Molto più che un pittore. La vita di Tullio Pericoli raccontata da Silvia Ballestra 

  • Postato il 13 giugno 2025
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  • Di Artribune
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Tullio Pericoli e le Marche. Tullio Pericoli è le Marche. Nato nel 1936 a Colli del Tronto – piccola realtà di provincia posizionata a metà fra Ascoli e il mare –, l’artista lascia nei primissimi Anni Sessanta il paese natio per spostarsi a Milano. Una meta, quella meneghina, tutt’altro che in voga in quel periodo. A spingerlo verso nord è Cesare Zavattini, che su consiglio del giornalista Enrico Marussig (“mandagli un disegno, lui fa collezione”) visiona un autoritratto del giovanissimo pittore scrivendogli di pugno una lettera: “Caro Pericoli, il disegno mi è piaciuto tanto. Se vuole venire a trovarmi lo faccia subito perché sono in partenza per gli Stati Uniti”. Detto fatto, Tullio abbandona le colline ascolane e si incammina verso la casa romana dell’intellettuale, che lo lancerà con i suoi consigli verso Milano e verso la maturità artistica e umana. Basterebbero queste pochissime righe per comprendere non tanto lo spessore artistico di Tullio Pericoli (voce tra le più autorevoli della produzione visiva del Novecento italiano), ma la sua rilevanza in ambito culturale, la partecipazione attiva alla vita intellettuale di un Paese evidentemente in evoluzione.  

Tullio Pericoli oltre la pittura 

L’industria culturale italiana nasce negli Anni Sessanta, e la figura di Tullio Pericoli è una straordinaria testimonianza di quel fermento: prova ne sono le illustri collaborazioni intraprese nel corso della sua attività. Mario Soldati, Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Alberto Arbasino sono solo alcuni degli scrittori, giornalisti e intellettuali incontrati dal giovane Pericoli nelle sue collaborazioni come illustratore satirico per riviste quali Il Messaggero e Il Giorno (attività marginale rispetto alla sua produzione pittorica, ma pur sempre rilevante e certamente formativa).  
A raccontare tutto ciò è Silvia Ballestra, autrice della biografia da poco ristampata per Laterza. Si intitola Le colline di fronte, ed è un omaggio al variegato e multiforme percorso artistico e intellettuale di Tullio Pericoli. Una finestra sulla vita di un pittore che, accanto alla sua straordinaria produzione visiva, ha saputo accostare una moltitudine di espressioni e riflessioni, identificandosi come uno dei protagonisti assoluti della vita culturale del nostro Paese. Ne abbiamo parlato con la scrittrice; come Tullio Pericoli, marchigiana anche lei. 

Silvia Ballestra, Le colline di fronte. Vita di Tullio Pericoli, Laterza, 2025
Silvia Ballestra, Le colline di fronte. Vita di Tullio Pericoli, Laterza, 2025

L’intervista a Silvia Ballestra 

Prima di addentrarci nella conversazione ti faccio una domanda, a cui ho pensato immaginandoti alla stesura di questo libro. Qual è il tuo rapporto con l’arte? 
Direi quasi nullo. Ho rapporti con la letteratura e altre forme di linguaggi creativi, ma non con l’arte in senso stretto. Pur non essendo il mio campo specialistico, l’ultimo libro che ho pubblicato – Una notte nella casa delle fiabe (Laterza, 2025) – è ambientato al Grimmwelt di Kassel. Si tratta del museo dedicato ai fratelli Grimm, situato nella città che ospita una delle più importanti manifestazioni di arte contemporanea al mondo: documenta. Nel corso della stesura del libro mi sono immersa in una dimensione di arte contemporanea, indagando l’importante collezione di opere presente nelle sale dell’istituzione. 

La conoscenza di Tullio Pericoli, invece, com’è avvenuta? 
Lo conoscevo di fama. L’ho incontrato la prima volta tantissimi anni fa a Milano, a casa del mio editore. In quell’occasione ci siamo presentati, ma poi ci siamo persi di vista. Nel 2009 vidi la sua mostra ascolana a Palazzo dei Capitani, e ne rimasi colpita, perché si trattava di una rassegna molto ricca e affascinante. Ci siamo rivisti nei mesi successivi, sempre in occasioni legate alla scrittura (nello specifico durante una serata in teatro dedicata ad Alberto Arbasino), e da lì abbiamo iniziato a frequentarci.  

E l’idea di una biografia com’è nata? 
L’idea di scrivere una biografia era nella mia mente da un po’: volevo raccontare la storia di qualcuno dalla vita interessante. Quando gli ho rivolto questa proposta Tullio ha subito accettato con grande slancio e generosità. Da lì abbiamo cominciato a vederci, l’ho intervistato a lungo, mi ha aperto il suo archivio, sono stata tantissime volte nel suo studio. Dopo l’uscita del libro il rapporto tra di noi ha preso anche altre strade, trasformandosi in amicizia. 

