Matteo Ricci, tutti i retroscena sulle cene elettorali: «Ci chiedevano di pagare in nero»
- Postato il 25 luglio 2025
- Di Panorama
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«Mille a cena con Matteo. Sold out». L’appuntamento è per stasera e il candidato governatore delle Marche, Matteo Ricci, ha ringraziato per il tutto esaurito «le destre» (e di riflesso pure la Procura) Il motivo? Chiedendo le dimissioni dell’europarlamentare dem per l’inchiesta per corruzione in cui è coinvolto, di fatto, gli avrebbero tirato la volata elettorale. Sul manifesto che annuncia il pienone si legge anche: «Venite lo stesso per partecipare all’evento». Il tutto «per dare luce alle Marche». E i riflettori, di certo, oggi non mancano.
Ma a proposito di abbuffate c’è una storia molto interessante che riguarda un’altra cena elettorale, questa volta «popolare», sempre di Ricci, che si è svolta il 12 aprile 2024. E per cui non è stato ancora completato il pagamento.
La kermesse serviva a finanziare la candidatura in Europa di Ricci ed era collegata alla turné di presentazione del suo libro Pane e politica.
Il tutto si è svolto in un capannone della ex Fiera di Campanara che sarebbe stato messo a disposizione dall’imprenditore Mauro Tomasucci, sponsor (non indagato) di altre iniziative sotto la lente d’ingrandimento della Procura e suocero dell’ex assessore al Bilancio di Ricci (dal 2014 al 2020) e per due anni coordinatore dirigenziale del Comune, Antonello Delle Noci, oggi presidente della municipalizzata Pesaro parcheggi.
Anche per la cena del 2024 l’inner circle di Ricci avrebbe proposto di usare come bancomat la fondazione Pescheria, la cui gestione è al centro delle indagini della Procura di Pesaro. Non basta. Un giornalista molto vicino a Ricci avrebbe addirittura proposto ai fornitori il pagamento in nero.
Marco Balducci, titolare dell’azienda che organizzò il catering (Giustogusto), quando gli chiediamo se sia stato fatto tutto a regola d’arte apre il vaso di Pandora.
L’inizio è sibillino: «Ah, ah, ah. Vogliamo aprire un dibattito? Non so da chi sia stata pagata la cena. Noi l’abbiamo fatturata all’associazione Pesaro Un gran bel po’», la stessa fondata da Ricci nel 2019 per sostenere la propria attività politica. Un sodalizio finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura, ma che secondo gli amministratori non avrebbe mai ricevuto soldi pubblici.
Balducci e i suoi, durante l’organizzazione dell’evento, si sono sempre interfacciati con il capo di gabinetto Massimiliano Amadori (che ha mantenuto lo stesso ruolo con l’attuale sindaco Andrea Biancani), storico amico di Ricci, un odontoiatra prestato alla politica.
L’offerta presentata da Giustogusto ad Amadori prevedeva un costo di 13 euro a persona. Il menù era il seguente: lasagnetta con salsiccia, punta di vitello in salsa con erbette saltate e pomodoro al gratin. L’antipasto (deciso all’ultimo) a base di salumi e formaggi e i dolci secchi dovevano essere forniti dagli organizzatori. Sembra che a farlo sia stato una nota catena della grande distribuzione. Mentre una ditta che si occupa dell’organizzazione delle feste dell’Unità si sarebbe occupata di portare tavoli e sedie per 1.700 persone. Alla fine secondo la Giustogusto parteciparono alla cena «popolare» poco più di 1.400 persone. La ditta ha emesso una prima fattura da 11.000 euro, mentre per i restanti 5.000 euro del conto sarebbe stato proposto un escamotage, in cui sarebbe stato coinvolto anche il direttore generale della fondazione Pescheria, Centro arti visive, Silvano Straccini: «I soldi rimanenti ce li doveva dare lui e non ce li ha mai dati» spiegano dall’azienda. E come avrebbe dovuto darveli? «Facendoci fare altri catering per la sua società». Una collega di Balducci interviene e spiega il meccanismo: «Loro dicevano così: “Questo è l’evento, però, non te lo pago tutto io”. Ma a me fornitore non importa a chi fatturo».
