Migranti in Albania, partita la prima nave coi migranti destinati ai centri. Schlein: “Alzano le tasse e sperperano un miliardo così?”

  • Postato il 14 ottobre 2024
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

Notte di sbarchi a Lampedusa, con quasi 300 persone sbarcate. Troppe anche per la nave Libra della Marina, già partita per il primo viaggio verso l’Albania e i centri per migranti gestiti dall’Italia. Secondo quanto appreso già nei giorni scorsi, infatti, a bordo ci sono 300 posti di cui 200 destinati ai potenziali richiedenti asilo e 100 al personale. Le persone a bordo, di cui non si conosce ancora la nazionalità, sarebbero già state sottoposte a un primo screening per verificare che possano effettivamente essere tradotte nei centri albanesi, dove possono essere trasferiti solo uomini adulti, che non abbiano subito violenze nei paesi di provenienza o transito, e provenienti da Paesi d’origine che l’Italia considera sicuri.

La Libra dovrebbe arrivare domattina nel porto di Shengjin, dove è allestito l’hotspot nel quale verranno effettuate le operazioni di screening necessarie a individuare eventuali persone da rimpatriare come i richiedenti asilo, che verranno poi condotti nel centro di Gjader, a circa 20 chilometri, dove sono pronti i primi 400 posti sugli 880 previsti. Qui i richiedenti verranno sottoposti alle cosiddette procedure in frontiera, un esame accelerato delle domande di protezione che la legge italiana dispone per le persone provenienti dai Paesi d’origine che l’Italia ha designato come “sicuri” in una lista aggiornata ancora lo scorso 7 maggio con decreto interministeriale. La procedura accelerata deve compiersi entro e non oltre 28 giorni, compreso l’eventuale ricorso contro un primo diniego. Ricorso che, a differenza della procedura d’esame ordinaria, ha solo 7 giorni per essere presentato. Questi i tempi del diritto d’asilo nei centri italiani in Albania, dove i colloqui con la commissione territoriale avverranno in video collegamento, con tutte le perplessità del caso in merito alle garanzie necessarie per esercitare quello che è un diritto fondamentale, compreso l’accesso a un interprete efficiente e la capacità di nominare un avvocato di fiducia, decisamente compressa dal luogo e dalle condizioni.

Chi si vedrà negare la protezione verrà trasferito nel Cpr di Gjader, il Centro di permanenza per il rimpatrio da 140 posti. Nel centro è stata predisposta anche una struttura penitenziaria da 20 posti per i reati che verranno commessi all’interno del centro. Come detto dal premier albanese Edi Rama, “quello che accade dentro non ci riguarda”, ma anche su questo punto permangono dubbi, sul lato pratico prima ancora che giuridico. Intanto, le opposizioni tuonano contro il governo per una scelta che giudicano uno sperpero di denaro pubblico. “Il governo di Giorgia Meloni alza le tasse e sperpera quasi un miliardo di euro dei contribuenti per i centri migranti in Albania, in spregio ai diritti fondamentali delle persone e alla recente sentenza europea sui rimpatri che fa scricchiolare l’intero impianto dell’accordo con l’Albania. Potevamo usare quelle risorse per accorciare le liste di attesa o per assumere medici e infermieri. Adesso abbiano la decenza di non chiederci più dove tiriamo fuori i soldi per la sanità, è gravissimo aver scelto di depotenziare il servizio sanitario nazionale nonostante ogni anno più di quattro milioni e mezzo di persone in Italia non riescano a curarsi”, ha rilanciato oggi la segretaria del Pd Elly Schlein. Per gestire i due centri, infatti, serviranno 120 milioni di euro l’anno, ma i costi potrebbero essere sottostimati. Chi ha fatto i conti parla di una spesa 4 volte superiore a quella che sarebbe stata sostenuta se le stesse operazioni avvenissero in Italia.

Quanto alle effettive possibilità di rimpatrio, che dipendono pur sempre dagli accordi in tal senso con i Paesi d’origine, i numeri non sono a favore del governo. Quest’anno, su 13 mila ordini di rimpatrio ne sono stati eseguiti 2.242. E infatti il tasso di rimpatrio di Paesi come la Tunisia e l’Egitto, primi candidati per i centri albanesi, è rispettivamente del 13 e 12 per cento. Per non parlare del Bangladesh, primo paese per numero di sbarchi nel 2024, che ha un tasso di rimpatri del 5%. Il tutto, ancora una volta, facendo finta che lo scorso 4 ottobre la Corte di giustizia dell’Unione europea non si sia espressa demolendo di fatto i piani dell’Italia, che tra i Paesi sicuri elenca anche quelli per cui esclude parti del territorio ma soprattutto categorie di persone a rischio. La Corte ha chiaramente detto che il diritto Ue non lo ammette, che un Paese è sicuro per tutti o non lo è. Ma se il governo fa orecchie da mercante trasferendo in Albania anche persone provenienti da Paesi che consideriamo parzialmente sicuri come Tunisia, Egitto e Bangladesh, lo stesso non potranno fare i giudici competenti. Per gli stranieri arrivati in Albania la Questura di Roma disporrà infatti un fermo amministrativo che i giudici del Tribunale capitolino dovranno convalidare entro 48 ore. Se terranno conto, come dovrebbero, della sentenza Ue, la persona dovrà essere liberata e portata in Italia. Con costi che ancora nessuno ha calcolato.

L'articolo Migranti in Albania, partita la prima nave coi migranti destinati ai centri. Schlein: “Alzano le tasse e sperperano un miliardo così?” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti