“Mio figlio di 18 mesi e la mia compagna sono bloccati in Iran”: la testimonianza di un medico di Parma

  • Postato il 20 giugno 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Si trova in Italia mentre la sua compagna e il figlio di appena 18 mesi sono bloccati in Iran. È la storia di Salvatore Politi, ginecologo che lavora all’ospedale Maggiore di Parma, che da giorni sta cercando di ricongiungersi con la propria famiglia, partita il 5 giugno per incontrare i nonni materni per la prima volta.

Stando a quanto riportato in un servizio del Tgr dell’Emilia-Romagna, la donna, architetta 36enne iraniana ma da 13 anni in Italia, sarebbe riuscita a mettersi in contatto con il compagno solamente tramite un audio via Telegram, dove gli ha spiegato che sono dovuti “scappare da casa nella zona nord di Teheran, che è stata bombardata” e che si trovano “in una paesino vicino alla capitale” in cerca di qualsiasi modo per andar via con il bimbo. Le difficoltà sono però molte: non solo il nodo relativo al visto in entrata nel paese confinante, ma pure quello in uscita dall’Iran. “L’ambasciata mi ha detto che vogliono organizzare un pullman per portar via gli italiani via terra – ha spiegato – ma io non ho un passaporto italiano e per entrare in Azerbaigian ci vuole il visto, hanno detto che ci portano vicino al confine, ma li ci dobbiamo organizzare, dove non ho nessuno e non conosco nessuno che cosa devo fare con un bimbo di 18 mesi?”.

La situazione è resa ancora più drammatica dall’assenza di “latte, pannolini, benzina, internet”, ma potrebbe sbloccarsi grazie al lavoro delle autorità italiane. “Stanno mettendo in campo uno sforzo enorme – ha sottolineato il medico – i funzionari della Farnesina e diplomatici stanno lavorando alacremente, sotto ogni forma di canale ufficiale mi hanno tenuto in contatto e mi hanno aggiornato. Sono stato chiamato dall’ambasciata a Teheran, mi hanno detto sono riusciti a sentire la mia compagna col numero iraniano e che stanno bene lei e il mio bambino. Sto facendo i biglietti per Bakù e spero di poter partire domani”.

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Il Fatto Quotidiano

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