Milan, un povero diavolo sconfitto e derelitto: dal ds al tecnico, servirà l’ennesima rivoluzione dopo una stagione fallimentare
- Postato il 15 maggio 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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La Coppa avrebbe (forse) fatto cambiare qualcosa. Ma la Coppa, si intende quella mancata, ha stabilito l’epilogo: Sergio Conceiçao saluterà il Milan a fine stagione. Lo farà con il grande rammarico di non essere riuscito a ribaltare un inizio campionato negativo e per aver trovato solo alla fine, e solo in parte, delle soluzioni tattiche a una squadra che sarà nuovamente da rifondare per la terza volta di fila, se si considerano gli investimenti di giugno 2024 e gennaio 2025. Ma tant’è: il portoghese lascerà la panchina rossonera con le non poche polemiche dei mesi scorsi, a cui ha fatto seguito un silenzio quasi glaciale nella notte romana di ieri.
Prima delle parole, alcuni fatti. Al termine della partita, ancora sul campo, l’allenatore si è fermato a parlare con Ibrahimovic e Moncada, in due momenti diversi ma con gestualità simili: prima una stretta di mano, poi una serie di parole all’orecchio. Quindi, non subito, si è presentato in conferenza stampa per manifestare prima la sua “delusione” per il risultato, poi per dribblare tutte le domande sul futuro. “Prima devo capire bene le scelte che ho fatto, cosa è andato e cosa no. E dobbiamo finire la stagione con dignità: ne parleremo dopo. Non importa andare alla caccia di chi è più responsabile”, in sintesi. Come a dire: se volete prendervela con me, fate pure. Ma tanto sapete benissimo che il problema non sono stato (solo) io.
E se la delusione è stata anche dei giocatori (Gabbia: “Non nascondiamoci, la stagione non è andata bene”), a mettere una pietra su tutto è l’amministratore delegato Furlani. “La stagione è fallimentare” ha detto. “Ora cerchiamo di chiudere al meglio queste due partite, ma ancora non mi sento di parlare di grossi cambiamenti. Il progetto del Milan rimane lo stesso, dobbiamo andare avanti, correggere gli errori e ripartire”. Ma dove? Al momento, la scelta del direttore sportivo è stata rimandata a giugno: dopo il clamoroso dietrofront per Paratici, la virata su Tare non è stata decisiva (per quanto il dirigente albanese abbia aperto e a più riprese). E per D’Amico, l’Atalanta ha posto un veto che sembra difficile da rompere.
Rispetto ai mesi precedenti, ora all’interno della dirigenza sono ritornate le domande su chi scegliere: il nome dovrà trovare l’accordo unanime tra le parti (ammesso che restino tutti, e questo non è chiaro) e da lì emergerà il profilo del nuovo allenatore. Chi piace? Tanti. Che vuol dire tutto e niente. Da Farioli (che però sta rischiando di perdere clamorosamente di perdere lo scudetto in Olanda quando manca una sola giornata al termine del campionato), a De Zerbi, fino a nomi più quotati. Il binomio Paratici-Allegri affascinava non poco, ma con la rinuncia al primo sembra anche difficile la firma del secondo. Una cosa è certa: i soldi non mancheranno e gli addii saranno abbastanza importanti. La rifondazione del Milan parte ora. Di nuovo. Ma con l’intenzione di non perdere troppo tempo.
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