Mazzocchi: gli Usa rimasti senza uova le chiedono alla Danimarca

  • Postato il 18 marzo 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Mazzocchi: gli Usa rimasti senza uova le chiedono alla Danimarca

Ci sono matasse ben più intricate da risolvere, come il conflitto in Ucraina e le trattative per un cessate il fuoco piuttosto che la guerra di dazi che colpisce acciaio, settore automobilistico ed energia. Quali siano le priorità è quindi piuttosto chiaro, ma c'è un'altra questione che sta tenendo banco negli Stati Uniti da tempo e che negli ultimi giorni ha raggiunto il livello più alto e non è di secondaria importanza, dal momento che impatta quotidianamente sulla vita del consumatore medio. È la mancanza di uova tra i banchi del supermercato: l'acquirente va a fare la spesa e sugli scaffali trova cartelli che lo avvisano che il negozio ne è rimasto senza o che è tenuto a non comprarne più di tre e forse, con quel che costano, nemmeno viene voglia di farlo.

Se si considera che secondo il dipartimento dell'Agricoltura statunitense un americano medio consuma all'incirca 277 uova all'anno e che il consumo generale, con una popolazione di circa 330 milioni di abitanti, raggiunge 91 miliardi di uova all'anno (tra quelle fresche e quelle impiegate per la produzione di prodotti da forno, maionese e altri alimenti), ci sono tutti gli elementi per parlare di emergenza, provocata dalla diffusione dell'influenza aviaria tra gli allevamenti di pollame che si trascina da almeno tre anni.

Dal 2022, infatti, il virus ha provocato l'abbattimento di oltre 166 milioni di uccelli e ridotto in modo drastico il numero di galline ovaiole: solo tra queste, nell'ultimo trimestre 2024 sono stati registrati oltre 20 milioni di decessi. Si tratta di uno dei focolai più gravi nella storia del Paese per quanto riguarda le malattie del mondo animale.

Meno uova e, secondo la dura legge del mercato, prezzi che salgono alle stelle per quelle in vendita: a febbraio, il prezzo medio per una dozzina di uova grandi è salito a 5,90 dollari (all'incirca 4,66 euro) contro i 4,95 del mese precedente e di gran lunga sopra i 2 dollari registrati prima dall'epidemia. A conti fatti, un +195% che ha innervosito anche la Casa Bianca, con il presidente Donald Trump che nel discorso al Congresso sullo stato dell'Unione ha accusato l'amministrazione Biden di cattiva gestion e ha assicurato il suo impegno per ridurre i costi.

Il governo federale è all'opera. Il dipartimento della Giustizia sta accertando che non sia in corso una manipolazione dei prezzi da parte delle aziende produttrici per gonfiare i costi finali e aumentare i profitti, mentre prolifera un mercato nero: gli agenti di frontiera da ottobre ad oggi hanno sequestrato oltre 3.000 prodotti illegali legati al pollame (+36% su base annua), con un incremento del 54% in Texas, porta d'ingresso dall'America Latina.

Quello dell'Agricoltura prova a correre ai ripari, soprattutto in vista della Pasqua con il consueto aumento della domanda. Ha stanziato un miliardo di dollari tra misure per la biosicurezza (500 milioni), sostegni agli agricoltori più colpiti (400) e ricerca sui vaccini (100). Allo sforzo economico si aggiunge quello per l'approvvigionamento dall'estero e, in particolare, dall'Europa: le uova vanno oltre le tariffe doganali.

Tra gli stati contattati ci sono infatti Finlandia e Danimarca. L'associazione nazionale avicola finlandese ha comunicato che non è in grado di esaudire la richiesta: non ci sono accordi con le autorità di Washington per l'accesso al mercato americano e il processo richiederebbe tempo per ispezioni e lungaggini burocratiche. I danesi si sono dimostrati più possibilisti e chissà che non diventi un'occasione per riallacciare i rapporti con gli USA raffreddati dalle dichiarazioni di Trump sulla Groenlandia: la Danish Egg Association potrebbe spedire uova nei prossimi sei mesi, come ha fatto sapere l'amministratore delegato dall'associazione commerciale, Jørgen Nyberg Larsen. Non ci sono però numeri chiari sull'effettiva richiesta americana e l'operazione deve attendere la fine del periodo pasquale. E che la piccola Danimarca possa da sola colmare il vuoto è impossibile, basti pensare che la Turchia (altra nazione in trattativa) prevede di esportarne 420 milioni, mentre gli Stati Uniti da soli ne producono 7,5 miliardi all'anno.

Il ceppo che sta mettendo alla prova il comparto è denominato H5N1 e riporta le lancette del tempo al 1996, quando fu identificato per la prima volta a Guandong, nel sud della Cina, non lontana da Hong Kong, dove venne registrato il primo caso umano. Tra i volatili ha una mortalità del 90%.

Un virus cinese, richiamando l'appellativo con cui Trump definì il Covid-19 ad inizio pandemia, scatenando la dura protesta di Pechino e dell'Organizzazione mondiale della sanità e le accuse di razzismo. In tempi di nuova Guerra fredda tra le due sponde dell'Oceano Pacifico, non ci sarebbe da sorprendersi se la penuria di uova nei negozi americani contribuisse ad accrescere le tensioni commerciali e diplomatiche. Che colazione sarebbe quella con il bacon, ma priva di scrumbled eggs? Non c'è da scherzare, è il pasto più importante della giornata.

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Libero Quotidiano

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