Migranti in Albania, ora lo stop ai trattenimenti arriva dal giudice di pace. Si attende la Corte Costituzionale

  • Postato il 16 maggio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Mentre la Cassazione penale si era già espressa il 10 maggio, autorizzando il trattenimento in Albania dei richiedenti asilo, martedì il giudice di pace di Roma, Emanuela Artone, ha richiesto l’immediata liberazione di un cittadino straniero trattenuto nel Cpr di Gjader, in Albania, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale. La questione riguarda la mancata previsione, nell’articolo 14 del Testo Unico sull’Immigrazione (TUI), delle modalità di trattenimento nei Cpr e il possibile contrasto con l’articolo 13 della Costituzione. La decisione della giudice arriva in un contesto di crescente dibattito attorno al Protocollo Italia-Albania un giorno prima della votazione alla Camera sul decreto Albania di cui l’esito è stato: 192 voti favorevoli, 111 contrari e 4 astenuti.

Il caso esaminato dalla Giudice Artone riguarda un giovane portato in Albania il 9 aprile. Arrivato in Italia nel 2017, è stato trasferito nel Cpr di Brindisi a inizio del 2025, presentando domanda di asilo. Tuttavia, la commissione esaminatrice ha respinto la richiesta. Inoltre, nonostante avesse una sorella, cittadina italiana, e sua madre, titolare di permesso di soggiorno, è stato escluso dalla protezione speciale prevista dall’articolo 19 del TUI in quanto non aveva provato la convivenza con i famigliari dal suo arrivo nel Paese. Ha presentato ricorso, ancora pendente, sebbene la sospensiva sia stata respinta.

“Finora, la Corte d’Appello non ha convalidato il trattenimento in Albania per i richiedenti asilo. Credo che questo sia il primo caso di riesame davanti al giudice di pace di Roma per un trattenimento in Albania. Questa decisione è rilevante perché, sino ad ora, il trattenimento in Albania è stato annullato solo nel caso di richiedenti asilo, a seguito di un giudizio poi ribaltato in Cassazione”. Con questa riflessione, l’avvocata Moretti evidenzia l’elemento di novità racchiuso nella pronuncia della giudice Artone. La sospensione del giudizio dell’unico organo competente, in base al Protocollo Italia-Albania, in attesa della Corte Costituzionale, potrebbe aprire la strada a una sospensione generale dei trattenimenti non solo nel Cpr di Gjader, ma anche negli altri Cpr sul territorio nazionale, indipendentemente dallo stato della richiesta di asilo politico.

L’avvocata Moretti è stata assegnata al suo assistito tramite l’Associazione Naga, dopo una segnalazione del centralino Sos Cpr, quando il giovane si trovava già in Albania. Durante il trasferimento in Albania, il ragazzo ha raccontato di essere stato bloccato con fascette ai polsi per tutto il tragitto. Un dettaglio che, insieme ai legami familiari con l’Italia, sembra ricorrere in più casi, alcuni già raccontati da ilfattoquotidiano.it. Il 9 maggio, l’avvocata Moretti ha depositato l’istanza di riesame, sottolineando sia i legami familiari dell’assistito con l’Italia attraverso la documentazione che provava la convivenza, che le sue condizioni di salute, ritenute non compatibili con il trattenimento amministrativo.

La sua richiesta si è basata anche sulla scheda sanitaria del trattenuto, da cui emerge una precedente diagnosi di disturbo da dipendenza, ricevuta nel carcere di Torino a luglio 2024, e la continua somministrazione di Rivotril e Lyrica nel Cpr. Ciò mette in luce uno dei vuoti normativi su cui si attende una pronuncia della Corte Costituzionale: la differenza di trattamento sanitario tra carceri e Cpr. A differenza delle carceri, dove è garantito un presidio sanitario nazionale permanente, i Cpr hanno un presidio sanitario collegato al gestore della struttura con la possibilità di ricorrere al sistema sanitario nazionale italiano. Nel caso del Cpr di Gjader non è garantito il sistema nazionale italiano ma tantomeno esiste una convenzione con il sistema sanitario nazionale albanese.

Come riportato da Il Manifesto, “ad oggi, sono stati trasferiti a Gjader circa 50 migranti, ma la metà di loro è stata riportata in Italia per incompatibilità sanitarie o giuridiche”. L’esigenza espressa dal giudice di pace di Roma di una pronuncia della Corte Costituzionale sulla mancanza di una legge statale che disciplini le modalità di trattenimento nei Cpr e il rispetto della dignità umana al loro interno non è un episodio isolato. Infatti, quando si è pronunciata, la giudice ha richiamato i precedenti dei colleghi che hanno sollevato questioni analoghe sulla legittimità costituzionale. Nell’attesa, l’avvocata Moretti auspica che anche altri colleghi presto depositino istanza di riesame per gli altri trattenuti, pur consapevole che, sebbene la sospensione del trattenimento da parte del giudice di pace di Roma rappresenti un precedente significativo, un altro giudice potrebbe adottare una decisione differente. Inoltre, gli sviluppi della vicenda potrebbero essere influenzati dall’Avvocatura dello Stato, che ha la possibilità di presentare ricorso in Cassazione entro cinque giorni, ovvero entro il 20 maggio.

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Il Fatto Quotidiano

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