MIYEON riscrive l’amore in “MY, Lover” e trasforma il K-pop in esperienza

  • Postato il 4 novembre 2025
  • Di Panorama
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Comincia sempre da qui: dalla voce. Nel K-pop che corre a 180 bpm tra concept iper-prodotti e hook pensati per i trend, MIYEON delle i-dle sceglie la strada più difficile e più semplice insieme: rimettere la voce al centro, farla respirare, costringerla a dire la verità. “MY, Lover” è il suo secondo mini album e non è un capitolo di contorno al lavoro di gruppo: è un perimetro a sé, costruito per raccontare l’amore non come genere, ma come metodo. Un metodo che parte dall’addio, attraversa le scorie di ciò che resta (le lingering feelings), si ferma sul bordo del rimpianto, si specchia nella riflessione, poi sceglie la guarigione, fino ad approdare alla devozione. Non c’è retorica: c’è una mappa emotiva ordinata, dichiarata, voluta.

Il punto di ingresso è “Say My Name”, pop ballad dal disegno nitido: pianoforte a definire l’asse melodico, una scrittura ritmica che alza e abbassa il respiro, stratificazioni vocali dosate come un crescendo che non esplode mai per compiacere. Il ritornello — “You say my name” — non è solo il gancio, è la domanda di identità che attraversa il disco: chiamare qualcosa per nome significa riconoscerlo, e riconoscere se stessi è la vera tesi del progetto. MIYEON qui non corre, non spinge: affila. Lascia che l’eco resti apposta, “anche dopo la separazione”, come dichiarato nel concept, perché è lì che il pop smette di essere formula e torna a essere racconto.

Chi conosce le dinamiche dell’industria vede subito il cambio di assetto: la solista che non cerca il colpo di teatro, ma il campo semantico. “MY, Lover” non è una parentesi cosmetica: è un’operazione di maturità. La narrazione ufficiale parla esplicitamente di “incontro con una versione più matura di sé”: è la chiave per leggere tutto il resto. Non si tratta di “distaccarsi” dal gruppo — sarebbe una scorciatoia critica — quanto di far emergere una curvatura autoriale: lo sguardo, la misura, la scelta di tenere l’arrangiamento al servizio del testo e non il contrario. È qui che la creatività dichiarata entra davvero, non come bollino ma come architettura: MIYEON si mette dentro alla canzone non per riempirla, ma per svuotarla di ciò che non serve.

Dentro questa cornice, l’amore viene sezionato con precisione chirurgica. La parte è il trauma (parting), il residuo è la memoria (lingering feelings), la colpa possibile è il rimpianto (regret), lo snodo è la riflessione (reflection), l’esito auspicato è la guarigione (healing), l’approdo è la devozione (devotion). Sei fuochi tematici che non sono un elenco di mood, ma un percorso: dal privato al linguaggio, dall’emozione all’atto. Perché la poetica del disco è tutta nell’azione di nominare: nominare l’amore, nominare il distacco, nominare la nuova sé. Di qui il titolo che gioca su “MY, Lover”: virgola compresa, come a fissare una pausa, una scelta, un’invocazione.

Non serve gridare per spostare l’asse. Nel momento in cui la scena K-pop vive l’ennesima stagione d’oro delle soliste-performer, qui c’è una performer che torna a essere interprete. Il lessico è quello della pulizia: piano, ritmo, voce. Ma sotto c’è la tendenza che conta — il ritorno del racconto emotivo ben scritto, che non chiede alla produzione di sostituire la scrittura, bensì di incorniciarla. È un gesto controcorrente proprio perché non spettacolare: sposta l’attenzione dall’effetto alla permanenza.

Questo, alla fine, è il punto: “MY, Lover” non tenta di convincere, pretende di rimanere. E “Say My Name” è la sua firma, l’autografo sul bordo. Chiamala per nome, dice MIYEON. E chiamandola per nome, quello che resta — dopo la parte, dopo il rimpianto — è un’identità musicale che si è data una forma nuova.

Panorama ha parlato in esclusiva con lei.

Potresti presentarti ai nostri lettori?
Ciao a tutti, sono delle i-dle, e torno con il mio secondo mini album [MY, Lover]!

Il tuo nuovo mini album [MY, Lover] esplora l’amore da molte angolazioni — separazione, nostalgia, rimpianto, guarigione. Qual è stata la scintilla che ha ispirato questo concept?
Non avevo intenzione di concentrarmi inizialmente sul tema dell’amore, e l’album, all’inizio, non aveva nemmeno un titolo. Man mano che registravo le canzoni che mi piacevano davvero, mi sono accorta che c’era un filo conduttore che le univa, ed è così che è nato [MY, Lover]. Inoltre, rispetto al mio precedente album, volevo esprimere maggiore maturità ed emozioni più profonde, e credo che questo mi abbia portata naturalmente verso il tema dell’amore.

Hai partecipato attivamente al processo creativo di questo progetto. Quanto era importante per te mostrare questo lato più personale e maturo?
Per questo album, ho cercato di lavorare sugli aspetti che sentivo di poter migliorare rispetto al precedente. Durante questo processo ho davvero percepito la mia crescita e ho acquisito la fiducia di poter fare ancora meglio la prossima volta. Credo che gli ascoltatori possano sentire questa crescita e questa sicurezza anche in questo album.

