Migrante trasferito in Albania richiede asilo e viene riportato in Italia: l’ultimo inciampo del governo

  • Postato il 20 aprile 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ha presentato richiesta d’asilo e per questo non può essere trattenuto nel Cpr di Gjader in Albania. Ritorna così in Italia un migrante marocchino, uno dei quaranta trasferiti nel centro albanese pochi giorni fa. La decisione è stata presa dalla Corte d’appello di Roma e rappresenta un altro inciampo per la nuova strategia del governo Meloni che – dopo i flop dei trasferimenti diretti di migranti soccorsi in mare – ha deciso di convertire la struttura in Albania in Centro di permanenza per il rimpatrio. Intanto, però, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi esulta per il “primo rimpatrio dall’Albania di un cittadino straniero trattenuto nel Centro di Gjader”: in realtà, però, il migrante è stato prima riportato in Italia scortato, per essere da qui imbarcato su aereo per il rimpatrio. Una giostra inutilmente costosa.

La decisione della Corte d’appello – Dei primi migranti trasferiti in Albania l’11 aprile, tre erano già stati rimandati in Italia nei giorni scorsi: due perché le loro condizioni di salute non sono state giudicate compatibili con il trattenimento in quel tipo di centro e uno per un ricorso pendente al momento del trasferimento. A loro così si aggiunge il cittadino marocchino. L’uomo, che risulta in Italia dal 2021, era stato espulso dalla prefettura di Napoli il 31 marzo, come spiega il Manifesto. Nel corso della sua permanenza del Cpr ha manifestato la volontà di presentare la domanda di protezione internazionale, formalizzata il 17 aprile. E questo passo, secondo la Corte, fa sì che lo straniero debba rientrare in Italia. Dopo la richiesta di protezione internazionale serve infatti una nuova udienza di convalida della detenzione e la competenza passa dal giudice di pace alla Corte d’appello. Ed è stato pertanto stabilito l’assenza di requisiti per il trattenimento in Albania. Il trentenne marocchino, difeso dagli avvocati Donato Pianoforte e Ginevra Maccarrone, torna pertanto in Italia.

Il primo rimpatrio (dall’Italia) – Quasi in contemporanea al deposito della sentenza, il ministro Piantedosi ha annunciato sui social il primo rimpatrio “dall’Albania” di un bengalese 42enne trattenuto nel Cpr di Gjader: “Le operazioni di rimpatrio dei migranti irregolari proseguiranno anche nei prossimi giorni come previsto dalla strategia di Governo per una più efficace azione di contrasto all’immigrazione illegale”, ha precisato il capo del Viminale. Il bengalese era arrivato in Italia nel 2009 ed è stato espulso per pericolosità sociale: a suo carico aveva vari precedenti tra cui un episodio di violenza domestica. Ma per essere ricondotto nel suo Paese d’origine, il migrante è stato riportato in Italia dopo una permanenza di pochi giorni in Albania. Come già spiegato da ilfattoquotidiano.it, infatti, nessun rimpatrio può avvenire direttamente dal Paese di Edi Rama.

Tutti gli spostamenti prima del rimpatrio – Il 42enne bengalese entra nel Cpr di Pian del Lago, a Caltanissetta, il 25 marzo scorso. Pochi giorni fa viene trasferito dalla Sicilia a Brindisi, poi l’imbarco sulla nave Lybra della Marina Militare che fa rotta verso l’Albania con i 40 migranti. Nel centro di Gjader l’uomo rimane solo sei giorni. Scortato dalla polizia viene, infatti, riportato in Italia dove viene imbarcato su un aereo diretto in Bangladesh. Tappe che appaiono come inutili (oltre che costose) visto che lo stesso migrante poteva essere rimpatriato senza bisogno di andare in Albania. Tra l’altro i 10 Cpr italiani non sono al momento sovraffollati: dei circa mille posti disponibili al momento contengono alcune centinaia di persone. “Piantedosi festeggia come se fosse la vittoria del secolo e invece è la solita propaganda da circo Togni, con tutto il rispetto per il circo”, ha commentato sui social Davide Faraone, vice-presidente di Italia Viva. “Come definire infatti se non una buffonata spostare in Albania un migrante già recluso in un Cpr in Italia e rimpatriarlo, quando sarebbe potuto essere rimpatriato direttamente dall’Italia, prima e senza costi aggiuntivi per la collettività?”, continua Faraone ricordando che “i Cpr in Italia non sono pieni” e “non c’è una situazione di sovraffollamento che giustifichi l’utilizzo degli inutili centri albanesi e gli spostamenti di navi militari lungo il Mediterraneo”.

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Il Fatto Quotidiano

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