Merz e von der Leyen plaudono al Papa che invoca “braccia aperte agli ultimi”. Ma promettono pugno duro coi migranti
- Postato il 9 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Friedrich Merz e Ursula von der Leyen hanno accolto l’elezione del nuovo Papa parlando di “fonte d’ispirazione per milioni di europei dal duraturo impegno della Chiesa per la pace, la dignità umana“. Devono però aver perso il passaggio finale del suo primo discorso da Pontefice, quello in cui Leone XIV chiede ai fedeli di “cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore”. Perché a nemmeno 24 ore dal discorso di piazza San Pietro il nuovo cancelliere tedesco e la presidente della Commissione Ue hanno rinnovato il loro impegno a portare avanti l’unico dossier che sembra unire tutti i 27 Stati membri dell’Ue: la lotta all’immigrazione.
La strategia è quella emersa negli ultimi anni: costruire quella fortezza Europa che mira a disincentivare l’arrivo di nuovi immigrati extracomunitari in territorio Ue. Con il patto sulle migrazioni e l’asilo, ha dichiarato proprio von der Leyen nel corso della conferenza stampa congiunta per il Giorno dell’Europa, “avremo confini esterni più robusti, modi migliori per prevenire i movimenti secondari e rapide procedure di asilo”. E per l’occasione si è detta anche “lieta di annunciare che stanzieremo altri 3 miliardi di euro“. La capa di Palazzo Berlaymont ha poi aggiunto che “sulla dimensione esterna il secondo pilastro della nostra politica migratoria sono i partenariati con i Paesi vicini e questi partenariati danno risultati”. Ed è passata così a elencare quelli che a suo dire sono i successi derivati dalle nuove e più stringenti politiche Ue in materia di migrazione: “Quest’anno gli arrivi illegali sono diminuiti del 30%. Infine, gli Stati membri devono aumentare i rimpatri. Solo il 20% dei migranti con una decisione negativa in materia di asilo viene rimpatriato nel proprio Paese. A marzo la Commissione ha presentato una proposta sui rimpatri. Ora gli Stati membri e il Parlamento europeo devono svolgere il loro ruolo. Nel complesso, abbiamo dimostrato che insieme possiamo superare le sfide della migrazione irregolare. E credo che potremo continuare”.
Sulle stesse posizioni anche Merz che sottolinea “l’importanza dell’avere l’area Schengen“: “È un enorme vantaggio e desideriamo mantenerla. Ora, l’area Schengen e il regolamento di Dublino stabiliscono che la richiesta di asilo deve essere presentata nel Paese di primo ingresso. E in generale, raramente si tratta della Germania. Fatta eccezione per la Svizzera, non abbiamo frontiere esterne e la Svizzera fa parte dell’area Schengen”. Un’affermazione che ha uno scopo ben preciso: ribadire che la Germania non dovrebbe occuparsi di richieste d’asilo, dato che non è un Paese di primo ingresso, e che la battaglia da combattere, come sostenuto anche da von der Leyen, sia quella dei movimenti secondari, ossia gli arrivi di immigrati extracomunitari da Paesi che fanno parte dell’area Schengen. “Presentare una richiesta di asilo, indipendentemente dal fatto che si tratti di diritto europeo o tedesco in materia di asilo, non dovrebbe essere possibile in una frontiera Schengen europea. Il governo precedente stava già attuando queste misure di rimpatrio. Sappiamo che questo è possibile solo per un periodo di tempo limitato”.
Il cancelliere ha poi risposto alle indiscrezioni di stampa secondo le quali avrebbe intenzione di dichiarare l’emergenza nazionale sulle politiche d’asilo: “Nessuno nel governo, men che meno io, ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Non è così, ma rafforzeremo i nostri controlli alle frontiere, come abbiamo fatto in occasione delle partite di calcio dell’anno scorso. Sempre in linea con il diritto europeo e ne abbiamo informato i nostri vicini e partner. Non andremo da soli come Germania. Stiamo lavorando a stretto contatto con i nostri vicini e partner”.
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