Milano, sgomberato il Leoncavallo. Dopo 31 anni vince la legalità

  • Postato il 21 agosto 2025
  • Di Panorama
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A Milano torna un po’ di legalità. È il caso di dirlo, visto che dopo quasi decenni di rinvii, oggi, intorno alle 10.30 sono terminate le operazioni di sgombero del centro sociale “Leoncavallo”, all’interno dell’immobile in via Watteau 7 a Milano. L’edificio, di proprietà della società “L’Orologio s.r.l.”, era occupato abusivamente da parte della “Associazione mamme antifasciste del Leoncavallo”.

La storia del Leonka

Dopo 31 anni di occupazione abusiva e innumerevoli tentativi di sgombero andati a vuoto, questa mattina la città di Milano ha finalmente assistito al ripristino della legalità in uno dei casi più eclatanti di tolleranza verso l’illegalità che abbiano caratterizzato la storia recente del capoluogo lombardo. Lo sfratto era stato inizialmente notificato per il 9 settembre, tuttavia si è deciso di anticipare i tempi, una decisione che ha colto di sorpresa molti, compresa la stessa amministrazione comunale.

Il centro sociale Leoncavallo rappresenta uno dei simboli più controversi dell’antagonismo milanese. Nato nel 1975 (in un altro edificio), il “Leonka” compie 50 anni proprio nel 2025, mezzo secolo durante il quale ha occupato illegalmente diversi immobili della città, l’ultimo dei quali in via Watteau dal 1994. Per trent’anni, quindi, questa struttura ha operato al di fuori di ogni legalità, beneficiando di una colpevole tolleranza da parte delle istituzioni locali e di una certa cultura politica che si è sempre mostrata accondiscendente verso l’occupazione abusiva.

Durante questi decenni, il centro sociale ha ospitato iniziative culturali, concerti e attività politiche, ma sempre nell’ombra dell’illegalità. Lo sgombero del locale occupato è stato richiesto dalla proprietà dello stabile già nel 2003 e rinviato circa 130 volte, un numero che ben testimonia il lassismo da cui è afflitto questo Paese quando si tratta di far rispettare le regole a una certa parte politica.

Le reazioni politiche

Non può che esultare il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che ha dichiarato: «Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo segna la fine di una lunga stagione di illegalità. Per trent’anni quell’immobile è stato occupato abusivamente. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell’occupazione. Oggi finalmente viene ristabilita la legalità. Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive».

Anche dai rappresentanti comunali del centrodestra, come Alessandro De Chirico di Forza Italia, la notizia viene accolta con giubilo: «Una giornata storica per Milano e una giornata di festa per il quartiere di Greco, finalmente liberato». De Chirico ha inoltre lanciato un monito importante: «Ora il Comune e le Istituzioni cittadine devono vigilare sugli immobili dismessi affinché non arrivi un’altra occupazione abusiva lampo con il benestare di una certa sinistra che agli ambienti antagonisti da sempre strizza l’occhio».

La reazione più deludente è arrivata proprio dal primo cittadino di Milano, Beppe Sala, che ha scelto di lamentarsi dei metodi dello sfratto anziché accogliere con favore il ripristino della legalità nella sua città. In una nota ufficiale, il sindaco ha lamentato di non essere stato informato per tempo dell’operazione, affermando di aver «ricevuto stamattina dal Prefetto la notizia» e sostenendo che al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza «non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo».

Nella nota, il sindaco arriva anche ad affermare come «il Leoncavallo rivesta un valore storico e sociale nella nostra città. È la mia opinione, so che le mie parole non troveranno d’accordo tutti. A mio parere, questo centro sociale deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità». Il sindaco ha quindi confermato «la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale».

La posizione di Sala appare ancora più grave se si considera che, secondo le sue stesse parole, «si stavano valutando varie soluzioni a norma di legge». In altre parole, l’amministrazione comunale era pronta a trovare un escamotage per perpetuare, sotto altre forme, la presenza del centro sociale, tanti saluti a 31 anni di abusivismo. Milano merita di essere una città normale, dove il rispetto delle leggi non è negoziabile e dove nessuno può arrogarsi il diritto di occupare abusivamente proprietà altrui, qualunque sia la nobiltà delle intenzioni dichiarate. L’operazione di oggi rappresenta un piccolo barlume di speranza in una metropoli afflitta dall’illegalità, speranza non certo portata dall’amministrazione Sala.

Autore
Panorama

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