Milleproroghe, congelati per un altro anno gli aumenti delle multe stradali
- Postato il 12 dicembre 2025
- Codice Della Strada
- Di Virgilio.it
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Il blocco deciso con la bozza del Milleproroghe è il nuovo capitolo di una storia iniziata quando il legislatore decise che le sanzioni amministrative pecuniarie del Codice della strada non potevano restare immobili mentre il costo della vita cresceva anno dopo anno. Punto di riferimento è l’articolo 195 del Codice della strada, che lega gli importi delle multe all’andamento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati calcolato dall’Istat che prevede un adeguamento biennale automatico. Ogni due anni un decreto ministeriale dovrebbe prendere l’inflazione registrata nel biennio precedente e traslarla sugli importi minimi e massimi delle sanzioni, con decorrenza dal primo gennaio dell’anno successivo.
In un contesto di inflazione moderata, questo meccanismo appare quasi neutro: le multe stradali crescono in modo quasi impercettibile ma restano allineate al valore reale del denaro. Una sanzione fissata nei primi anni duemila, senza adeguamenti, oggi varrebbe molto meno in termini di potere d’acquisto e di effetto deterrente. L’aggancio all’indice FOI serve a evitare che le violazioni del Codice della Strada possano diventare con il passare del tempo più economiche solo perché tutto il resto è aumentato e le sanzioni no.
Oggi l’impennata dei prezzi legata alla pandemia, alla crisi energetica, alle tensioni geopolitiche ha spinto l’inflazione su livelli che l’Italia non vedeva da decenni. L’adeguamento disposto all’inizio del 2023 ha incorporato un biennio ad alta inflazione ed è stato un primo salto visibile negli importi. Subito dopo, le proiezioni sul biennio successivo hanno mostrato che, lasciando agire in automatico l’articolo 195 le multe stradali, avrebbero subito nuovi aumenti sensibili. È qui che il tema tecnico è diventato una questione politica, perché ogni rialzo tocca milioni di automobilisti e viene percepito come stangata di Stato.
Per evitare l’esplosione delle polemiche, il legislatore ha iniziato a usare la leva della sospensione del meccanismo automatico. Prima con la legge di bilancio 2023, poi con successivi interventi, il Parlamento ha congelato l’efficacia dell’articolo 195 per gli anni 2023 e 2024, mantenendo fermi gli importi e disinnescando l’adeguamento legato al biennio di inflazione.
Il nuovo rinvio deciso dal Milleproroghe
Il primo congelamento è stato motivato con la situazione economica. La crescita del costo dell’energia, il rincaro di beni essenziali, la pressione sui redditi delle famiglie hanno spinto il governo e la maggioranza a considerare insostenibile un aumento a freddo degli importi delle multe del Codice della strada. La legge di Bilancio 2023 ha quindi sospeso l’applicazione dell’adeguamento biennale, bloccando il decreto che avrebbe dovuto riallineare le sanzioni all’indice FOI.
L’esecutivo ha scelto di non riattivare il meccanismo nel 2025 con un nuovo stop attraverso il combinato disposto tra la manovra e il primo pacchetto di proroghe, spostando in avanti l’orizzonte del riallineamento. Di fatto, per tre anni consecutivi – 2023, 2024 e 2025 – l’aggiornamento automatico è stato neutralizzato mentre l’inflazione continuava a macinare punti percentuali.
Con il nuovo Milleproroghe il governo intende estendere la sospensione per un altro anno con lo slittamento dell’aggiornamento al 2027. Tradotto in concreto per tutto il 2026 gli importi delle sanzioni amministrative previste dal Codice della Strada resteranno identici a quelli adesso in vigore. Il decreto sposta in avanti la data chiave entro cui il Ministero della Giustizia dovrebbe emanare il provvedimento di adeguamento, rinviandola al primo dicembre 2026.
Le conseguenze per le tasche di chi guida
Dal punto di vista di chi si mette alla guida ogni giorno, una multa per divieto di sosta, un verbale per uso del cellulare alla guida, una sanzione per cintura non allacciata o per attraversamento con semaforo rosso avranno lo stesso importo nominale che hanno oggi. Nessun aumento agganciato agli ultimi dati Istat, come da copione del passato: gli importi restano congelati.
Un esempio rende il quadro più concreto. Immaginiamo una sanzione base da 170 euro per una violazione frequente. Se l’inflazione cumulata in quattro anni fosse, nell’ipotesi, del 15% e l’adeguamento fosse applicato integralmente, l’importo aggiornato dovrebbe aggirarsi intorno ai 195 euro, al netto degli arrotondamenti. Con il blocco quella multa resta a 170 euro.
Quanto costano le violazioni del Codice della Strada
Per comprendere cosa significhi questo blocco occorre guardare agli importi ordinari del Codice della Strada oggi in vigore nel 2025.
Le infrazioni più frequenti, come il divieto di sosta, gli accessi non autorizzati in Ztl e il passaggio con il semaforo rosso, mantengono gli importi stabiliti negli anni precedenti: una sosta vietata semplice parte da 41 euro, mentre il transito in una zona a traffico limitato senza autorizzazione oscilla tra 83 e 332 euro, con variazioni che dipendono dal regolamento comunale. Il passaggio con il rosso semaforico, una delle violazioni più pericolose in assoluto, comporta una sanzione minima di 167 euro più la decurtazione di 6 punti dalla patente, oltre alla sospensione nei casi più gravi o reiterati.
Tra le violazioni più comuni e pericolose del Codice della strada c’è l’uso dello smartphone alla guida, una delle principali cause di incidenti da distrazione. Nel 2025 la multa per chi viene sorpreso con il telefono in mano mentre guida è compresa tra 165 e 660 euro, con una media che ruota attorno ai 200 euro nei casi più ordinari. Accanto alla sanzione economica il conducente perde 5 punti patente che diventano 10 se si tratta di un neopatentato. La reiterazione nel biennio comporta una sanzione aggiuntiva molto più severa, con importi che possono superare i 1.300 euro e la possibile sospensione della patente da uno a tre mesi.
Superare il limite di velocità di meno di 10 km/h comporta una sanzione minima di 42 euro, un importo che, in termini reali, oggi pesa meno rispetto a 10 anni fa proprio per effetto dell’inflazione. Se lo scarto sale tra 10 e 40 km/h, la multa va da 173 a 694 euro, con un impatto più consistente per le famiglie ma con un peso che resta elevato per i neopatentati. Per superamenti ancora più alti, cioè oltre i 40 km/h, l’importo parte da 543 euro e si accompagna alla sospensione della patente.
Tutte queste cifre restano ancorate ai valori fissati prima del congelamento e non tengono conto dell’aumento dei prezzi registrato negli ultimi anni.