Meloni-Cisl è amore, la premier sposa il patto di responsabilità di Fumarola: “Basta conflitto padroni-operai”
- Postato il 17 luglio 2025
- Lavoro
- Di Il Fatto Quotidiano
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Va tutto benissimo e l’idillio continua. A distanza di cinque mesi dalle carinerie con Luigi Sbarra, prodromo della sua “assunzione” nei ranghi governativi col ruolo di sottosegretario, Giorgia Meloni torna a parlare dal palco amico della Cisl. E così il congresso nazionale del sindacato si trasforma nella tribuna ideale per rivendicare i suoi successi, a iniziare dalla “media di mille posti di lavoro al giorno creati nei mille giorni” del suo governo. È cambiato il segretario, divenuto segretaria con l’elezione di Daniela Fumarola, ma non è cambiata la sintonia tra la presidente del Consiglio e la Cisl, la testa d’ariete per sfondare al centro.
L’esecutivo e il sindacato cattolico vanno avanti a braccetto. Se il corteggiamento è iniziato con la legge per la partecipazione dei lavori all’impresa, il fidanzamento è sancito dal patto di responsabilità chiesto mercoledì da Fumarola. Una riedizione del Patto di San Valentino, evocato a più riprese dalle due leader, che nel 1984 mise fine alla scala mobile. Appianare il conflitto, avanti con il gioco di sponda per depotenziare Cgil e Uil. Il pungolo della segretaria nella sua relazione è tutto tranne che uno spavento per la premier che si dice “fiera” di avere Sbarra nella squadra di governo. Del resto, l’ex leader della Cisl ha rotto un argine. Meloni lo sa e infatti definisce la legge per la partecipazione dei lavori all’impresa come il “primo mattone” di una “dinamica culturale” capace di “consegnare alla storia quella distruttiva visione conflittuale tra lavoratori e datori di lavoro, tra padrone e operaio”, che viene definita “vecchia” e, soprattutto, viene bollata come ciò che ha “impedito al nostro tessuto economico produttivo industriale di liberare il potenziale”.
Inevitabile la stoccata a Cgil e Uil, accusati tra le righe di seguire “per principio” una logica “antagonista e massimalista” che “non offre risultati”, anzi “nuoce alle persone, ai lavoratori, alla democrazia”. La segretaria aveva parlato del presente come il tempo della concretezza, chiedendo insomma di mettere a terra, a iniziare dalle imprese pubbliche, la nuova normativa? Meloni le strizza l’occhio: “Sono d’accordo con la segretaria Fumarola quando dice che questa legge non rappresenta un punto d’arrivo, ma un punto di partenza”. E rilancia: “Potete contare sul governo su ogni ulteriore passaggio che vorrete proporre per portare avanti questa rivoluzione. A partire, ovviamente, dall’applicazione della legge e dalle coperture che sono necessarie a realizzare”, sottolinea Meloni che ha poi ricordato le posizioni della Cisl sul superamento della scala mobile con il Patto di San Valentino, firmato senza la Cgil, e la legge Biagi.
La traduzione pratica è scontata: ora è il momento di andare avanti con il patto di responsabilità. La premier apre e sottolinea come debba rientrarci anche il tema della sicurezza sul lavoro. E Fumarola, la cui storia racconta quanto si avvezza a civettare con i vertici della sponda opposta, va in brodo di giuggiole dicendosi “molto soddisfatta” dalle parole di Meloni. “Saremo pronti a lavorare sui contenuti”, ha affermato. E sulla freddezza di Cgil e Uil di fronte alla proposta, Fumarola ha risposto: “L’idea del nostro patto si poggia su tre parole chiave cioè concertazione, partecipazione e contrattazione. Abbiamo indicato un perimetro all’interno del quale abbiamo chiamato a corresponsabilità tutti i soggetti riformisti. Bisogna che ognuno metta da parte le proprie particolarità, i propri punti di vista probabilmente ideologici. Noi ci siamo e speriamo che questo campo, e quello che ha proposto la presidente Meloni, sia il campo più ampio possibile”. E se gli altri sindacati tentenneranno? “Andremo avanti con chi ci sta, esattamente come successo nel 1984″. Un nuovo Patto di San Valentino per celebrare un rapporto sempre più solido.
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