La donna ribadisce il concetto: «Dicevano: “La cena costa X, 2 te li do io, due te li dà Pinco, 3 te li dà Pallino e 5 Pinco pallo”. In questo caso una parte della cena sarebbe stata pagata dalla Pescheria».
Ma come potevano far pagare alla Fondazione una cena elettorale? «Straccini diceva: “Vi pago il catering del Busto Rossini, poi il prossimo vi pago quello vecchio”. Quei soldi dovevamo averli da Arte visive […].Ci disse: “Al prossimo catering vi faccio rientrare”. Ma cosa intendesse esattamente non lo so perché abbiamo troncato i rapporti prima».
Balducci riassume il succo del discorso: «Dovevamo fare altri catering per avere i soldi della cena».
Nelle dichiarazioni dell’imprenditore c’è un passaggio ancora più delicato. «Con loro se volevo facevo tutto black. Ma siccome io sono una persona che vuole pagare le tasse non ho accettato. Devo avere a che fare con le banche e vado a prendere il nero?». Poi aggiunge: «In più chiedevano gli sconti».
Gli chiediamo chi avesse fatto la proposta indecente. E Balducci ci risponde che non è stato Amadori, ma un giornalista che faceva la rassegna stampa per Ricci. Poi lo descrive come un uomo piuttosto anziano, di corporatura robusta, con la «barba sfatta» e quasi sempre con il cappello.
L’identikit, secondo le nostre fonti, corrisponde a un fedelissimo di Ricci, Marcello Ciamaglia, un personaggio molto noto in città: è stato, come si apprende da Facebook, «direttore ufficio stampa e comunicazione presso Comune di Pesaro» e prima presso la Provincia, sempre al fianco di Ricci. Mentre attualmente è inquadrato come «assistente locale» dell’europarlamentare dem. Ciamaglia sui social definisce l’attuale impiego «collaborazione ufficio stampa presso Parlamento europeo».
Chiediamo a Balducci che pensasse di ottenere il «giornalista» con questo pagamento black. «Forse doveva smaltire qualcosa» replica Balducci. Non vi ha spiegato come funzionasse il sistema? «No».
Ciamaglia, contattato dalla Verità, nega di aver preso parte agli accordi per il prezzo: «Non ho organizzato io l’evento, vi hanno dato il numero sbagliato, c’era un altro organizzatore. Non ho né raccolto i soldi, né pagato. Ho parlato con gli organizzatori del catering solo per il menù e alla serata, fuori dall’orario d’ufficio, ho preparato le bollettine (le ricevute, ndr) per le persone che hanno partecipato all’evento».
In occasione della cena «popolare» c’è stato un problema anche con il vino.
Spiega Balducci: «Hanno preso contatti con una cantina che gli ha offerto il vino a un prezzo irrisorio. La fattura l’hanno girata a me e io l’ho dovuta aggiungere al conto di Ricci. L’azienda vinicola mi deve ancora pagare il reso, ma nel frattempo è fallita. Per cui dobbiamo ancora avere 700 euro e rotti».
La collega dell’uomo aggiunge: «Quelli di Marche doc, il famoso vino, hanno scritto al computer “prezzo altamente promozionale per evento Matteo Ricci”. Quando l’ho fatto vedere a Straccini, che ci doveva anche rimborsare il vino, mi ha detto “queste cose non si possono scrivere, cancellalo”».
Il catering della cena di stasera è, invece, realizzato dal gruppo tedesco Dussmann, che rifornisce le mense scolastiche di Pesaro.
Ma dall’azienda assicurano che sia tutto in regola e che non esista alcun conflitto di interessi: «Non è una sponsorizzazione dell’evento, ma un contratto di fornitura acquisito tramite formale offerta siglata».