Maxi furto di farmaci oncologici a Cirò Marina, altri tre arresti

  • Postato il 26 settembre 2025
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Maxi furto di farmaci oncologici a Cirò Marina, altri tre arresti

Altri tre arresti per la gang napoletana per il maxi furto di farmaci oncologici a Cirò Marina, le intercettazioni: «Faccio i nomi di tutti»


CIRÒ MARINA – «Mi accuso di tutto. Faccio nome e cognome di tutti. Voglio che vada in galera perché mi ha messo nei guai». Intercettando in carcere Roberto Conte, il napoletano sessantenne arrestato per un maxi furto di farmaci oncologici al poliambulatorio dell’Asp di Cirò Marina, i carabinieri sono risaliti ai complici chiudendo il cerchio su una gang a quanto pare a conduzione familiare. E così sono scattati altri tre arresti.

In manette sono finiti anche suo fratello Massimo Conte, di 49 anni; Monica Conte (34), figlia di Roberto; Vincenzo Spagnuolo (63), tutti di Napoli (la donna però è stata arrestata a Trento, dove risiede). L’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip del Tribunale di Crotone Elisa Marchetto è stata notificata però anche a Roberto Conte, in un primo momento accusato di un solo colpo sulla base delle immagini degli impianti di videosrveglianza. Adesso ci sarebbero indizi per incolparlo di entrambi i furti.

La rabbia di Roberto Conte, stando a quanto emerso dal colloquio con la figlia, era nei confronti del fratello che lo aveva “abbandonato”. Ammonta a circa 750mila euro complessivi il valore dei farmaci sottratti alla farmacia privata di Cirò Marina dell’Asp di Crotone. Un primo colpo sarebbe stato commesso il 4 giugno scorso, l’altro il 25 giugno.

LE ACCUSE

Questa la ricostruzione dei militari della Compagnia di Cirò Marina, coordinati dal procuratore di Crotone, Domenico Guarascio, e dal sostituto Matteo Staccini. In particolare, in occasione del secondo colpo, Roberto Conte, in concorso con complici ancora da individuare, dopo essere giunto da Napoli con un furgone preso a noleggio, avrebbe compiuto un sopralluogo prima dell’arrivo dei farmaci, il 23 giugno.

La sera del 25, mentre i complici eseguivano materialmente il furto danneggiando il portone taglia fuoco che conduce alla farmacia, li attendeva sul furgone. Dopo che si erano appropriati della refurtiva, avrebbe prelevato due di loro. Un terzo uomo si sarebbe dato alla fuga con un’altra auto. Massimo Conte avrebbe dato indicazioni al fratello sull’esecuzione del furto, avrebbe partecipato al sopralluogo e avrebbe diviso con lui e la nipote i proventi.

La refurtiva sarebbe stata consegnata a Roberto Conte che l’avrebbe custodita in casa sua. Monica Conte avrebbe aiutato il padre nell’occultamento della sua quota di denaro. Spagnuolo si sarebbe reso disponibile a nascondere in casa sua parte del bottino.

LE INTERCETTAZIONI

Dopo aver inchiodato Roberto Conte grazie ai filmati della videosorveglianza, i carabinieri lo hanno sottoposto a intercettazioni anche in carcere e sarebbe così emerso il ruolo dei coindagati. Gli inquirenti sono risaliti al fratello, chiamato in causa da Roberto Conte mentre, durante i colloqui in carcere, ripercorre i due furti.

In particolare, Roberto Conte manifestava acrimonia nei confronti del fratello Massimo perché i due mezzi impiegati erano stati noleggiati da lui. E tramite una sua figlia gli mandava a dire che se non avesse provveduto al suo sostentamento in carcere, pagandogli un avvocato, lo avrebbe fatto arrestare. «Si mette male, ve lo sto dicendo. Alle sei e mezza aspettatevi le guardie a casa. Nessuno dei tre se le voleva intestare. Diglielo, papà ti fa arrestare. Scappasse dalla Campania. Mi devono dare 2mila euro al mese».

Secondo gli inquirenti, Massimo Conte era uno dei “tre” che non avevano voluto intestarsi le auto da impiegare nella commissione del furto.

LE CHAT

Dall’analisi delle conversazioni telefoniche tra i due fratelli è poi emersa la programmazione di una serie di appuntamenti. I due discuterebbero del furto di farmaci da commettere a Cirò Marina utilizzando un linguaggio criptico. La conferma verrebbe dalle riprese che immortalano i complici mentre gettano oltre la rete dell’Asp il borsone con gli attrezzi del mestiere.

Gli esecutori materiali erano giunti autonomamente, armati di “piede di porco” e altro. Ma ci sono anche una serie di messaggi con cui Roberto Conte esterna al fratello Massimo il disagio per la conservazione della refurtiva in casa sua. Dice che non ha spazio neanche per dormire. Esasperato, minaccia di non “lavorare” più per la gang. «Domani mattina ti butto questa roba fuori dalla porta».

LA FIGLIA

L’apprensione della figlia di Monica per le possibili rivelazioni del padre agli inquirenti emerge da un colloquio da lei intrattenuto con la sorella appena quest’ultima rientra dal carcere e spiega come era andata la conversazione. «Era agitato. Era convinto che usciva e non ha comprato le sigarette. Alluccava (parlava a voce alta, ndr)». Il coinvolgimento di Monica Conte emergerebbe sia per il supporto al padre nell’occultamento del bottino, poiché suggerisce di trasferirlo in parte a casa di Spagnuolo, sia perché avrebbe ricevuto parte del denaro. Lei era quella più preoccupata di possibili sviluppi delle indagini, anche perché chiede alla sorella di cancellare le chat intercorse col padre.

I SOLDI

Ad insospettire gli inquirenti anche le immagini di banconote inviate da Roberto Conte alla figlia Monica. Il fratello Massimo lo rimproverava sia per le foto che per il fatto di parlare troppo al telefono. “Se non ci arrivi è un tuo problema”, dice Massimo con riferimento alla poca prudenza del fratello. Tanto più che le foto delle banconote erano state inoltrate due giorni dopo il furto. Ce n’era abbastanza, dal punto di vista degli investigatori, per ritenere Massimo Conte pienamente coinvolto nei furti.

I MANDANTI

Mentre si cercano mandanti e ricettatori, gli inquirenti si sono fatti l’idea che i fratelli Conte fossero da anni inseriti in un contesto criminale più ampio. L’ipotesi degli inquirenti è che la banda fosse dedita sistematicamente a furti di farmaci chemioterapici. Lo lascia suppore anche la meticolosa preparazione del colpo. I fratelli Conte, nel 2023, sono stati già sottoposti a perquisizione su mandato della Procura di Benevento per un furto di medicinali oncologici compiuti nella farmacia territoriale dell’Asl della città campana. Valore 300mila euro. Analoghe le modalità del colpo.

DARK WEB

 Un fenomeno, quello dei traffici di farmaci rubati negli ospedali, preoccupante, spesso alimentato dalla domanda per cure non accessibili attraverso i normali canali legali. Spesso i farmaci vengono rivenduti sul dark web. I farmaci per cure speciali rubati a Cirò Marina, in particolare, sono particolarmente costosi. Ma dopo Cirò Marina, un altro maxi furto di farmaci oncologici è stato compiuto ai danni dell’Asp di Crotone. Nelle settimane scorse è stato svaligiato il poliambulatorio di Mesoraca.

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