anche dalla visuale degli arbitri (non solo un vezzo, ma uno strumento che ha aggiunto molto al racconto dell’evento) e più in generale l’applicazione del protocollo Var.

Ultimo voto positivo in pagella: chi è volato negli Stati Uniti non è rimasto deluso per l’incasso con cui è tornato a casa. Il miliardo di dollari in montepremi ha arricchito tutti, chi più e chi meno (qui la classifica dei premi, squadra per squadra). In inverno si è molto discusso se valesse la pena o no partecipare. La verità fattuale è che alla fine è andata meglio a chi si era qualificato, non a quelli che sono rimasti a casa spesso sparlando del Mondiale per Club cui avrebbero partecipato volentieri.

Mondiale per Club, i tifosi colorati del River Plate (gallery)

Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no
Mondiale per Club, le pagelle: cosa ha funzionato e cosa no

Mondiale per Club, cosa non ha funzionato

L’altra faccia della medaglia riguarda questioni organizzative, logistiche e di meteo. Si è giocato a calcio con un caldo soffocante, in orari dettati dalla necessità di andare in prime time in Europa e incompatibili per esaltare agonismo e tecnica del calciatori. Non è cambiato nulla rispetto a Usa ’94, tranne che sono passati trent’anni e la cosa spaventa in vista del Mondiale per nazionali del 2026 perché la sensazione è che la Fifa non apporterà nessun correttivo.

Problema a latere, il calcio ha scoperto la rigidità del protocollo locale sull’allerta fulmini che ha portato alla sospensione di diverse partite. E’ vero che in alcune delle città in cui è scattata lo stop ai match per paura dei temporali non si tornerà nel 2026, ma la sensazione è che la questione sia stata sottovalutata e abbia finito col rischiare di condizionare pesantemente l’aspetto sportivo: un lusso che la Fifa non si può permettere.

Male, per testimonianza diretta dei protagonisti, la qualità di troppi campi da gioco e di allenamento. Si sono lamentati in molti e non è stato fatto granché per correre ai ripari, almeno seguendo il filo delle proteste di allenatori e giocatori.

Inadeguato il livello di alcuni arbitraggi, soprattutto protagonisti fischietti arrivati da continenti diversi dall’Europa scelti forse più per questioni di geografia che di merito. Un tema ricorrente ogni volta che si parla di Mondiale. Sgradevole e invadente la presenza del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nell’atto finale della competizione. Era graditissimo ospite, essendo padrone di casa, ma la scenetta in cui si è imbucato nella festa del Chelsea senza rispettare il protocollo (non scritto ma tradizionale) di abbandonare la ribalta dopo la consegna della coppa ha ricordato molto l’emiro con la mantella sulle spalle di Messi in Qatar nel 2022. Potere dei soldi, complice Infantino. Si poteva e si doveva fare meglio.

Autore
Panorama

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