Minardi Day 2025, Imola celebra 40 anni di storia e passione senza tempo
- Postato il 15 settembre 2025
- Fatti A Motore
- Di Il Fatto Quotidiano
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Due giorni di festa, oltre seicento vetture in pista e migliaia di appassionati: l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari ha celebrato la ventesima edizione del Minardi Day. Tra Formula 1 storiche, ricordi di Ayrton Senna e famiglie assiepate lungo i muretti, Imola ha ribadito il suo ruolo unico di capitale del motorsport, senza dimenticare la sua anima polivalente che spazia dai grandi concerti alle competizioni ciclistiche.
Il rombo dei motori, il profumo di benzina, l’aria di settembre ancora calda che si mescolava al brulichio dei paddock. Imola, questo fine settimana, ha respirato ancora una volta la sua vera essenza: quella di città dei motori. Questa edizione dell’Historic Minardi Day ha riunito in riva al Santerno un’umanità eterogenea e appassionata, fatta di bambini che inseguivano l’eco dei motori come un gioco, padri e nonni pronti a riconoscere un dettaglio tecnico di una monoposto degli anni Settanta, collezionisti, addetti ai lavori e semplici curiosi.
Un fine settimana che è sembrato quasi un viaggio nel tempo. Monoposto di Formula 1 capaci di riaccendere memorie sopite – dalla March 701 del 1970 fino alla Minardi PS04/B del 2005 – si sono alternate a icone come la Lotus 72E, la Ferrari 126 C4, la Tyrrell a sei ruote, la Williams FW33. E ancora: le categorie cadette, con la Minardi M283B guidata da Martini e Nannini, la Brabham BT16, le Reynard e le Lola di Formula 3000. Poi i prototipi, come la Lola T70 e le Lancia LC1 e LC2 dalla livrea Martini, fino alle supercar contemporanee: Pagani con le sue opere d’arte meccaniche, Dallara, Pambuffetti. Un caleidoscopio che ha trasformato il tracciato in una galleria a cielo aperto.
Cuore della rievocazione è stato il quarantennale del debutto in Formula 1 del Minardi Team. Era il 1985, Gran Premio del Brasile, e da allora la scuderia faentina ha saputo incarnare il romanticismo delle piccole squadre indipendenti, capaci di osare contro i colossi. A ricordarlo, la mostra al Museo Checco Costa con sette monoposto, tra Minardi e Racing Bulls, che hanno raccontato ai visitatori un pezzo di storia motoristica e, in fondo, anche di orgoglio italiano.
Ma i Minardi Days non si esauriscono in pista. Nei paddock e nelle sale conferenze si respira un’atmosfera più intima, fatta di incontri con piloti, presentazioni di libri, mostre fotografiche, modellismo e stand di automobilia. Per i bambini, aree dedicate con gonfiabili e giochi; per i grandi, l’occasione di passeggiare tra box e tribune con la stessa naturalezza con cui si gira per un mercato di paese. L’eco dell’evento è andato ben oltre i confini della Romagna e del Paese.
E proprio qui sta il valore di Imola. L’autodromo Enzo e Dino Ferrari non è soltanto un tracciato storico: è un organismo vivo, che pulsa tutto l’anno. È la casa del Mondiale Endurance, che ha riportato la Ferrari 499P a correre davanti al pubblico di casa, ma anche il luogo che tiene viva la memoria di Ayrton Senna, celebrato ogni anno da tifosi e appassionati. È un palcoscenico polivalente: dalle competizioni ciclistiche ai concerti che richiamano decine di migliaia di persone, come quelli recenti degli 883 e degli AC/DC, capaci di trasformare le tribune in una cassa di risonanza collettiva.
Il filo rosso che unisce tutto questo è sempre lo stesso: la passione. Un sentimento che a Imola non si accende e si spegne come un interruttore, ma arde in continuità, come un fuoco che si rinnova di generazione in generazione. È la stessa passione che animò Checco Costa quando immaginò questo circuito negli anni Sessanta, e che ancora oggi si percepisce guardando le famiglie assiepate lungo i muretti, tra i racconti di Senna, Alboreto e Villenve e gli occhi sognanti dei ragazzi.
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