“Mi spiace per chi pensa che questa sia un’orma di dinosauro. Serve uno studio serio non una conferenza stampa”: il caso “Bibi” lascia perplessi i paleontologi

  • Postato il 17 aprile 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un anno fa, tre ricercatori hanno annunciato la scoperta del primo dinosauro sardo. Si chiama “Bibi”, sarebbe una femmina, e avrebbe lasciato la sua impronta su una roccia di 165 milioni di anni fa. Ma la comunità scientifica non ci sta: “Serve uno studio serio, pubblicato su rivista scientifica, non una conferenza stampa”. La scoperta è avvenuta durante le riprese di un documentario in Ogliastra, a Monte Oro.

Antonio Assorgia, Sergio Ginesu e Stefania Sias, docenti delle Università di Cagliari e Sassari, presentano tre depressioni ovali nella roccia come l’impronta di un teropode. “È qualcosa che non era mai stato trovato prima”, afferma Ginesu. “Le impronte ci parlano e ci raccontano come stavano le cose 165 milioni di anni fa, quello di Baunei era probabilmente un erbivoro, vista la mancanza di artigli ed era un bipede lungo circa 120 160 centimetri”, ha detto il paleontologo e docente dell’Università di Sassari, Marco Zedda. Ma manca uno studio pubblicato. Così come c’è bisogno della revisione dei paleontologi. E soprattutto, manca una pista: “Per confermare un’impronta servono almeno due segni in sequenza, o meglio ancora una serie”, spiega il paleontologo Daniel Zoboli.

I paleontologi sardi sono scettici. Luigi Sanciu, direttore del polo naturalistico di Masullas, è netto: “Le impronte sono semplici forme di corrosione superficiale del calcare. Fare una conferenza senza pubblicare i dati non ha senso”. Andrea Cau, autore del blog Theropoda, va oltre: “Mi spiace per chi pensa che questa sia un’orma di dinosauro, ma non è una spiegazione plausibile. Temo sia un caso di pareidolia”. Ginesu e il sindaco di Baunei difendono il ritrovamento. “Tutto verrà chiarito nelle sedi opportune”, dichiara il primo. Il sindaco Monni chiede rispetto: “Mi chiedo se c’è rigore in chi, avendo visto solo una foto, esclude categoricamente la bontà della ricerca”. Eppure, anche tra i sostenitori di “Bibi”, si ammette che la verifica scientifica non c’è ancora. Per ora, resta un’ipotesi, forse suggestiva.

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Il Fatto Quotidiano

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