Milano che verrà. I rebus del 2025

  • Postato il 21 dicembre 2024
  • Di Il Foglio
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Milano che verrà. I rebus del 2025

Il 2025 sarà – a dispetto del fatto che non sono previste elezioni (forse, dipende dal Pd) – un anno niente affatto di passaggio ma decisivo. E allora appuntiamoci su un po’ di cose su cui sarà bene concentrarci quest’anno. 

  

SALVASALA (E MILANO)

L’idea del Pd di rimettere in discussione il decreto bipartisan ha fatto davvero infuriare Beppe Sala, questo si sa. Ma con qualcuno si è anche lasciato andare: se si va avanti così mi dimetto, altroché. Poi è tutto da vedere. Di certo è il segnale che nel Pd le conventicole della sinistra-sinistra, del giustizialismo di procura, dei radical-girotondini non sono affatto morte. Anzi, governano le traiettorie del partito. Queste vaste aree di quello che un tempo era un partito riformista e oggi invece non lo è più iniziano a interrogarsi: perché salvare Beppe Sala, che comunque è arrivato praticamente a fine corsa? Pure a Milano, da parte di esponenti un tempo vicini al sindaco, il ragionamento è tutto politico: come faremo a combattere contro una delle possibili candidate del centrodestra (per la verità, un po’ raffreddata ma di sicuro valore) come Regina De Albertis, presidente dei costruttori, se adesso le facciamo un regalo grande come una… casa? Come faremo a dire che siamo l’alternativa ai “cementificatori”? Ragionamento più da post grillini che da dem, legittimo per carità, se non fosse che nell’attuale situazione si rischia di saltare non soltanto Palazzo Marino, ma di minare letteralmente il presente e il futuro della città. Ma saranno problemi di Sala, no? Il 2025 sarà l’ann    o della conciliazione?


SALVALOMBARDIA

La situazione è abbastanza chiara. La maggioranza – rissosa sì, stupida no – ha capito in tutte le sue articolazioni che l’Attilio Fontana del secondo mandato è assai dissimile da quello del primo, funestato dal Covid. Mediatore fino a una certa, irremovibile su altro e non poco. Viene da chiedersi fin quando si tollereranno i tagli, pesantissimi, alla locomotiva d’Italia, senza pubblici strali al governo (idealmente amico). Intanto c’è da attrezzarsi per le Olimpiadi: con le ristrettezze di bilancio non è semplice. Al di là dell’evento la sfida è sulla legacy, e la risposta è scontata. La lunga presidenza dell’ex sindaco di Varese dovrà essere ricordata per le Olimpiadi Milano-Cortina, stante il fatto che il Veneto ha percorsi tutti suoi e che la città di Milano non pare ad oggi particolarmente coinvolta a livello mediatico. Una delle sfide è riassumibile in questa domanda: chi si intesterà le Olimpiadi? Inoltre: c’è da trovare un bel pacco di milioni a Roma per mettere al riparo l’evento. Ci riuscirà l’Attilio, malgrado un Giubileo che pare essere l’unica preoccupazione di spesa del governo romano?

  

SALVATRAM

Chissà quando qualcuno vorrà rimettere sul tavolo la fusione, o integrazione o altra formula tra FNM e Atm. Il tema è sempre lì, e malgrado i miracoli che letteralmente ha fatto l’assessore al Bilancio Emmanuel Conte per la manovra meneghina più ampia ed espansiva di sempre. Tuttavia non ci può essere sempre Sant’Emmanuel a sistemare. Urge un ragionamento complessivo, che tuttavia non pare agitare i decisori.

 

SALVAFIERA

La Fondazione Fiera ha una guida solida e sicura nel vicepresidente vicario Davide Corritore, dopo le vicende di Equalize (che non la riguardano ovviamente, ma che hanno tolto di sella Enrico Pazzali). Corritore si sta facendo onore nel solco dell’operatività su tutti i grandi dossier aperti: Rai e Olimpiadi in primis. Ma è una via impervia quella che porterà al rinnovo del vertice il prossimo anno, con l’approvazione dell’esercizio 2024 e l’inizio di un iter che vede il governatore di Lombardia nominare un presidente di concerto con il sindaco di Milano, a cui spetta la vicepresidenza. E Pazzali? Dovrà aspettare a gennaio il riesame, mentre osserva la linea difensiva di Carmine Gallo, l’ex ceo di Equalize, che pare molto chiara: non ammettere gli accessi abusivi alle banche dati, scaricare la responsabilità per i dossieraggi su Pazzali. Il quale però, come linea difensiva ha l’ordinanza con cui il gip ha rigettato la richiesta di arresti, nella quale con intercettazioni e argomentazioni risulterebbe che Pazzali non aveva contezza del modo con cui venivano confezionati i dossier. Pposizioni ovviamente antitetiche che prevedibilmente si scontreranno in una vicenda che si preannuncia assai lunga.

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Autore
Il Foglio

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