“Messa alla prova e giustizia minorile a rischio paralisi”, l’appello di Alpim al ministro Nordio
- Postato il 19 dicembre 2024
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- Di Genova24
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Genova. “Siamo seriamente preoccupati come Alpim delle gravi difficoltà che si stanno riscontrando nell’applicazione dell’ importante istituto di messa alla prova minorile. Sottoponiamo alla sua attenzione la necessità di rimuovere tutti gli ostacoli che di fatto ne impediscano l’applicazione come, d’altra parte, indicato dagli stessi magistrati minorili del Tribunale di Genova”.
Con queste parole il presidente di Alpim – Associazione ligure per i minori – Carlo Castellano presenta la lettera aperta inviata in queste ore al Ministro di Grazia e Giustizia Carlo Nordio, per cercare di contrastare la paralisi della “Messa alla prova”, l’istituito giuridico che in questi anni ha permesso a molti minori colpevoli di reato di recuperare la propria posizione all’interno della società, ma che oggi sembra soffocare all’interno delle carenze strutturali del comparto della giustizia minorile.
“Alpim è stata fondata nel 1989 immediatamente dopo l’emanazione del Decreto – DPR448/88 che introduceva nel nostro ordinamento l’innovativa misura penale della “Messa alla prova” per minori – si legge nella lettera indirizzata al ministro – L’idea del legislatore era che l’adolescenza è periodo di grandi mutamenti e che quindi fosse necessario affiancare il minore per aiutarlo a superare il disagio e contemporaneamente evitargli di andare subito in carcere. Gli interventi dei primi anni hanno confermato l’importanza e la correttezza di questa misura. Alpim nei suoi 35 anni di attività ha seguito oltre 1500 ragazze e ragazzi fragili, coinvolti da provvedimenti di messa alla prova, e le loro famiglie, in collaborazione con i Servizi Minorili della Giustizia”.
Una situazione, secondo Alpim, oggi profondamente cambiata: “Ad esempio, abbiamo seguito un ragazzo che a 16 anni è stato coinvolto in una rissa e solo quattro anni dopo, a 20 anni, è stato convocato per il processo – si legge nella missiva – Quattro anni sono un tempo lungo nella vita di un adolescente che ha già, evidentemente, rielaborato o rimosso l’esperienza del reato che gli appare troppo distante e ciò rende arduo e poco significativo l’intervento educativo. E allora: che senso ha affiancarlo ora con educatori? Questa purtroppo non è un’eccezione ma sta diventando la prassi”.
Tempistiche dettate da inciampi e incartamenti burocratici all’interno di un percorso, quello della giustizia minorile, sempre più paralizzato da carenze di personale e da procedure sempre più complesse: “Intervenire con tanto ritardo costituisce un colpevole spreco di risorse con danno grave alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi tra i più fragili. Se i tribunali per minori sono sempre più sguarniti di personale a tutti i livelli e sempre più gravati da adempimenti burocratici, come è stato sottolineato nei giorni scorsi dai magistrati minorili di Genova, il risultato non può che essere catastrofico – conclude la lettera – Noi come Associazione che da subito ha applicato la misura della messa alla prova minorile, sottolineiamo la necessità e l’urgenza di ‘riprenderla’ nei suoi presupposti originari chiedendo un adeguato aumento di risorse tali da consentite ai Tribunali per i minorenni di farsi carico delle pressanti esigenze del penale minorile”.