Meloni a Washington, come finirà con Trump? Intanto in Italia l’Islam avanza: Soumahoro vuole velo e poligamia
- Postato il 16 aprile 2025
- Politica
- Di Blitz
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Sarà un viaggio pieno di preoccupazioni: “Non sarà facile”, sostiene Giorgia Meloni. Forse il sostantivo incertezza è quello più appropriato in un momento del genere.
È meglio attendere prima di fare previsioni azzardate. Però, la premier ripete sorridendo: “Pressione per il colloquio con Trump? Non la sento e sono consapevole di ciò che vado a difendere”.
Meloni e l’imprevedibile Trump

D’accordo, non sarà semplice convincere Donald che in queste settimane ha deciso tutto e il contrario di tutto.
Però, Giorgia ha dalla sua un fatto che non è di poco conto. L’apprezzamento del presidente degli Stati Uniti che più volte ha ripetuto che lei “è una donna meravigliosa” “una grande leader che sa difendere l’interesse nazionale”.
Ma non si deve essere troppo ottimisti, sarebbe un errore madornale perché l’uomo che la premier avrà di fronte alla Casa Bianca è imprevedibile, scontroso, pieno di sé e, più che altro, mutevole.
Ci vorrà dunque tutta la diplomazia quanto mai necessaria in momenti del genere.
Che cosa potrà ottenere la nostra presidente del consiglio? In primo piano si discuterà dei dazi e dei pericoli economici che potrebbero provocarci. Si spera in uno zero a zero, come ha ripetuto con una battuta la stessa Meloni. Niente tasse per loro, niente per noi: un grande successo se si arrivasse a tanto. La prudenza come faro da non dimenticare mai durante il colloquio.
Protagonista in Europa
Questo vuol dire essere saggi, ma anche fermi per il ruolo da protagonista che le è stato assegnato dall’Europa.
Si dia pace la sinistra nostrana quando afferma che nessuno le ha consegnato un onere così difficile: rappresentare a Washington il vecchio continente. “È un viaggio privato, niente di più”, ha continuato ad affermare l’opposizione.
È stata smentita dai fatti perché prima di imbarcarsi sull’aereo di stato che atterrerà a Washington, Giorgia Meloni si è sentita a lungo con Ursula Von der Layen, non certo per scegliere il ristorante dove andare a mangiare il giorno che sarà a Bruxelles.
Le idee sono le stesse: le due donne più importanti della vecchia Europa sanno che bisogna usare saggezza, prudenza, ma mai sottomissione, perché Trump, da quel furbo che è, ne approfitterebbe subito.
Basterebbero questi significativi particolari per dimostrare quanto sia difficile l’incontro con Donald. Il minimo errore, la più piccola disattenzione potrebbe mandare all’aria un progetto su cui la premier ha studiato a lungo, com’è nelle sue abitudini.
Proprio per la delicatezza e l’importanza di questa trasferta, nel Palazzo si dovrebbe tifare tutti per Giorgia che stavolta non difenderà soltanto l’orticello del suo partito.
L’obiettivo è ben più grande: comprende l’Italia, di più l’Europa. Allora perché fare le prefiche, sperare in un fallimento della Meloni solo per guadagnare qualche consenso il giorno in cui si andrà a votare? Gli interessi nazionali ed internazionali sono assai in più di un voto che si potrebbe ottenere nella prossima consultazione elettorale.
“Sono consapevole di ciò che vado a difendere”, ha sostenuto ancora la Meloni. In ballo c’è qualcosa che potrebbe cambiare la sonnolenza con cui è andata avanti l’Europa negli ultimi vent’anni e forse più”.
Ecco, dunque, perché tutti dalla Finlandia fino all’estrema punta della Sicilia dovremo incrociare le dita per il successo che dovrebbe conseguire la premier. Sarà un’attesa che non lascerà tranquille le nostre forze politiche, le quali, invece che continuare a stuzzicarsi e a litigare, dovrebbero avere un obiettivo comune.
Purtroppo, è una svolta che non avviene mai, nemmeno in circostanze del genere. La sinistra, per una volta unita fino ad arrivare al campo largo, si è riunita impegnandosi per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Non è un gran traguardo perché altri partiti in Italia sono dello stesso avviso. Comunque, Elly Schlein che insegue questo sogno da sempre può considerarsi felice.
Non lo è, invece, Aboubakar Soumahoro. Lo ricordate? Il deputato della Repubblica italiana voluto fortemente dai gemelli Fratoianni-Bonelli. La moglie del parlamentare ebbe a che fare con la giustizia per faccende collegate ai migranti. Ebbene, l’onorevole (che non si è mai dimesso) ha sostenuto una lista islamica che si è presentata a Monfalcone, in provincia di Gorizia, per eleggere un proprio sindaco. L’esperimento è fallito perché la congrega ha ottenuto solo il 2,9 delle preferenze, ma, nonostante la sonora sconfitta, la delegazione ha continuato a sostenere che loro sono per la poligamia e per l’obbligo delle donne di portare sempre il velo. Alla faccia dell’integrazione! Forse non conoscono un vecchio e saggio proverbio che suona così: “Paese che vai, usanze che trovi”.
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