Meloni: “Il reato di femminicidio un passo avanti a tutela delle donne vittime di violenza”. Roccella: “Mutamento culturale”. La Lega muta

  • Postato il 7 marzo 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Tutti favorevoli, con qualche distinguo e precisazione. L’introduzione del reato di femminicidioprevisto dal disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri – mette quasi totalmente d’accordo maggioranza e opposizione. Esultano, ovviamente, la premier Giorgia Meloni, i ministri e buona parte del centrodestra. Non disdegnano anche nel centrosinistra, con Pd e M5s che mettono alcuni puntini sulle “i” ricordando come si tratti di una “presa d’atto” dell’esistenza del fenomeno dopo averne negato l’esistenza. Così, alla fine, a spiccare è il silenzio della Lega. Meloni parla di “un altro passo avanti nell’azione di sistema” per “contrastare la violenza nei confronti delle donne e per tutelare le vittime”.

Per la premier, il Consiglio dei ministri “ha varato un disegno di legge estremamente significativo, che introduce nel nostro ordinamento il delitto di femminicidio come reato autonomo, sanzionandolo con l’ergastolo”, oltre alla previsione di aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn. “Norme che considero molto importanti e che abbiamo fortemente voluto per dare una sferzata nella lotta a questa intollerabile piaga”, aggiunge Meloni. La ministra della Famiglia Eugenia Roccella sottolinea: “Abbiamo sempre detto che la lotta ai femminicidi e alla violenza alle donne deve essere una lotta anche contro la cultura diffusa, nelle relazioni uomo-donna. Introdurre il reato di femminicidio è soprattutto un tentativo di produrre un mutamento culturale”.

Il governo – spiega la ministra – ha voluto riconoscere una “specificità del reato di femminicidio e la sua differenza rispetto all’omicidio, non come una maggiore gravità dal punto di vista etico ma proprio perché ha una diversità testimoniata anche dal numero di omicidi”. C’è, ha aggiunto, “una asimmetria evidente tra il numero di uccisioni di donne da parte di uomini rispetto a quello di uomini da parte di donne che sono numeri irrisori, quasi inesistenti”. Per Roccella “questa asimmetria numerica è lo specchio di una simmetria molto più profonda, più radicata nella storia umana: la simmetria di potere tra uomo e donna, la simmetria privata tra uomo e donna, la simmetria nei confronti del riconoscimento, del rispetto e della libertà delle donne di dire no, la libertà di andarsene, della libertà di avere mutazioni nei propri sentimenti e quindi anche nella propria volontà”.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio parla di “una grande svolta, perché fino a oggi si discuteva se questa potesse essere un’aggravante, l’avere costituito una fattispecie autonoma costituisce una forma di manifestazione potente di una attenzione a questa problematica, emersa in questi ultimi anni in maniera così dolorosa, e che doveva avere, e ora ha avuto un riconoscimento autonomo dal punto di vista penale”. Il via libera del Consiglio dei ministri è un passo avanti anche secondo le opposizioni, seppur con distinguo. Il M5s fa notare come la destra “ne negava persino l’esistenza” e “addirittura si rifiutava di usare la parola femminicidio”. Le basi, rivendica il Movimento, “le abbiamo gettate noi del M5S con il Codice Rosso” e si auspica che “questa presa d’atto porti a risolvere le tante criticità che ci sono nella tutela delle donne vittime di violenza, come l’assenza di percorsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole o i malfunzionamenti dei braccialetti elettronici su cui è urgente intervenire”, fanno notare Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino.

Per i parlamentari del Pd che fanno parte della commissione bilaterale sul femminicidio, il disegno di legge “potrebbe essere un utile passo avanti” e si fa notare che le “norme preannunciate rispecchierebbero il lavoro trasversale della commissione bicamerale femminicidio e prima, della commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere”. Ma si puntualizza: “Non possiamo non rilevare però che ancora una volta il governo agisce con misure penali che intervengono a violenza o femminicidio ormai agiti, continuando a ignorare l’azione preventiva dell’educazione”, scrivono Cecilia D’Elia, Sara Ferrari, Antonella Forattini, Valentina Ghio, Filippo Sensi e Valeria Valente. “Femminicidio e violenza di genere – sottolineano – sono fenomeni culturali, legati alla sperequazione di potere tra uomo e donna e a modelli sociali e di relazione segnati da un patriarcato che ancora persiste. Su questo fronte il primo governo guidato da una premier, Giorgia Meloni, può e deve fare di più, rispetto alla continua riproposizione di modelli sociali e familiari obsoleti e maschilisti”.

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Il Fatto Quotidiano

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