“Mi raccomando, non diciamo niente”: rubavano oro e gioielli dai cadaveri nei cimiteri, indagati sei dipendenti del Comune di Milano

  • Postato il 12 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Rovistavano tra le salme all’obitorio di piazzale Gorini a Milano, rubando anelli, collane, orecchini e persino una protesi dentaria in oro. È l’accusa che la Procura di Milano muove a sei dipendenti dell’Area servizi funebri e cimiteriali del Comune. Quattro di loro sono ancora in servizio, mentre due, forse fiutando l’indagine, si sono licenziati nei mesi scorsi. L’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Bruna Albertini e dal pm Antonio Cristillo e riportata oggi dai principali quotidiani, è nata lo scorso anno grazie alle segnalazioni dei familiari dei defunti, che avevano denunciato la misteriosa scomparsa di gioielli dai corpi dei loro cari.

Gli investigatori della Polizia Locale, guidati dal comandante Gianluca Mirabelli, hanno ricostruito un modus operandi che si svolgeva in due fasi: i furti avvenivano sia nelle camere mortuarie dell’obitorio di piazzale Gorini, sia, in modo ancora più odioso, nelle abitazioni dei defunti durante le operazioni di recupero dei corpi. Approfittando dell’assenza di parenti stretti o dello choc del momento, gli addetti comunali agivano – secondo le indagini – indisturbati, sottraendo preziosi di ogni genere. In un caso specifico, è stata portata via un’arcata dentaria d’oro a una donna morta in un incidente stradale.

L’indagine, inizialmente concentrata su un singolo ex dipendente, si è poi allargata agli altri cinque. A incastrare il gruppo sarebbero state le ricevute dei “compro oro” di Milano e Lodi, dove la merce rubata veniva rivenduta. Gli agenti della Squadra interventi speciali del Nucleo Radiomobile hanno trovato scontrini le cui date sarebbero compatibili con i furti denunciati. Al vaglio degli inquirenti ci sono ora i cellulari e i computer sequestrati durante le perquisizioni a settembre, ma anche diverse intercettazioni telefoniche e ambientali. In una di queste, si sentirebbero gli indagati dirsi: “Mi raccomando, non diciamo niente”, un segnale, secondo chi indaga, che fossero consapevoli di essere controllati.

Al momento, i casi di furto ricostruiti e accertati sono sette, concentrati principalmente tra il 2024 e il 2025, ma gli investigatori sospettano che ce ne siano molti altri precedenti. Il sospetto della Polizia Locale è che la rete di furti e compravendite di monili rubati all’interno dell’obitorio di Città Studi sia, in realtà, “molto più ampia e articolata” di quanto emerso finora.

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Il Fatto Quotidiano

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