Mazda MX-5: la giapponese che ha conquistato l’Occidente
- Postato il 6 novembre 2025
- Auto D'epoca
- Di Virgilio.it
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Ci troviamo alla fine degli anni Settanta, periodo in cui il mercato dell’auto europeo sta cambiando filosofia. Le vetture sportive, compatte e leggere, nate per sfrecciare con il vento tra i capelli, stanno lentamente scomparendo. Le Case italiane, che per anni hanno dominato questo segmento, ora si ritrovano circondate tra normative più restrittive e problemi economici. Non la stessa aria che si respira dall’altra parte del mondo, in Giappone, dove lo spirito della sportività semplice, compatta e divertente nella sua forma più pura è pronto a dare vita a un’icona che dura fino a oggi. Una storia fatta di intuizioni, incontri fortunati e un pizzico di visione. Una di quelle storie in cui una chiacchierata casuale può cambiare la storia dell’automobile.
L’atipica nascita di un’idea
Tutto nasce nel 1979, da quella che potrebbe essere considerata una delle solite interviste tra Kenichi Yamamoto — allora a capo della ricerca e sviluppo Mazda — e il giornalista americano Bob Hall. L’intervista ha un tono colloquiale, e si tramuta presto in una chiacchierata, in cui anche lo stesso Yamamoto si trova a porre domande e curiosità sulla visione dell’auto che stanno vivendo in quell’anno. Proprio su questo filone, l’ingegnere Mazda chiede al giornalista quale ritiene fosse il tassello mancante del panorama automobilistico. Hall non ci pensa troppo: “Una spider leggera, semplice, accessibile. Come quelle che si facevano una volta”.
Un’idea apparentemente romantica, ma in realtà accurata. Negli Stati Uniti — il mercato più grande del mondo — le piccole roadster sono quasi sparite. Eppure, c’è ancora una generazione di appassionati che sogna qualcosa di simile alle MG, alle eleganti Lancia o alle Alfa Romeo: auto che sappiano far sorridere anche a bassa velocità. Parole che Yamamoto non dimentica e che, qualche anno più tardi, da presidente di Mazda, ripesca per trovare l’intuizione originale che da vita alla MX-5. È il 1983, e nei laboratori dell’azienda giapponese comincia a prendere forma qualcosa che avrebbe riportato il piacere di guida a livelli dimenticati.
Il debutto nel 1989
La Mazda MX-5 (conosciuta con il nome Miata negli Stati Uniti) debutta ufficialmente nel 1989 al Salone di Chicago. È una cabrio con trazione posteriore, motore anteriore e un peso di 950 chili. Insomma l’identikit perfetto per divertirsi. A questo si aggiunge un design leggero e filante, che porta la firma di Tom Matano, designer giapponese trapiantato in California, che riesce nell’obiettivo di portare l’eleganza delle spider europee a contatto con la ricercata semplicità orientale. Le linee sono morbide, l’ispirazione è chiara, cosi come le sensazioni che vuole trasmettere.
Sotto il cofano pulsa un 1.6 litri da 115 cavalli, collegato a un cambio manuale che ridisegna gli standard dell’epoca e che, tutt’ora rimane un punto di riferimento per corsa e precisione. Un progetto che nel complesso riesce a mettere su strada un’auto che si muove con leggerezza e sincerità, creando un dialogo quasi unico con il proprio pilota. Questo, insieme all’affidabilità giapponese, crea una formula dal successo immediato. Il pubblico americano se ne innamora, e in pochi anni la MX-5 diventa un fenomeno mondiale.
