Minaccia petrolio: i dazi di Trump a Mosca colpiranno India e Cina, ma avranno effetti devastanti per tutti

  • Postato il 18 luglio 2025
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Trump è tornato alla Casa Bianca da sei mesi e non è riuscito a mettere fine al conflitto russo-ucraino in un giorno solo, come prometteva in campagna elettorale. Frustrato nelle aspettative, minaccia di colpire tra cinquanta giorni con dazi secondari del 500% non direttamente la Russia, ma i Paesi che comprano la sua energia. Dal 2022, da quando l’Ue ha cominciato a ridurre le forniture in arrivo dalla Federazione, India e Cina hanno aumentato gli acquisiti di carburante russo a basso costo: oggi il greggio russo costituisce il 36% delle importazioni indiane e un quinto di quelle cinesi – flussi che rendono la Russia il principale fornitore dei due Paesi. Terza importatrice, ma con volumi molto minori, la Turchia. L’elenco degli acquirenti dei prodotti petroliferi russi include, tra gli altri, anche l’Arabia Saudita, che usa combustibile della Federazione nelle centrali elettriche a gasolio.

Mark Rutte ha invitato Cina, India e Brasile a “telefonare a Vladimir Putin e dirgli che deve prendere sul serio i colloqui di pace” prima che le sanzioni possano “ritorcersi contro di loro”. “Sono sanzioni contro i Paesi che acquistano petrolio dalla Russia. Quindi non si tratta in realtà di sanzionare la Russia. Si tratta di dazi contro paesi come India e Cina che acquistano il loro petrolio. Avranno davvero un impatto drammatico sull’economia russa” ha dichiarato Matt Whitaker, ambasciatore statunitense alla Nato, ma, valutano gli analisti, impatti drammatici potrebbero subirli tutti i mercati mondiali per un’impennata dei prezzi del petrolio destinati a salire alle stelle. A Washington hanno cominciato a chiamarlo “martello” il disegno di legge del senatore Graham che permetterà a Trump di colpire gli alleati commerciali della Federazione: le conseguenze del colpo, però, rischia di pagarle il mondo intero.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia stima che la Russia abbia incassato circa 192 miliardi di dollari nel 2024 per la vendita di petrolio. Se dovessero scomparire gli oltre sette milioni di barili che Mosca esporta ogni giorno – si chiedono gli esperti – quale Paese avrà la capacità di sostituire le forniture russe? La risposta, se qualcuno la troverà, non sarà semplice. Reuters scrive che “Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le sue previsioni sul prezzo del petrolio per la seconda metà del 2025, evidenziando potenziali interruzioni dell’approvvigionamento, riduzione delle scorte di petrolio nei paesi dell’Opec e i vincoli alla produzione in Russia”, ma i mercati petroliferi, scrive la Cnn, non hanno ancora reagito all’ipotesi paventata dal repubblicano, “soprattutto a causa dell’incertezza su come, e se, Trump darà seguito alla minaccia”. Gli analisti dell’Indipendent avvertono: effetti “estremamente dolorosi” potrebbero ricadere proprio sugli Stati Uniti. Alla minaccia dei dazi trumpiani invece proprio India e Cina sono rimaste imperturbabili: la prima ha evitato di commentare, mentre un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha detto che non sarà “la coercizione” a mettere fine alla guerra ucraina.

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