Milano, bufera sull’urbanistica: indagato Sala, “Informato su tutto”
- Postato il 18 luglio 2025
- Di Panorama
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L’ultima inchiesta sulla corruzione urbanistica a Milano si allarga e si consolida. Gli inquirenti hanno deciso di mettere un po’ di ordine raggruppando tutti i fascicoli degli ultimi mesi che hanno visto spuntare il reato di corruzione, a cominciare da quello del marzo scorso quando fu arrestato l’ex dirigente del Comune (nonché ex componente della commissione paesaggio) Giovanni Oggioni. Per questo gli indagati sono almeno 74, tra funzionari, dirigenti, architetti, imprenditori e lo stesso sindaco Beppe Sala. In sintesi, la Procura contesta a Sala un coinvolgimento non passivo, ma attivo – prima per aver firmato la riconferma di Giuseppe Marinoni senza verifiche (falso) alla presidenza della commissione paesaggio, poi partecipando a pressioni politiche messe in atto per agevolare un importante progetto immobiliare (induzione indebita), cioè quello del Pirellino, firmato da Stefano Boeri e portato avanti da Coima di Manfredi Catella.
Per i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, che con l’aggiunto Tiziana Siciliano coordinano le indagini, le richieste di arresto di ieri unite all’indagine sul primo cittadino, compongono un quadro più ampio che oggi, in un’unica inchiesta (un vero «sistema» di speculazione edilizia), racchiude anni di pratiche sospette, pressioni politiche e incarichi paralleli. Nel cuore del sistema c’è soprattutto la relazione tra l’assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi (che si è detto disponibile a valutare le dimissioni) e appunto l’architetto Marinoni, presidente della commissione paesaggio. Ma ora, per la prima volta, è coinvolto anche il sindaco Sala.
Le accuse (corruzione, falso, induzione indebita) ipotizzano un’associazione opaca, fatta di pressioni dirette, scambi di favori e dichiarazioni false, che avrebbe trasformato la città in una piattaforma dove pochi soggetti – imprenditori, tecnici, amministratori – condividevano un piano informale, una sorta di «Pgt ombra», che superava le regole ufficiali e pilotava l’urbanistica milanese su binari paralleli. Il cuore di questo sistema ruota attorno a nove aree strategiche, i cosiddetti «nodi metropolitani»: Cascina Gobba, San Donato, Famagosta, Molino Dorino, Baggio, Opera, Figino, Linate, Assago. Qui Marinoni, secondo gli inquirenti, proponeva interventi urbanistici sotto forma di studi strategici pagati dagli stessi operatori che poi si presentavano davanti alla sua commissione per il parere vincolante. Il patrocinio concesso dallo stesso Comune di Milano – firmato da Sala e proposto da Tancredi il 12 gennaio 2023 – allo studio di Marinoni sulle Porte Metropolitane è ritenuto dalla Procura «uno strumento artificioso» per raggirare regole e controlli.
Secondo le carte, Marinoni avrebbe ricevuto incarichi da soggetti privati, in alcuni casi anche parcelle da 40.000 a 130.000 euro, mentre partecipava attivamente alla valutazione di quegli stessi progetti in veste pubblica. Le intercettazioni lo mostrano perfettamente integrato nella macchina amministrativa. È il 24 ottobre 2022 quando Manfredi Catella, amministratore delegato di Coima, scrive a Marinoni un messaggio che, agli occhi degli inquirenti, rappresenta più di una semplice cortesia professionale. «Caro Giuseppe, grazie per il tempo che stai dedicando alle verifiche preliminari per i progetti con maggiore rilevanza urbana. A disposizione quando vuoi». Poche righe, che delineano con chiarezza la piena collaborazione tra i due. Marinoni risponde con tono altrettanto diretto e familiare: «Ciao Manfredi… interesse comune… a presto». Il 29 giugno 2023, Marinoni scriveva a Tancredi spiegando che la commissione aveva espresso parere contrario su un progetto in via Ripamonti 89, vicino al futuro Villaggio Olimpico. L’assessore premeva con «particolare insistenza» per conoscere esiti e date delle sedute. Nel maggio del 2024, invece, Marinoni scrive al manager Federico Pella della società J+S, per il quale la Procura ha chiesto il carcere: «Riesci a portare un album su Famagosta e uno su Porta Metropolitana Nordovest? Io ho lasciato quelli che avevo a Direttore Generale e Sindaco». È la conferma che il lavoro svolto da Marinoni con patrocinio pubblico era già in mano a figure politiche e tecniche apicali del Comune.
Il quadro che emerge è quello di una governance opaca, dove un progetto strategico viene gestito attraverso contatti informali, pressioni personali, atti pubblici indirizzati da interessi esterni. Le frasi intercettate danno corpo a questa dinamica: l’archistar Stefano Boeri che detta tempi e pretende risultati, Marinoni che calcola anni di lavoro retribuito grazie al suo doppio ruolo, Tancredi che fa da tramite operativo, e Sala che avalla, firma, tace. L’impatto potenziale della riqualificazione delle Porte Metropolitane è enorme. Secondo stime di settore, progetti simili a quelli in discussione innescano in città come Milano indotti economici superiori ai 90 miliardi di euro nel lungo periodo, con un incremento stimato fino al 16% dei valori immobiliari nelle aree oggetto di rigenerazione. CityLife ha richiesto investimenti iniziali per oltre mezzo miliardo.
Il caso simbolo resta il progetto sull’ex Pirellino, firmato da Boeri e promosso da Coima di Manfredi Catella. Dopo una prima bocciatura, l’intervento fu inserito nella variante del Pgt e approvato rapidamente. Nei mesi successivi, la commissione paesaggio ribalta il parere e approva. Marinoni, in quel periodo, riceve da Coima incarichi di consulenza. In un’intercettazione del 23 maggio 2023 afferma: «Se riuscissimo a concludere anche solo metà dei lavori avremmo lavoro per il prossimo lustro».
Nel quadro investigativo, Tancredi ha un ruolo centrale: suggerisce strategie, orienta uffici, incontra gli imprenditori. In diverse chat legate agli accordi di Ppp (partenariato pubblico-privato), afferma che «Sala è informato di tutto» e che «c’è condivisione».