L’album sembra un dialogo tra il tuo io passato e quello presente. Hai scoperto qualcosa di nuovo su te stessa mentre lo realizzavi?
Lavorando a questo album, ho capito di essere una persona che può avere paura delle sfide ma, allo stesso tempo, sentirsi eccitata da esse. Penso di essere riuscita persino a godermi le difficoltà del processo. È merito delle persone straordinarie con cui ho lavorato, ma è stato anche come scoprire una parte nuova di me.

La title track “Say My Name” è descritta come una pop ballad che cattura perfettamente la tua essenza. Cosa rende questo brano così speciale per te?
All’inizio non avrei mai immaginato che una ballata su un cuore spezzato sarebbe stata scelta come title track. Inoltre, rispetto alla precedente “Drive”, credo che questa canzone abbia quasi la vibrazione opposta, ma l’ho scelta fidandomi completamente di me stessa. In questo senso, è stata una sfida, e proprio per questo ha per me un significato particolare.

Molti fan descrivono la tua voce come potente e fragile allo stesso tempo. Come riesci a bilanciare queste due qualità durante la registrazione?
Più che cercare di usare entrambi gli stili contemporaneamente in modo equilibrato, scelgo il tono o l’espressione della voce in base all’atmosfera della canzone o al ruolo che sto interpretando. Come main vocalist delle (G)I-DLE, spesso canto i ritornelli, dove tendo a usare una voce più potente. Ma quando lavoro su un brano da solista, devo portare l’intera canzone solo con la mia voce. In quei casi cerco di usare un ampio spettro di espressioni, dalle tonalità più morbide e delicate a quelle forti e intense, per creare un flusso narrativo ed emotivo lungo tutto il brano.

Rispetto al tuo primo progetto da solista, cosa pensi sia cambiato di più nella tua arte con questo secondo mini album?
Nel creare e affrontare un album come artista, non credo ci sia una differenza enorme tra il mio primo e il mio secondo mini album. In entrambi ho messo tutto il mio cuore. Ma nel tempo che li separa sono cresciuta molto, sia come artista che come persona. Credo che questa crescita emerga naturalmente nel mio secondo mini album, e spero che gli ascoltatori possano percepire questo percorso e questa evoluzione attraverso la mia musica.

Il tuo lavoro tocca sempre profondamente i fan. Quando scrivi, pensi al pubblico o crei prima di tutto per te stessa?
Quando creo un album, penso sempre ai miei fan, ma credo anche che, se voglio realizzare una canzone di cui essere davvero orgogliosa, non posso scendere a compromessi. Passo molto tempo a cercare il giusto equilibrio tra ciò in cui i fan possono riconoscersi e ciò che voglio esprimere. Sono davvero soddisfatta di questo album e spero che sia qualcosa con cui i miei fan possano connettersi e divertirsi sinceramente.

Guarigione e dedizione sono due temi forti in questo progetto. Come trovi personalmente la guarigione nella musica? In che modo la musica ti ha dato forza o conforto?
Credo che la musica abbia il potere di dare forza e conforto, sia a chi la ascolta che a chi la canta. Durante la registrazione di ogni brano di questo album, ho sentito quel conforto e quella guarigione in modo ancora più profondo. Anche solo passare del tempo a cantare ogni traccia mi ha portato pace, e proprio come io ho trovato conforto nel registrarli, spero che ascoltarli possa dare agli altri riposo e forza. Soprattutto, spero che la gente possa godersi la musica in modo rilassato e piacevole.

Le immagini di [MY, Lover] sono tanto d’impatto quanto la musica. Quanto sei stata coinvolta nella direzione estetica?
Sono stata coinvolta nell’intero processo dell’album. Ho lavorato da vicino su molti aspetti, come styling e trucco, discutendo e sperimentando idee diverse per rendere l’album il più perfetto possibile.

Guardando indietro, qual è il momento del processo di registrazione o produzione di questo album che custodisci di più?
Poiché ho partecipato più profondamente alla creazione di questo album e ho messo molta cura e riflessione in ogni fase, ogni momento del processo mi è rimasto nel cuore. Ma quello che custodisco di più è il momento in cui ho ascoltato per la prima volta tutte e otto le tracce complete una dopo l’altra, dopo aver terminato le registrazioni. Sentire le canzoni unite così mi ha dato un profondo senso di realizzazione, ed è per questo che questo album mi è così caro.

Se potessi mandare un messaggio attraverso questo album agli ascoltatori di tutto il mondo, quale sarebbe?
Ho lavorato molto per trasmettere le emozioni durante la registrazione di ogni canzone, prestando attenzione a ogni sfumatura e dettaglio. Spero che attraverso questo album gli ascoltatori possano percepire i tanti aspetti e livelli dell’amore e vivere la profondità e la varietà di emozioni che ogni brano porta con sé.

Per concludere, se dovessi definirti con una sola parola, quale sarebbe?
Mi descriverei come un punto interrogativo. Sto ancora scoprendo chi sono davvero e non posso prevedere esattamente chi diventerò in futuro. Ma questa incertezza mi entusiasma, e non vedo l’ora di vedere la persona in cui continuerò a crescere, imparando sempre di più su me stessa e abbracciando tutti i cambiamenti e le esperienze che verranno.

Autore
Panorama

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