Il primo aggiornamento
Dopo cinque anni di successi, nel 1994 arriva il primo aggiornamento, principalmente tecnico grazie all’adozione del propulsore 1.8 litri da 131 cavalli. L’auto guadagna un po’ di coppia andando a colmare la richiesta del pubblico che cercava qualche NM in più in basso, ma resta fedele ai suoi principi: leggerezza, trazione posteriore, equilibrio perfetto tra potenza e piacere di guida. Visivamente, la prima MX-5 resta inconfondibile con i suoi fari a scomparsa — un dettaglio che contribuisce a renderla un’icona— e con il suo abitacolo raccolto ed essenziale. Non c’è nulla di superfluo, nessun meccanismo elettronico non richiesto, nulla che possa rompersi precocemente: solo ciò che serve per guidare.
Nel frattempo, la Miata conquista il cuore degli appassionati anche in Europa. È affidabile, costa relativamente poco, e — a differenza di molte rivali d’epoca — non passa più tempo in officina che su strada.

La conferma della NB
Alla fine degli anni Novanta arriva la seconda generazione, la NB, presentata nel 1998. Cambia lo stile, ora più moderno e tondeggiante, ma la filosofia resta la stessa. Scompaiono i fari retrattili, sostituiti da gruppi ottici più convenzionali, e migliorano sicurezza e comfort. Sotto il cofano si trovano motori 1.6 e 1.8, con potenze fino a 146 cavalli. È una spider più matura, ma non meno divertente. I tecnici Mazda riescono a preservare l’anima che aveva reso celebre la prima serie, anche se da punto di vista stilistico si perdono alcuni dettagli iconici, come i fari a scomparsa. La NB consolida il mito della MX-5, che nel frattempo entra nel Guinness dei Primati come la spider più venduta di sempre, un successo che non è destinato a finire.
Il progresso della NC
Dopo due piccoli aggiornamenti estetici della seconda generazione, nel 2005 arriva la terza, NC, quella che segna l’ingresso definitivo della MX-5 nell’era moderna. È più grande, più solida e tecnologica, con un telaio completamente nuovo derivato dalla piattaforma RX-8, con cui però non condivide il motore Wankel. La potenza cresce: il motore 2.0 eroga 160 cavalli, ma il peso sale fino a superare la tonnellata. La NC offre anche una variante con tetto rigido retrattile, pensata per chi cerca una spider più versatile e adatta all’uso quotidiano. La Mazda MX-5 più sofisticata di tutte e forse, la meno fedele allo spirito iniziale, per aggiornarsi alle tendenze del nuovo millennio che vede il mercato spingere verso auto sempre più grandi. Nonostante questo la connessione tra auto e pilota rimane coinvolgente, grazie a una sincronia di sterzo, assetto e cambio impareggiabile. Due aggiornamenti estetici (2008 e 2012) vanno a ritoccare principalmente il frontale, che piano piano abbandona la forma iniziale dei fari, per una versione più grande e protesa verso il basso, come tutto il muso.
La filosofia della ND
Nel 2015 Mazda presenta la ND, quarta generazione della MX-5, e il marchio giapponese decide di tornare alle origini. Le dimensioni si riducono, il peso cala di oltre 100 chili rispetto alla versione precedente, e il design torna essenziale, con un linguaggio stilistico più affilato e sportivo. L’obiettivo è riscoprire lo spirito della prima Miata, ma con la tecnologia di oggi. I motori Skyactiv da 1.5 e 2.0 litri offrono prestazioni brillanti e consumi contenuti, mentre la distribuzione dei pesi resta perfettamente bilanciata, 50:50. La ND è un successo globale. Riceve premi in tutto il mondo e diventa la prova vivente che, a volte, evolversi significa anche tornare indietro.
La leggenda continua
Oggi, dopo oltre 35 anni e più di un milione di esemplari venduti, la Mazda MX-5 è diventata un simbolo. Un manifesto di leggerezza, equilibrio e passione per la guida, che ha seguito in tutto il mondo, dando vita a una delle community più belle del mondo dell’automobile. Non ha mai puntato sui cavalli o sulle cifre da record, ma sull’emozione. Quella che nasce quando un’auto sembra capire chi la guida, e ogni curva diventa una conversazione.