Milano-Cortina, frane e fango nelle valli che ospiteranno i Giochi invernali: ma i lavori nelle zone a rischio vanno avanti
- Postato il 2 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo quindici giorni di passione nella Valle del Boite e nel Bellunese, dove la montagna si sta sgretolando a causa del calore e delle piogge, anche il governatore Luca Zaia ha dovuto ammettere. “La colata detritica che l’altra notte ha interessato la Statale 51 di Alemagna, nel tratto ricadente nel Comune di San Vito di Cadore, a pochi giorni di distanza dal movimento franoso avvenuto, a metà giugno, a Cancia di Borca di Cadore, mostra ancora una volta la vulnerabilità del nostro territorio montano”. La montagna manda i suoi segnali, ma l’uomo si ostina a ignorarli e progetta addirittura di costruire una nuova cabinovia fino a Socrepes, in territorio di Cortina, per trasportare in quota gli spettatori delle Olimpiadi, sapendo che i piloni insisteranno su un movimento franoso profondo. Senza contare che anche il villaggio olimpico di Fiames si trova in zona idrogeologicamente a rischio e che la variante in progetto di costruzione dovrebbe transitare con una galleria in mezzo a una enorme frana alle pendici delle Tofane.
La strada di avvicinamento a Cortina, che sale da Longarone, è martoriata. “Abbiamo disposto l’estensione dello stato di emergenza regionale sia sotto il profilo territoriale, includendo l’intera Valle del Boite, sia sotto il profilo temporale, estendendo fino ad oggi il provvedimento, a far corso dal 15 giugno” ha annunciato Zaia. “I tecnici confermano che devono necessariamente rispettare rigorosi criteri di sicurezza prima di poter disporre la riapertura della strada e il pieno ripristino della circolazione”. L’ultima dimostrazione del rischio è avvenuta alle 14.30 del primo luglio, con una nuova colata seguita a quella delle 23.30 della sera precedente, che era larga 100 metri e alta quattro metri, tra Chiapuzza e Dogana Vecchia, ai confini tra San Vito e Cortina. Per la prima volta il materiale ha raggiunto la statale e l’ha invasa, bloccando la viabilità. Il risultato è che Cortina resterà isolata per qualche giorno. La si può raggiungere passando dalla Val Zoldana (con deviazione a Longarone) o per Auronzo di Cadore-Passo Tre Croci (con deviazione a Pieve di Cadore). La colata di martedì pomeriggio ha proseguito fino al Boite. “La massa – ha spiegato il consigliere provinciale Massimo Bortoluzzi, delegato alla protezione civile – è scesa fino all’alveo del fiume, ma finora non ne ha sbarrato il deflusso”. Così la mobilitazione è totale. Il sindaco Franco De Bon ha annunciato: “Strada chiusa per tre giorni per consentire la rimozione dei 40-50mila metri cubi di materiale scesi e che invadono la carreggiata”. Il materiale da rimuovere ha un’altezza di due metri e un fronte di 100 metri.
Gli episodi che si sono succeduti nelle ultime settimane sono gravi e riconducibili a due punti critici. Il primo è costituito dalla Croda Marcora, alta 3.154 metri, sopra San Vito, nel gruppo del Sorapis. Un primo crollo si è verificato a metà giugno, con altri minori nei giorni successivi. Poi l’attenzione si è spostata a Cancia, più a sud, una frazione di Borca di Cadore, dove una bomba d’acqua sull’Antelao ha sconvolto il versante, con enormi massi precipitati a valle e case rimaste sepolte. I tecnici lo chiamano “debris flow”. Per fortuna non ci sono stati feriti, ma soltanto danni alle cose, alle abitazioni, alle attività economiche e alle strade. Qualche giorno dopo, il cedimento di una vecchia cisterna interrata ha fatto finire nel Boite e di lì fino al Piave la nafta che vi era contenuta. Cancia è da sempre una sorvegliata speciale, non fosse altro perché nel 1869 una enorme frana causò 12 morti. Periodicamente si ripetono fenomeni del genere, come nel 2009 quando nel crollo della loro casa morirono una mamma di 82 anni e il figlio di 63 anni.
Nella notte tra sabato 28 e domenica 29 giugno l’attenzione si è spostata ancora a San Vito di Cadore, dove Croda Marcora ha avuto nuovi cedimenti, che hanno provocato una nube di polvere che si è depositata sui tetti e nei giardini del paese. Al risveglio erano tutti bianchi. Un ulteriore crollo di 15-20mila metri cubi lunedì 30 giugno durante la giornata. Poi nell’arco di poche ore le due colate sull’Alemagna. In una situazione del genere si alza la voce di Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera dei Deputati. “Siamo purtroppo ancora una volta di fronte alla conta dei danni, come ha detto il presidente Zaia. Ogni giorno un evento franoso perché i cambiamenti climatici stanno sbriciolando le montagne, eppure 127 milioni di euro stanno per essere investiti nella funivia per Socrepes per le Olimpiadi. Se questo piano va avanti sarebbe evidente la responsabilità delle autorità regionali, sportive e di Palazzo Chigi nel non evitare disastri”. La proposta alternativa: “Si investano quei denari per la prevenzione, mitigazione e riequilibrio idrogeologico, dobbiamo evitare ulteriori disastri annunciati, non possiamo stare a guardare mentre le Dolomiti vengono giù”. Dalla sua parte le statistiche: in Veneto, dei 9455 movimenti franosi censiti, addirittura 5914 si sono verificati solo sulle montagne bellunesi, dove ogni anno si aggiungono dalle 150 alle 200 nuove frane.
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