Migranti, archiviate le accuse all’ex Canapificio di Caserta: “Fu un’indagine politica nata su input di Salvini”
- Postato il 24 ottobre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sette anni fa l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini ci imbastì una delle sue campagne mediatiche contro i centri sociali e i migranti, ingolosito dalla circostanza di un’inchiesta giudiziaria che affrontava entrambi i fronti. Inchiesta che mise nel mirino il centro sociale ex Canapificio di Caserta, e la sua gestione del progetto Sprar (sistema protezione e accoglienza richiedenti asilo), fino a ipotizzare una truffa sull’utilizzo di 6 milioni di euro di fondi e un’associazione a delinquere.
Il ministro picchiò duro sulla base di una indagine appena iniziata, per lo più in seguito fondata sulle sue dichiarazioni (“che ci siano dei quattrini pubblici gestiti da chi occupò dei locali è una cosa bizzarra” disse in tv collezionando inesattezze, i locali erano in comodato d’uso), e che si è rivelata inconsistente. Ma c’è voluto tempo, troppo tempo: l’archiviazione è arrivata solo nei giorni scorsi, dopo una mega perquisizione del 2019. Poi il fascicolo era rimasto a sonnecchiare sino al quando il nuovo procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Pierpaolo Bruni, lo ha tirato fuori dagli armadi e lo ha affidato a un altro sostituto per farlo definire.
Per i 17 indagati – i responsabili del centro sociale, i funzionari del Comune di Caserta, attivisti e associazionisti – è stata disposta l’archiviazione del Gip su richiesta della stessa procura. Per l’occasione si è svolta una lunga conferenza stampa, l’occasione per svuotare i sassolini dalle scarpe. “Siamo orgogliosi dell’archiviazione, sapevamo di essere innocenti, è stata un’indagine chiaramente politica” hanno detto i responsabili dell’ex Canapificio. “Un’indagine piena di forzature, errori e fraintendimenti, in cui sono state utilizzate risorse come se si dovesse scoprire la truffa del secolo o indagare sugli affari della criminalità organizzata, e soprattutto di chiara matrice politica, nata anche grazie alle dichiarazioni del ministro Salvini, allegate agli atti giudiziari come elemento a sostegno dell’accusa, indagine aperta dopo le sue parole e non è stata una coincidenza”, hanno detto tre dei difensori dei 17 ex indagati, gli avvocati Carmine Malinconico, Francesco Pugliatti e Antonello Fabrocile (a difendere gli indagati anche Giuseppe Stellato e Alberto Martucci).
L’archiviazione è scattata per Virginia Crovella, candidata alle Regionali con la lista che fa capo al candidato Roberto Fico, Fabio Basile, Mimma D’Amico, Imma D’Amico, Giampaolo Mosca, Enzo Fiano, Federica Maria Crovella, Massimo Cocciardo, Andrea Bartoli, Gianluca Castaldi, Claudia Campolattano, Suor Rita Giarretta, per l’ex funzionario del Comune di Caserta Matteo Palmisani, per Riccardo Russo del Servizio Centrale del Viminale, e per i tre ex revisori dei conti del Comune di Caserta, Bruno D’Agostino, Michelina Bruno e Pietro Losco.
L’indagine finisce nel cestino ma ha lasciato un cumulo di macerie. L’ex Canapificio si vide sospendere l’erogazione dei fondi Sprar e fu sgomberato dalla sua storica sede per motivi strutturali. Ha dovuto lottare con le unghie e i denti per difendere la sua reputazione. E ribattere colpo su colpo a strumentalizzazioni, allusioni, ripercussioni, aggressioni mediatiche.
I pm avevano lavorato su due filoni poi accorpati. Il primo nato dalla denuncia di un ex operatore del Centro ex Canapificio che era stato accusato in precedenza dai responsabili di essersi impossessato di beni destinati ai migranti; ipotizzava l’estorsione in relazione ad un fondo di solidarietà creato dai responsabili del Centro, con questi ultimi che per l’accusa avrebbero obbligavano gli altri associati a versare delle somme, circostanza negata dai soci che hanno poi testimoniato nel corso delle indagini. Il secondo filone, quello principale, riguardava la presunta truffa sui fondi dei migranti, aperta dopo la polemica tra il Centro sociale e Salvini; scontro partito da un episodio avvenuto a Caserta a giugno 2018, quando due richiedenti asilo ospiti dello Sprar gestito dal Centro sociale furono colpiti da fucili a pallini mentre erano per strada da persone che in auto gridarono “Salvini, Salvini”.
Il Vescovo di Caserta Pietro Lagnese si è detto “lieto e sollevato” dell’archiviazione delle indagini: “Conoscendo le persone coinvolte, ero fin dall’inizio fiducioso che tutto si sarebbe risolto per il meglio”. Tra queste c’era suor Rita, conosciuta per il suo generoso impegno per prostitute e donne in difficoltà. Era stata indagata pure lei, è tra i 17 nomi archiviati.
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