Milano-Cortina 2026, i pm sul decreto del governo: “Indebita ingerenza e ripercussione sulle indagini”

  • Postato il 16 aprile 2025
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Non c’è solo la richiesta alla giudice per le indagini preliminari di sollevare un conflitto davanti alla Consulta, ma nel documento con cui si chiede l’archiviazione dell’inchiesta sulla Fondazione Milano-Cortina i pm di Milano – che avevano già definito come gravissima la norma Salva Olimpiadi – mettono nero su bianco di essere stati ostacolati dal governo nell’accertamento dei reati. Ed l’esecutivo, guidato da Giorgia Meloni, lo ha fatto appunto con il controverso decreto del Governo dello scorso giugno, poi convertito in legge e che ha qualificato la Fondazione Milano-Cortina 2026 come ente di diritto privato. La procura di Milano di fatto contesta che quel provvedimento siano stato una “indebita ingerenza” con “ripercussioni dirette sull’attività investigativa” e sulle indagini, di fatto bloccate, sulle presunte irregolarità nella gestione dell’evento e, in particolare, su presunti appalti truccati in cambio di mazzette.

Impedite le intercettazioni – Il concetto esplicito è contenuto nelle oltre 200 pagine con cui l’aggiunta Tiziana Siciliano e i pm Francesca Cajani e Alessandro Gobbis della Procura diretta da Marcello Viola hanno chiesto alla giudice Patrizia Nobile di archiviare un fascicolo con sette indagati, ma principalmente chiedendo alla giudice di mandare gli atti alla Corte costituzionale sull’illegittimità costituzionale del decreto. Quella “norma interpretativa”, scrivono i pm milanesi, ha impedito “non solo un’attività di intercettazione telefonica, ritenuta necessaria anche dalla Guardia di Finanza” per acquisire ulteriori riscontri sulla seconda gara, ossia l’affidamento dei servizi digitali a Deloitte, ma anche “la possibilità di richiedere un sequestro preventivo delle somme di denaro che, allo stato, possono ritenersi profitto di reato di entrambi i reati di turbativa d’asta, con correlativo danno” per la Fondazione.

Gli indagati – Finora si sapeva che nel registro degli indagati erano stati scritti i nomi di tre persone, nell’ipotesi di corruzione e turbativa d’asta. Si tratta dell’ex amministratore delegato di Fondazione Vincenzo Novari (in carica fino all’estate 2022), dell’ex dirigente Massimiliano Zuco esperto in tecnologia web e portali, e dell’imprenditore Luca Tomassini della società Vetreya. Mentre Zuco era stato assunto in Fondazione da Novari, Tomassini aveva vinto nel 2021 una gara per i servizi digitali del valore di 1,9 milioni di euro. Il sospetto, contestato anche in un lungo interrogatorio a Novari nel maggio 2024, era quello di aver voluto favorire Tomassini e Zuco, che egli conosceva da anni e con cui aveva collaborato in attività economiche.

A questo primo gruppo si sono poi aggiunti altri quattro nomi (come rivela oggi ilcorriere.it), riferiti ad un secondo appalto tecnologico, con gara indetta nel giugno 2023, quando Novari era stato sostituito dal nuovo ad Andrea Varnier, attualmente in carica. Riguardava gli stessi servizi tecnologici forniti in precedenza da Vetreya, ma a vincere l’appalto fu Deloitte Consulting srl, una delle società della galassia Deloitte, che è Partner Mondiale del Cio. Ecco spuntare due dirigenti di Fondazione Milano Cortina 2026, Marco Moretti che è subentrato a Zuco nell’aprile 2023, e il capo della Direzione Acquisti Daniele Corvasce, che era uno dei manager assunti da Novari. Sul versante Deloitte sono stati iscritti nel registro degli indagati Claudio Colmegna, che è a capo del settore “Tech e Media” e Luigi Onorato, responsabile per la società di gestire i rapporti con la Fondazione.

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