Missili abbattuti con una canzone: il giornalismo occidentale entra ufficialmente nel cabaret
- Postato il 22 novembre 2025
- Editoriale
- Di Paese Italia Press
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Un tempo si faceva giornalismo. Poi è arrivata la propaganda. Poi è arrivato il ridicolo. Oggi siamo oltre: siamo alla barzelletta militare permanente. L’ultima perla del circo mediatico si chiama: missili Kinzhal abbattuti con una canzone. Sì, una canzone. Non un sistema antimissile, non una difesa aerea, ma una playlist. Una trappola elettronica musicale. In pratica: Putin lancia missili ipersonici e gli ucraini rispondono con Spotify Premium.
Benvenuti nel nuovo fronte bellico: il Festival di Sanremo NATO Edition. Perchè dopo il gatto ucraino rapito dai russi, evaso come un eroe della Resistenza felina, dopo i soldati nordcoreani che anziché combattere si sarebbero persi nei meandri della pornografia da smartphone, dopo i miliziani del battaglione Azov ripuliti, lucidati e presentati come boy scout della democrazia occidentale, e una caterva di minchiate tali da fare impallidire il più scarso dei comici, mancava solo questa: la guerra vinta a suon di note.
Aspettiamo i prossimi aggiornamenti dal fronte: missili neutralizzati con un rutto patriottico, carri armati fermati da una pernacchia strategica, droni fatti esplodere con l’intonazione perfetta e un po’ di auto-tune. Il tutto raccontato da “analisti militari” che fino a ieri recensivano aspirapolveri e testavano frullatori sulle smart TV.
E guai a dubitare: se non ci credi, sei “filorusso”, “complottista” o “nemico della democrazia”. La verità è semplice: la propaganda antirussa non ha solo toccato il fondo.
Ha preso la pala. Ha scavato. E ora ci vive.
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