Mattarella: «Basta suicidi nelle carceri»
- Postato il 1 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Mattarella: «Basta suicidi nelle carceri»
NELL’estate rovente delle carceri, dove la morte sociale avanza e dove la condizione di isolamento e la privazione dei contatti umani spesso porta alla morte fisica, arriva l’ennesima denuncia del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, sull’emergenza sovraffollamento e l’allarme suicidi. L’occasione per lanciare l’ennesimo appello alla politica ad agire al più presto, è l’incontro al Quirinale con il capo del Dap e una rappresentanza della polizia penitenziaria.
Il richiamo di Mattarella, che suona come un’ultima chiamata, è forte come le sue parole: basta suicidi nelle carceri, fermate la scia di morte dietro le sbarre. Un appello ai governanti che investe profondamente tutta la coscienza collettiva: «I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati o di addestramento al crimine, né in luoghi senza speranza, – dice lapidario – ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato. Ogni detenuto recuperato – insiste – equivale ad un vantaggio di sicurezza per la collettività oltre ad essere l’obiettivo di un impegno notoriamente, dichiaratamente costituzionale».
Mattarella parla dei «necessari interventi di manutenzione e di ristrutturazione da intraprendere con urgenza, nella consapevolezza che lo spazio non può essere concepito unicamente come luogo di custodia, ma deve includere ambienti destinati alla socialità, all’affettività, alla progettualità del trattamento». Il pensiero del Capo dello Stato va anche alle condizioni delle forze dell’ordine e non solo, sottoposte alla cronica carenza di organico. Agli agenti penitenziari presenti ricorda che i loro compiti «non si esauriscono nella vigilanza. Quante difficoltà, so bene, pesano sulle vostre funzioni, difficoltà che interpellano anche altre istituzioni». Un discorso ad ampio raggio che non tralascia nulla, e va a fondo anche della questione della grave insufficienza del numero di educatori, del difficile accesso alle cure sanitarie dentro gli istituti, specialmente per i detenuti affetti da problemi di salute mentale.
Per Maria Antonietta Gulino, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, il carcere «non può essere un luogo di disperazione e abbandono: deve tornare a essere – afferma – un luogo di cura, recupero, reinserimento. È un principio costituzionale, non è un’opzione». Il dibattito sull’emergenza carcere in realtà non si è mai interrotto, ma ogni anno si scalda con il salire delle temperature della stagione estiva che porta ad un peggioramento della situazione. Una situazione costata all’Italia – nel 2013 – la condanna della Cedu con la nota sentenza Torregiani che metteva nero su bianco le condizioni “inumane e degradanti”. Eppure ci ritroviamo allo stesso punto, se non peggio, come in un tragico gioco dell’Oca. Nonostante le denunce di magistrati e avvocati, e le recenti aperture del presidente del Senato e del vicepresidente del Csm sulla proposta avanzata dal deputato di Iv Roberto Giachetti – in merito alla liberazione anticipata speciale che porterebbe un sollievo, seppur timido, al sovraffollamento – non si muove foglia. Il governo punta ad un piano carceri che si ferma, al momento, nonostante le aperture di qualcuno su possibilità alternative, alla costruzione di nuovi edifici. Secondo le previsioni dovrebbero volerci un paio d’anni, per recuperare circa 7.000 dei 10.000 posti detentivi attualmente mancanti. E nel frattempo? Sulla questione la politica torna a scontrarsi.
Un appello, quello del Capo dello Stato, come afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi, che «arriva opportunamente alla vigilia di un’estate che sarà terribile per le carceri, come e più delle altre estati perché nel frattempo è stato lasciato passare tempo senza intervenire: questo governo e il ministro Nordio hanno deciso di voltarsi dall’altra parte». Non è così per il ministro della Giustizia Carlo Nordio che afferma come grande sia «l’attenzione per le parole di Mattarella: La prevenzione dei fenomeni di autolesionismo e dei suicidi nelle carceri è la priorità di questo Governo – insiste – che è già intervenuto e continuerà ad intervenire soprattutto per il sostegno psicologico, per il quale abbiamo già stanziato 3 milioni di euro annui a partire dal 2025. Altri 132 milioni sono stati destinati al lavoro dei detenuti al fine di agevolare il loro reinserimento sociale. Il personale addetto alla prevenzione e controllo è stato aumentato di quasi 4.000 unità», conclude.
Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro insiste che «il punto centrale è che l’Italia deve finalmente dotarsi di un piano per l’edilizia penitenziaria degno di questo nome» e ricorda alla sinistra «che è sempre buona norma non tirare per la giacca il Presidente della Repubblica, né attribuirgli interpretazioni improprie». Anzi, per Delmastro il Capo dello Stato parlando della necessità di «interventi di ristrutturazione per garantire anche spazi destinati alla socialità, esprime esattamente ciò che stiamo facendo, mettendo in campo risorse per centinaia di milioni di euro». A stretto giro arriva la dura replica dei deputati Pd Debora Serracchiani e Federico Gianassi: «evidentemente il sottosegretario Delmastro quando va in visita nelle carceri, si ferma solo sulla porta e non entra a vedere le condizioni intollerabili di vita e di lavoro. Per di più – rilevano – abbiamo appreso oggi che per risparmiare il ministero della Giustizia taglierà la sorveglianza in carcere, sostituendola con le telecamere. Del piano sull’edilizia carceraria non si è visto niente, né sappiamo nulla del Commissario», concludono. Nordio assicura che l’attività del commissario straordinario consentirà entro breve tempo un efficace ampliamento delle strutture detentive.
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