Migranti in Albania, il commissario Ue Brunner: “Molto positivi nuovi approcci per rimpatri più efficaci”. Domani vedrà Meloni
- Postato il 17 febbraio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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La Commissione europea non si era mai esposta sul Protocollo tra Roma e Tirana sui centri per migranti che l’Italia ha aperto in Albania. Al netto dell’enfasi sull’esigenza di “soluzioni innovative”, si è sempre parlato di un “accordo esterno al diritto dell’Unione”. Questa la sintesi delle timide dichiarazioni rilasciate da commissari e portavoce della Commissione da quanto l’accordo è stato firmato il 6 novembre 2023. Così anche per la nuova Commissione, sempre guidata da Ursula von der Leyen, e ancora il 5 febbraio scorso nelle parole del commissario europeo Affari interni e Migrazioni, l’austriaco Magnus Brunner. Il Protocollo Italia-Albania, aveva risposto a un interrogazione degli eurodeputati del Pd, Avd e M5s, “non deve compromettere il sistema europeo comune di asilo o incidere negativamente sulle norme comuni dell’Ue. Deve essere complementare alle vie di accesso all’asilo esistenti e non può frapporsi a finalità e obiettivi del diritto Ue in quest’ambito, né ledere i diritti e le garanzie che gli Stati membri devono concedere alle persone che si trovano in queste situazioni”.
Due settimane dopo, nel corso di un’intervista all’Ansa alla vigilia della sua visita in Italia, Brunner pensa “che l’Italia stia cercando di trovare nuovi modi per garantire che i rimpatri avvengano davvero ed è molto positivo avere nuovi approcci”. “Dobbiamo lavorare insieme per trovare soluzioni che funzionino nella pratica e ora sto lavorando alla creazione di un quadro giuridico per sostenere i 27 nell’effettuare i rimpatri in modo efficace, quindi condividiamo pienamente questo obiettivo“. Brunner ha comunque precisato che “la Convenzione di Ginevra sancisce il principio di non respingimento, che è il fulcro della Convenzione. E questo è ulteriormente sancito sia dal diritto internazionale che dal diritto dell’Unione Europea, per garantire che le persone non vengano respinte verso Paesi che non possono assicurare la loro effettiva protezione”. Ancora: “Senza allontanarsi da questo principio, è anche dovere dell’Unione Europea fornire protezione a chi ne ha bisogno. Tuttavia – aggiunge – alcuni dei quadri giuridici sono diventati obsoleti. Con il Patto sull’asilo e sulla migrazione (approvato a maggio 2024, ndr) ora abbiamo una base solida per implementare un sistema equo e solido. E questo vale anche per i rimpatri”.
Le dichiarazioni precedono di 24 ore l’incontro a Roma con Giorgia Meloni, fissato per le 16 di martedì 18 febbraio. Inoltre, l’accento sulla necessità di una più efficace strategia dei rimpatri segue anche l’attentato del 15 febbraio a Villach, in Austria, dove un richiedente asilo siriano con regolare permesso di soggiorno, armato di coltello ha ucciso un adolescente di 14 anni ferito altre quattro persone. A fermarlo è stato un suo connazionale, che lo ha investito con la sua auto permettendo alle forze dell’ordine di intervenire. Secondo la polizia austriaca, il 23enne Ahmad G. si sarebbe radicalizzato attraverso i social network e il suo attacco è considerarsi “di matrice islamista”. Un attacco, questo di Villach, che arriva due giorni dopo che un altro richiedente asilo afghano si è schiantato con un’auto sui pedoni a Monaco, nel sud della Germania, uccidendo una bambina di due anni e sua madre, e ferendone altre 37. Cronache che pretendono una risposta anche da parte della politica, soprattutto a pochi giorni dalle urne tedesche, ennesimo appuntamento dove il tema dei migranti è al centro della campagna elettorale.
Così la Commissione rilancia l’appuntamento, già fissato dalla presidente von der Leyen, con una proposta di legge e nuove regole europee per la politica dei rimpatri. “La legge sui rimpatri è l’anello mancante del Patto sulla migrazione”, ha detto Brunner, a Madrid per il Foro Nueva Economia. “Presenteremo una nuova normativa in materia di ritorni a metà marzo, in modo che possa lavorarci su il prossimo Consiglio Europeo”, ha detto. Non è ancora chiaro se il pacchetto prenderà la forma della direttiva o del regolamento. Ci sono “vantaggi e svantaggi ed è uno dei vari temi che discuterò con Giorgia Meloni”. Intanto, dopo le ipotesi della settimana scorsa sulla trasformazione dei centri albanesi di Gjader e Shenjin in un Centro di permanenza per il rimpatri, Cpr, con la sospensione dei trasferimenti dei richiedenti intercettati nel Mediterraneo e l’invio di migranti irregolari già presenti in Italia e con un provvedimento di espulsione a loro carico, ancora si attende di conoscere le reali intenzioni del governo. Palazzo Chigi ha già riunito la settimana scorsa i tecnici del legislativo dei ministeri competenti per valutare la possibilità di adattare il format Albania. Alcuni membri della maggioranza hanno annunciato un nuovo provvedimento in materia, forse un nuovo decreto legge. “Il governo è determinato a portare avanti il protocollo Italia-Albania: siamo determinati a trovare una soluzione ad ogni ostacolo che appare”, ha detto Meloni alla Conferenza dei prefetti e dei questori. Si andrà avanti “non solo perché crediamo nel protocollo ma anche perché rivendichiamo il diritto della politica di governare e il dovere della politica di assumersi le responsabilità” e “sui flussi migratori l’indicazione dalla maggioranza dei cittadini molto chiara: ci chiedono di fermare immigrazione illegale che produce insicurezza mancata integrazione e prima nemica immigrazione illegale”. Intanto il 25 febbraio si svolgerà a Lussemburgo l’udienza orale alla Corte di giustizia europea dove avrà inizio il procedimento sui rinvii dei tribunali italiani per la questione dei Paesi sicuri che ha bloccato anche i centri in Albania.
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