Milei vince a sorpresa le elezioni di medio termine in Argentina con il 40%: “Punto di svolta, ora riforme”

  • Postato il 27 ottobre 2025
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Malgrado il calo di popolarità e le difficoltà economiche – tra tagli al sociale e crisi valutaria – il presidente della motosega Javier Milei ha ottenuto una chiara vittoria alle elezioni legislative di medio termine in Argentina. Il suo partito La Libertad Avanza ha incassato il 40,84% delle preferenze secondo i primi dati ufficiali. La coalizione peronista Fuerza Patria ha ottenuto il 24,5% dei voti. Il leader ultraliberista ha esultato evocando “un punto di svolta” che porterà a “nuove riforme”, grazie “al Congresso più riformista della storia dell’Argentina”. Donald Trump si è congratulato con il suo alleato per quella che ha definito “una vittoria schiacciante”. “Javier Milei sta facendo un lavoro meraviglioso! La nostra fiducia in lui è stata confermata dal popolo argentino”, ha scritto il presidente Usa sul suo social network Truth, durante un tour in Asia. Anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha gioito per la vittoria: “Mio caro amico presidente Milei, Sara, io e lo Stato di Israele inviamo a voi e al popolo argentino le nostre più sentite congratulazioni per la straordinaria vittoria alle elezioni di ieri”, ha scritto Bibi sulla piattaforma X.

Bassa affluenza e il crollo dei progressisti nel bastione di Buenos Aires

Milei ha conquistato terreno nella provincia di Buenos Aires, tradizionale bastione dei peronisti progressisti, che solo un mese fa avevano messo ko la formazione dei conservatori. La bassa affluenza, che si è fermata al 67,85%, un dato record dal ritorno della democrazia nel 1983, è stato uno degli elementi che ha preoccupato il leader ultraliberista, deciso a conquistare i numeri necessari ad imprimere un’accelerazione per la sua ricetta economica alla Camera e al Senato. Un risultato a sorpresa rispetto i sondaggi della vigilia, che avevano pronosticato un testa a testa tra Lla, al 36%, e la coalizione di sinistra Fuerza Patria (Fp) al 34%, con un possibile pareggio.

I riflessi della vittoria di Lla dovrebbero manifestarsi già all’apertura dei mercati, con azioni e bond in ripresa. E a festeggiare sono anche gli Stati Uniti di Donald Trump, che di fronte a forti pressioni svalutative, a una crisi delle riserve e al rallentamento dell’attività economica, era corso in aiuto di Milei con l’impegno a sostenere il peso argentino, mettendo sul piatto un pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari, a sostegno della tenuta dell’esecutivo per i prossimi due anni di mandato.

Il voto dopo scandali e calo di popolarità

Dopo la sorprendente vittoria alle presidenziali del 2023 con il 56% delle preferenze, l’ultraliberista è arrivato alla prova delle urne con un livello di consensi sceso al 38%, un dato che è stato interpretato come una stanchezza serpeggiante tra l’elettorato per le sue ricette lacrime e sangue, che se da un lato sono riuscite a contenere l’inflazione, passata dal 200 al 31%, e a garantire l’equilibrio fiscale, dall’altro ha determinato tagli alla spesa anche in settori sensibili come l’educazione e la sanità.

Un calo di popolarità legato anche ad alcuni scandali che lo hanno lambito più o meno da vicino. Come il caso del meme-coin Libra: una cripto-moneta che Milei aveva promosso sui social poi tracollata in borsa rovinando centinaia di investitori, uno scandalo che ha coinvolto la sorella Karina. Oppure l’inchiesta sul candidato di punta della LLa nella provincia di Buenos Aires, Luis Espert, costretto a ritirarsi dalla corsa per finanziamenti da un signore della droga sotto processo negli Usa.

In chiusura della campagna elettorale, il presidente aveva accusato il peronismo di sinistra di voler destituire il governo e aveva agitato il fantasma di un ritorno del “comunismo castro-chavista” nel Paese. Ma nell’ultimo comizio tenuto giovedì nella città di Rosario, Milei già non brandiva più l’iconica motosega. Ha chiamato gli elettori a “non arrendersi” e a “cambiare l’Argentina sul serio”, promettendo per la seconda parte del mandato “le riforme di cui il Paese ha bisogno”. Il principale partito all’opposizione, Fp, ha scommesso invece più sulla stanchezza dell’elettorato che su proposte proprie. Assente la leader storica del movimento, Cristina Kirchner – costretta agli arresti domiciliari da una condanna a sei anni per corruzione – i progressisti, che appaiono ancora alla ricerca di una guida carismatica, si sono aggrappati alla figura del governatore della provincia di Buenos Aires, Axel Kicillof, sperando in un bis del risultato di settembre, quando avevano confermato il dominio sulla provincia di Buenos Aires.

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Il Fatto Quotidiano

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