Meloni, un governicchio per l’opposizione ma non per gli italiani: da Washington tornerà un governone?

  • Postato il 15 aprile 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Il governicchio: così definisce la sinistra l’esecutivo di Giorgia Meloni. Tre anni (o quasi) a Palazzo Chigi: risultati vicino allo zero, con il Paese che soffre di un bilancio da paura.

L’opposizione fa il suo mestiere, cerca di mettere il bastone fra le ruote a chi ha vinto le elezioni.

Trova ogni giorno un cavillo su cui imperniare la sua polemica. Niente da dire: in democrazia questo è il gioco dell’alternanza.

Ma chi sono coloro che vorrebbero rivoluzionare l’attuale assetto politico? Sono quattro o cinque partiti che non si mettono d’accordo su niente.

Il PD guida l’opposizione a Meloni

Elly Schlein e Giorgia Meloni, due donne in politica
Meloni, un governicchio per l’opposizione ma non per gli italiani: da Washington tornerà un governone? – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Il Pd deve leccarsi le proprie ferite che sono tante, Elly Schlein cerca in tutte le maniere di salvare il salvabile, ma ha un compito ingrato.

I 5Stelle sono indubbiamente a sinistra dello schieramento, ma non gradiscono la presenza dei primi della classe, cioè i dem che hanno molti voti più di loro. Cosicchè, l’accordo va a farsi friggere e ad aiutarlo non bastano i cespugli che hanno sondaggi di poco conto.

Italia Viva e Azione sono leggermente sopra o sotto il tre per cento e la loro voce conta poco o nulla. Il giorno in cui hanno cercato di costruire un nuovo centro sono praticamente venuti alle mani fallendo ancor prima di nascere.

Rimane il grande sogno del campo largo difeso ad oltranza dalla segretaria del Pd, ma l’ostacolo principale nasce dai suoi stessi amici che guardano assai male la virata a sinistra che lei ha voluto dare al partito.

  • Campo largo o ordine sparso?

“Uniti si vince”, continua a sostenere, ma Dario Franceschini, ex ministro e autorevole esponente dei dem, la pensa in maniera completamente diversa: “Votiamo sparpagliati al patto ci arriviamo dopo che il popolo sovrano ha riservato più voti a noi che ad una destra senza nessuna idea”.

Quale futuro dovremo aspettarci? Ad essere logici, non è  presumibile a tutt’oggi che il governo possa temere le incursioni di chi desidera mandarli a casa.

I numeri sono sempre dalla loro parte, la luna di miele della Meloni con il popolo italiano è tutt’altro che tramontata, la triade che governa, sia pure tra mille sfaccettature, alla fine trova l’unità per andare avanti.

È vero, però, che le promesse fatte da Giorgia Meloni in campagna elettorale sono rimaste per il momento sulla carta. “E’ finita la pacchia”, diceva ironicamente alla folla che andava ad ascoltarla ai comizi. Non c’è dubbio, però, che alcuni importanti obbiettivi della Meloni sono rimasti al palo. Citiamo quelli per cui si è battuta (e si batte ancora) allo spasimo: il presidenzialismo, cioè l’elezione diretta del capo dello Stato, di cui non si è nemmeno cominciato a parlare. Si è tentata una virata con il premierato: il presidente del consiglio votato direttamente dalla gente che si reca alle urne. La riforma giace in Parlamento e forse non se ne parlerà più in questa legislatura. Si teme il referendum e come possa finire questa consultazione sarebbe bene chiederlo a Matteo Renzi che, perdendo,  dovette lasciare in fretta e furia la poltrona di Palazzo Chigi.

Poi ancora, la riforma della giustizia su cui si combatte ogni giorno una strenua battaglia perché le toghe non vogliono perdere il loro prestigio e la loro autorità.

Non ci rimane che il problema dei migranti che oscilla tra vittorie e sconfitte a causa di una magistratura che non è affatto in sintonia con il governo Meloni.

Al centro creato in Albania, vanno e vengono come in crociera i giovani che, indesiderati, debbono essere espulsi. Però la premier non demorde e alzando il tono della voce tuona: “Funzioneranno, statene certi”.

Un risultato però è certo: l’immigrazione clandestina è stata nel 2024 inferiore del 60% all’anno precedente.

Merita peste e corna questo esecutivo? Assolutamente no, se dobbiamo stare ai sondaggi che continuano a dare ai Fratelli d’Italia percetuali che sono al di sopra del trenta per cento.

E se consideriamo l’atteggiamento positivo della grande stampa internazionale, coronato dal miglioramento del rating del debito italiano riconosciuto da parte di tutte le agenzie mondiali.

Dopo domani, La Meloni volerà a Washington per incontrare Trump e risolvere (forse) il problema dei dazi che potrebbero infliggere un colpo mortale al nostro bilancio.

Giorgia è ottimista, la Von der Layen è con lei, in Europa la sua politica è gradita ai più. Se dovesse incassare un “si” dal colloquio con Donald Trump, il suo prestigio aumenterebbe di molto e il governicchio diventerebbe un governone. E’ una speranza che dovremmo volere tutti per un futuro più tranquillo e senza guerre.

Subito dopo Pasqua, ricorre una data importante: il 25 aprile, giorno della Liberazoone. Che sia quella una festa che non divida il Paese tra i pro e i contro. Tutti insieme affinchè i nostri figli o nipoti possano vivere in santa pace.

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Autore
Blitz

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