Medio Oriente, Music For Peace: “Abbiamo 80 tonnellate di cibo e farmaci pronti per Gaza ma sono bloccati da mesi”

  • Postato il 9 ottobre 2024
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  • Di Genova24
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music for peace

Genova. Mentre tutto il mondo osserva con apprensione l’escalation bellica in Medio Oriente e si commuove e indigna davanti alle immagini tragiche di civili uccisi e città devastate dai bombardamenti, va in scena il paradosso che vede protagonista l’ong genovese Music For Peace: attiva da trent’anni, impegnata nel supporto alle popolazioni colpite dai conflitti, si trova da giugno con un carico di 80 tonnellate di generi di aiuti umanitari destinate alle famiglie della Striscia di Gaza, questo convoglio però è bloccato nel piazzale dell’associazione, in via Balleydier a causa della burocrazia israeliana, sempre più severa, e dal mancato supporto nazionale e internazionale.

Questa la denuncia di Stefano Rebora, fondatore e presidente di Music For Peace, e degli altri collaboratori e collaboratrici della ong che, con la sua attività di volontariato e con l’organizzazione di eventi, è riuscita a raccogliere, appunto, oltre 80 tonnellate di generi di prima necessità tra la cittadinanza e altre varie associazioni e collettivi italiani.

I materiali sono suddivisi tra alimenti non deperibili, medicinali e presidi medici, per un valore totale di circa 800mila euro, il tutto stoccato in quattro container.

music for peace

Rebora spiega che Music For Peace, il 1 ottobre ha sottoposto regolarmente la packing list al Cogat, una delle autorità di controllo israeliane, richiesta che tuttora risulta essere in attesa di riscontro. “Il giorno successivo siamo stati informati delle nuove norme introdotte dalle autorità israeliane – dice Rebora – Norme che hanno immediatamente colpito i convogli umanitari, che già nel mese di settembre hanno subito un rallentamento spaventoso che va sommato alla generica difficoltà di effettuare spedizioni in quell’area”.

“Music for Peace è un’Organizzazione della Società Civile, pertanto regolarmente iscritta nell’elenco dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo – continua Rebora – nonostante il riconoscimento dell’organizzazione da parte del Maeci, l’iter delle procedure previste dalle Nazioni Unite è intrapreso coercitivamente in maniera indipendente. È facile capire quanto possa essere inaccessibile per un’organizzazione, anche se abituata a lavorare in emergenze nei contesti di conflitto, ottenere accreditamenti presso strutture internazionali senza il giusto supporto ufficiale da parte del proprio paese”.

“In data 28 settembre- aggiungono da Music For Peace – abbiamo preso atto della dichiarazione del ministro degli Affari Esteri, nella quale si evidenzia l’invio di 60 tonnellate di aiuti destinati alla popolazione civile di Gaza, bene, è da mesi che scriviamo al ministero e il nostro consolato a Gerusalemme è stato costantemente sollecitato dall’onorevole Arturo Scotto, sul fatto che esistono 80 tonnellate di aiuti umanitari raccolti grazie alla generosità dei cittadini italiani e stoccati presso la sede di Music for Peace a Genova, pronti per essere invitati con destinazione Gaza”.

“Il Ministro Tajani, in un’intervista rilasciata ad Avvenire, ha annunciato la decisione di coinvolgere la FAO, il WFP, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa – sottolineano da Mfp – tuttavia, risulta sorprendente che un’organizzazione ufficialmente riconosciuta dal Ministero non abbia ricevuto alcun riscontro in merito alle richieste di coordinamento con le proprie autorità. È fondamentale, soprattutto in queste circostanze, promuovere un dialogo costruttivo e tempestivo con le organizzazioni italiane impegnate in questi contesti”.

Music for Peace si appella ai principi del Diritto Internazionale Umanitario, in particolare la Convenzione di Ginevra del 1949 e dai Protocolli Aggiuntivi del 1977, “le parti coinvolte in un conflitto armato hanno l’obbligo di consentire e facilitare il passaggio rapido e senza ostacoli di aiuti umanitari destinati a popolazioni civili”.

“Inoltre, il Principio di Umanità, enunciato nella Risoluzione 46/182 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, impone la protezione della vita e della dignità umana come priorità nelle operazioni di soccorso”, ricordano dall’ong genovese che esorta con urgenza l’apertura di un corridoio umanitario per permettere l’accesso agli aiuti vitali fondamentali in questo momento per tutti i civili all’interno della Striscia di Gaza, da mesi privati di beni e servizi essenziali.

Autore
Genova24

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