Mezzogiorno di fuoco, un western allegorico senza tempo
- Postato il 26 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Mezzogiorno di fuoco, un western allegorico senza tempo
QUANDO nel 1952 arriva nelle sale americane Mezzogiorno di fuoco il regista Fred Zinnemann ha già vinto due Oscar ma lo star system hollywoodiano non è completamente convinto che un autore europeo – Zinnemann è di origine austriaca come Fritz Lang, Billy Wilder, Otto Preminger – possa comprendere le dinamiche di un genere, il western, così fondante per la cultura americana. A convincere sarà la scelta come protagonisti di Gary Cooper, icona del cinema americano e di una giovane Grace Kelly, già in grande considerazione.
Basato sul racconto “The Tin Star” di John W. Cunningham e sceneggiato da Carl Foreman, il film racconta la storia di Will Kane che, appena sposato, subito si dimette dall’incarico di sceriffo di Hadleyville, tipica cittadina del West, con la main street, i negozi, le casette bianche con il giardino, la chiesa, il saloon, le strade polverose. La coppia, infatti, sta per lasciare il paese per una nuova vita. In attesa che arrivi il sostituto, giungono nella cittadina tre componenti della banda di Frank Miller per aspettare l’arrivo del loro capo con il treno di mezzogiorno. Miller è stato condannato all’ergastolo cinque anni prima, arrestato da Kane, e, graziato dal governo federale, sta tornando in città per vendicarsi.
La suspense del momento è segnata dall’ossessiva attesa del treno di mezzogiorno e dalle discussioni che Kane fa con i concittadini; tutti vorrebbero che andasse via, ma lui, dopo un primo momento in cui pensa di lasciare, torna indietro per un alto senso etico, per non abbandonare la comunità nelle mani dei fuorilegge. Il tempo che trascorre si lega strettamente allo spazio in cui si muove lo sceriffo che viene lasciato solo; nessuno, infatti, sembra volerlo aiutare ad affrontare l’arrivo di Miller per vigliaccheria, convenienza economica o calcolo politico. Nemmeno la moglie che disprezza la violenza e non vuole che lui si scontri con i banditi. Kane è quindi abbandonato dagli amici, dalla legge, dagli amministratori perché è vero che ha ristabilito l’ordine nel paese, permettendo alle donne di girare sole e ai bambini di tornare a giocare nelle strade sicure, ma allo stesso tempo ha diminuito gli “affari” dei commercianti, del saloon, dell’albergo. La comunità ha acquistato in tranquillità, ma ha perso in espansione e arricchimento.
Il tema fondamentale di Mezzogiorno di fuoco è, dunque, lo scontro tra l’etica individuale e il senso di smarrimento della comunità ed infatti l’aspetto interessante alla fine, non è lo scontro tra sceriffo e banditi ma il conflitto tra gli interessi meschini della collettività e i valori individuali di Kane. Del resto, gli unici che gli offriranno un aiuto disinteressato sono un ragazzino e un vecchio ubriaco, vale a dire gli ultimi, i reietti ed è per loro che lo sceriffo sceglie di lottare. Il film si dipana come un racconto semplice ma appassionante che lo sceneggiatore Foreman decide curiosamente di impostare in tempo reale – gli 84’ di durata corrispondono al tempo di azione della finzione – con una perfezione stilistica e narrativa che ha fatto scuola. E così, l’unica incursione di Fred Zinnemann nel western, si trasforma in uno dei massimi capolavori nella storia del genere o, forse, dell’intera storia del cinema.
Le ragioni che hanno determinato la fortuna di Mezzogiorno di fuoco, un classico, divenuto negli anni un’icona culturale, sono molteplici. Nella vicenda dell’eroe che da solo va incontro al suo destino non va letta solo una metafora dell’individualismo americano, ma anche la cupa pagina delle persecuzioni maccartiste, vissute dallo stesso sceneggiatore. Sospettato di essere comunista, durante la lavorazione del film Foreman viene chiamato a testimoniare davanti alla Commissione d’indagine sulle attività antiamericane, ma si rifiuta di fare nomi o di pronunciarsi sulle sue convinzioni politiche. Finisce così nella lista nera e, snobbato da Hollywood, è costretto a continuare la sua carriera in Europa. La prova amara e dolorosa di Cooper nella parte dello sceriffo di Hadleyville fa ottenere all’attore il suo secondo Oscar e rilancia la sua carriera di divo del western. Il film viene premiato anche con l’Oscar per la migliore canzone, per la migliore colonna sonora e per il miglior montaggio.
Il Quotidiano del Sud.
Mezzogiorno di fuoco, un western allegorico senza tempo