Menzani: Mina, nessuna e centomila

  • Postato il 19 novembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Menzani: Mina, nessuna e centomila

Può essere tutto quello che vuole grazie al fatto che non la vediamo da quasi cinquant'anni. È tutto quello che vuole. È stata un'aliena, Mina, una Paperina, una scimmia, una culturista. Oggi nella copertina del nuovo disco è la polena di una nave, una figura femminile misteriosa e imponente. «Uno dei dischi che l'ha divertita di più in assoluto, una voce che ha stupito anche noi, per la sua età», ammette il figlio manager Massimiliano Pani presentando Gassa d'amante. Che significa questo titolo? «Uno dei nodi in gergo marinaro, molto solido». Il disegno della copertina è dell'amico artista Mauro Belletti che dal '72 disegna le sue copertine, ancora prima che esistesse fotoshop o l'intelligenza artificiale.

Ogni anno arrivano a Mina, caricati sul suo sito, dai tre ai quattromila pezzi. Di autori famosi o gente sconosciuta. Belli o brutti. Da rimaneggiare o già perfetti. Lei li ascolta tutti e sceglie. Lei parla ai suoi collaboratori e decide tutto. Ha chiesto anche di scrivere per lei a Ivano Fossati, ma questa volta lui ha detto di no. Elisa Toffoli firma un suo brano, Senza farmi male, che non è il migliore di questo disco di inediti antico e contemporaneo insieme. Anche Francesco Gabbani, con cui Mina ha un solido rapporto, contribuisce firmando Buttalo via. Di Fabio Concato canta l'unica cover del disco, Non smetto di aspettarti, «perché le piaceva e la voleva cantare a tutti i costi». Alberto Anelli, che con Cristiano Malgioglio le aveva scritto L'importante è finire, qui le dà È così che funziona, scritta con Alberto De Martini.

Nel 2023 Spotify decretava che Elodie, Annalisa e Mina erano le tre voci femminili più ascoltate. Le prime due le vediamo in ogni salsa. La terza non si mostra dal'78. «Sociologicamente la cosa è inspiegabile», dice Pani. Mina, al secolo Mina Anna Mazzini, 84 anni lo scorso marzo, quando si vede in televisione durante una delle tante celebrazioni, cambia canale, dicendo qualcosa in cremonese stretto, non le piace vedersi.

Ama solo la musica e la libertà. Nella sua casa di Lugano ascolta di tutto, da Vivaldi ai nuovi fenomeni spagnoli che modernizzano la bossa nova. I suoi nipoti, figli di Pani, le propongono gli artisti più alternativi, ruolo che un tempo aveva la figlia, Benedetta Mazzini, che le fece scoprire gli Afterhours. E poi ascolta, seleziona. E arriva il nuovo album. È bello? Sì. Ma sarebbero belle anche le istruzioni dell'Aerosol, cantate da lei. Un album fuori dalle mode, senza reggaetón, clamoroso.

Esce il 22 novembre per l'etichetta PD: è ironica ne Il cuore si sbaglia, imprevedibile in Amami e basta (scritta da un ragazzo, detto “Lumi”, che di lavoro fa l'assistente sociale), essenziale nel pezzo archi e voce L'amore vero che sarà una dei brani della colonna sonora del nuovo film di Ferzan Ozpetek Diamanti. La voce è rimasta uguale, anche perché da 50 anni evita lo stress dei live, il vento, il caldo, il freddo, o forse perché ha qualcosa di ultraterreno. Nelle poche foto che circolano di lei gira sempre con una sciarpa sulla gola. La cura con cui cura la sua voce è la stessa che usa nel lavoro. Abbraccia tutte le tonalità, è la più grande interprete che abbiamo in Italia, che è cosa diversa da cantante, di quelle ce ne sono tante.

«Mina è la più grande che io abbia mai sentito. È divina», diceva la Minnelli nel 2008; «Un'attrice nata, simbolo della civiltà tecnologica, fantasma lunare, aggressiva e pop», diceva Andy Warhol nel 1972. Per Elvis Costello «la più grande cantante italiana», «La sua voce è un miracolo», parola di De Andrè. Ne citiamo solo un altro, l'ultimo: Mick Jagger. Ecco cosa dice di lei: «Persone come me, Tina Turner, Paul McCartney e, in Italia, gente dalla voce d'angelo come Mina, abbiamo mantenuto la nostra vitalità adolescenziale perché non abbiamo ceduto a compromessi di alcun genere». Giovani si diventa.

Il tutto senza prendere un aereo, senza tour estenuanti, interviste a comando, partecipazioni tv, senza fare fatiche inutili, solo le fatiche del lavoro duro e della curiosità. «È un'intellettuale. Lei è il più grande direttore artistico che abbiamo», dice Pani, ma la probabilità che lo faccia a Sanremo è pari allo zero. La vedremo mai duettare con un grande del passato? Il figlio dice di no, «l'intelligenza artificiale può funzionare nell'immagine ma musicalmente non saprei».

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Libero Quotidiano

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