Tullio Pericoli, Forme del Paesaggio. 1970-2018
Tullio Pericoli, Forme del Paesaggio. 1970-2018

Tullio Pericoli e il paesaggio marchigiano 

Con Tullio condividi le origini marchigiane. È stato un aspetto che ti ha spinta ulteriormente a indagare la sua storia personale?  
Sicuramente le comuni origini marchigiane sono la base di questo libro. Mi interessava molto conoscere l’esperienza di Tullio, che da giovane ascolano arrivò a Milano in un’epoca in cui la città non era una metà così ovvia (così come non era ovvia quando mi ci sono trasferita io a metà degli Anni Novanta). Negli Anni Sessanta le città di elezione per l’emigrazione culturale, artistica e di formazione erano principalmente Roma e Bologna. Quando Tullio arrivò nel capoluogo meneghino era un periodo particolarmente fecondo e interessante: erano gli anni in cui nasceva l’industria culturale. Avendo lavorato molto con i giornali e con gli editori ha vissuto da vicino questo fermento; conoscere Tullio è stato anche un modo per conoscere questo pezzo di storia culturale della città che ha accolti entrambi, seppure in tempi diversi.

Come ha risposto l’artista alla tua proposta, nel momento in cui hai deciso di raccontare la sua biografia? E come è avvenuta successivamente la stesura del lavoro? Che tipo di scambio avente instaurato? 
Lo scambio è durato mesi, durante i quali ci incontravamo con cadenza regolare. In ognuno di questi incontri lo intervistavo, anche su temi su cui lui non voleva soffermarsi troppo. Per esempio c’è stato un po’ di attrito, come racconto nel libro, rispetto al periodo relativo alle sue illustrazioni satiriche sui giornali – argomento che a me interessava molto, ma a cui Tullio era un po’ restio, non considerando quella parentesi centrale nella sua carriera. Insomma, nella prima stesura del libro gli argomenti erano molti, ma a quella fase di raccolta di informazioni ne è seguita una di scrematura in cui ho tagliato qualcosa accogliendo le sue esigenze. 

Tullio Pericoli, Senza titolo, 1997, disegno utilizzato come tavola fuori testo per Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi, Milano, Salani, 1998
Tullio Pericoli, Senza titolo, 1997, disegno utilizzato come tavola fuori testo per Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi, Milano, Salani, 1998

La ristampa del libro di Silvia Ballestra 

Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2011 da Rizzoli. Quella per Laterza è dunque una ristampa, con qualcosa di inedito: cosa c’è di nuovo rispetto alla prima pubblicazione? 
Oltre a questi tagli, che però non sono stati molto traumatici, nella nuova edizione ci sono delle aggiunte. C’è ad esempio un capitolo che riguarda gli ultimi quindici anni, ovvero gli anni che sono passati tra la prima e la seconda edizione. In questo lasso di tempo Tullio ha continuato a lavorare, ha proseguito la sua ricerca, si è dedicato di più alla pittura, ha scritto anche dei libri che riflettono sul suo lavoro: libri che sono anche delle elaborazioni teoriche a partire dalle sue esperienze personali. Questa parte del volume tiene conto della parentesi biografica più recente. 

Quella di Tullio Pericoli è, per certi versi, una vita meno romanzata e spettacolare rispetto a quella di altri artisti. In un certo senso, la sua vita è stata dettata dal lavoro. Per questo il libro sembra più un omaggio alla sua pratica che alla sua biografia. Condividi? 
Questo è un tema di cui spesso discutiamo con Tullio. L’ambizione di vivere una vita spettacolare forse nell’arte è arrivata prima, ma anche nella letteratura è sempre più diffusa (basti pensare al filone dell’auto-fiction, cioè la tendenza da parte degli scrittori a mettere in mezzo alla storia raccontata la propria autobiografia). Questo argomento è particolarmente sentito in Italia, dove siamo da sempre legati all’idea romantica dei “maledetti”, di quelli che devono soffrire per creare. Io su questo sono molto scettica: si può anche lavorare con disciplina avendo una vita regolare, serena, piena di soddisfazioni particolari, producendo opere interessanti. 
Per me la biografia di Pericoli è molto affascinante: avendo frequentato sempre ambiti diversi dal suo mondo artistico ha stretto in vita una serie di rapporti importanti con scrittori, giornali, editori, oltre che naturalmente con gallerie e figure autorevoli della critica d’arte. Per questo lo considero un testimone di tutto un periodo di evoluzione (o involuzione) culturale del Paese. Tullio è stato un protagonista, lo è tuttora: un protagonista della vita culturale italiana. E per me questo già è interessantissimo.

Ci sono dei passaggi della sua biografia che ti hanno coinvolta in maniera particolare? 
L’incontro con uno scrittore come Lucio Mastronardi lo trovo straordinario, il racconto di come Tullio è andato a cercarlo a Vigevano mi entusiasma sempre. Mi interessa poi tutto il periodo dell’infanzia e della formazione, com’è ovvio che sia quando mi imbatto nelle storie delle persone. E poi i rapporti familiari, il rapporto con la provincia marchigiana. Condividendo le sue stesse origini questo aspetto non può non coinvolgermi. 

“Le colline di fronte” sarà presentato domenica 20 luglio a Ripatransone (AP), nell’ambito di “Rassegnàti. Piccolo festival di letteratura”, organizzato dall’associazione Terrerare e FIUTO Art Space. Ospite l’autrice Silvia Ballestra. 

Alex Urso 

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L’articolo "Molto più che un pittore. La vita di Tullio Pericoli raccontata da Silvia Ballestra " è apparso per la prima volta su Artribune®.

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