Missili e mezzi militari all’aeroporto di Montichiari? Il sospetto dei lavoratori si trasforma in una contestazione disciplinare

  • Postato il 25 ottobre 2024
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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A pochi chilometri da Brescia c’è un aeroporto forse poco noto a chi si sposta abitualmente in volo, eppure fondamentale per la logistica e lo smistamento della corrispondenza. Peccato che da qualche tempo dall’aeroporto di Montichiari non passino solo pacchi e lettere, ma anche missili e mezzi militari. Questo almeno secondo la denuncia di alcuni lavoratori, che riferiscono di essersi trovati a caricare e scaricare materiale bellico senza alcuna prevenzione, formazione né avviso. Un problema di sicurezza e di coscienza che sta avendo conseguenze gravi: Luigi Borrelli, il lavoratore che per primo ha denunciato il giro di armi dentro l’aeroporto, ha ricevuto una lettera di contestazione disciplinare da parte dalla sua socità, la Gda Handling, per aver rivelato informazioni giudicate sensibili: “Ma noi siamo lavoratori civili – dice al Fatto Luigi Borrelli – Non dovremmo manovrare quel materiale”.

La prima denuncia di Borrelli risale a giugno. L’uomo, peraltro eletto dai suoi colleghi dell’aeroporto nella Rsu, parla a Radio d’Urto e si dice preoccupato perché sempre più spesso i lavoratori si trovano a maneggiare armi ed esplosivi. Per qualche mese tutto tace, l’azienda non dà risposte (nonostante le mobilitazioni del sindacato Usb) né convoca Borrelli. Mesi dopo, si fa viva con la contestazione: “Dopo la mia intervista la società ha solo pensato di mandarmi direttamente la lettera di contestazione disciplinare. Tramite i nostri legali abbiamo risposto e ora siamo in attesa”. Il Fatto ha chiesto chiarimenti a Gda Handling, senza ottenere risposte. La paura di Borrelli è che la lettera sia solo il primo passo e che potrebbero arrivare provvedimenti ancor più gravi: “Mi contestano la divulgazione di notizie che secondo loro metterebbero in pericolo la sicurezza dell’aeroporto e dei lavoratori”.

Ma che cosa vedono, i lavoratori? In assenza di spiegazioni da parte della società, restano le testimonianze e le ricostruzioni di chi si trova a manovrare materiare bellico: “Noi ipotizziamo siano missili, mezzi militari e esplosivi di vario genere”. Quando in aeroporto ci sono carichi simili lo si capisce, anche senza comunicazioni della società: “Intuiamo che potrebbe essere merce pericolosa dal fatto che l’aeromobile non viene processato nel piazzale principale, ma in un’aerea remota individuata appositamente. Noi siamo civili, non dovremmo maneggiare questo tipo di materiale”. E poi c’è un problema etico, di coscienza: “In molti lavoratori subentra un problema di coscienza, visto anche il contesto attuale e le guerre in corso nel mondo. Non vorremmo che magari alcuni di questi materiali finiscano a Paesi come Israele, che sta compiendo un genocidio a Gaza”. Di dove siano dirette le armi e i mezzi militari i lavoratori non sanno nulla, se non quello che intuiscono mentre manovrano i carichi: “Vediamo la destinazione del volo, ma non conosciamo quella del carico. A volte fanno più scali o si dirigono in Paesi come il Qatar dove potrebbero finire chissà dove”.

Una situazione che va avanti da tempo e che Borrelli è determinato a denunciare ancora: col supporto di Dario Filippini dell’Usb, a inizio ottobre i lavoratori hanno di nuovo protestato: “Non vogliamo essere complici delle guerre”. In attesa delle risposte dell’azienda, lo strano traffico di armi a Montichiari è divenuto oggetto anche di due interrogazioni parlamentari di Avs, una alla Camera e una in Senato, rivolte al ministro Guido Crosetto e al titolare dei Trasporti Matteo Salvini. E il caso è arrivato pure in Regione Lombardia attraverso la consigliera Paola Pollini, che ha partecipato alle mobilitazioni dei lavoratori: “Come M5S riteniamo sia logico che da uno scalo civile non debba transitare materiale bellico, motivo per cui abbiamo chiesto la convocazione in commissione Attività Produttive dei rappresentanti sindacali, così che il Consiglio regionale sia messo al corrente della situazione”. Si attendono risposte: dall’azienda, dai ministri e dal centrodestra in Lombardia.

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Il Fatto Quotidiano

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