Meloni: “Intendiamo rispettare l’impegno per le spese militari”. Giorgetti: “12 miliardi nei prossimi tre anni”
- Postato il 17 ottobre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Abbiamo sempre detto che le risorse aggiuntive sulla difesa, perché intendiamo mantenere i nostri impegni, non avrebbero gravato sulle altre voci di spesa, cioè che non avremmo distolto soldi da altre priorità che avevamo per metterli sulla difesa e così è stato”. Queste le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri che ha varato la Legge di bilancio, per parlare delle spese militari.
“L’incremento dello 0,15% delle spese per la difesa che è nei nostri intendimenti verrà coperto comunque con risorse aggiuntive rispetto a questa legge di bilancio”, ha aggiunto Meloni. Più nel dettaglio, su dove verranno reperite le risorse per far fronte alla spesa, è entrato il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.
“Dodici miliardi è la cifra in più che ci sarà nel bilancio 2028, pari allo 0,5 per cento del Pil. Potranno essere finanziati o col Btp o col Safe (Security Action for Europe, programma di prestiti dell’UE destinato a finanziare l’industria della difesa, ndr), che è molto parente del Pnrr, con prestiti a lungo termine che devono essere restituiti”, ha spiegato Giorgetti. Ed ha poi aggiunto: “Non abbiamo ancora attivato la clausola Safe perché abbiamo l’ambizione di uscire dalla procedura di infrazione un anno prima del previsto, cioè già nel 2025. Siamo ragionevolmente fiduciosi che ciò possa avvenire e questo ci pone al riparo dal rischio che la spesa per la difesa possa in qualche modo riportarci sopra il 3%, dopo che con tanta fatica siamo andati sotto, anche se dai documenti che abbiamo presentato appare remota come possibilità”.
“Noi vorremmo che queste risorse scendano nell’economia italiana, finanzino anche l’industria della difesa italiana e creino crescita e occupazione in Italia – ha concluso Giorgetti – anche se a qualcuno potrà non piacere, per questo motivo stiamo lavorando e abbiamo spinto i nostri giganti nazionali nel campo della difesa, Fincantieri e Leonardo, a cercare interlocuzioni con soggetti europei per lanciare dei progetti che possono aderire al piano Safe, che richiedono esattamente questa forma di compartecipazione di diversi paesi”.
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