Massimo Cellino: “A Brescia è diffusa la bestemmia. C’è il maligno. E il compleanno della società è il 17 luglio: se l’avessi saputo, non l’avrei mai comprato”

  • Postato il 11 settembre 2025
  • Calcio
  • Di Blitz
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Intervistato dall’Unione Sarda, Massimo Cellino torna a parlare delle sue vicende calcistiche e personali. L’ex patron del Brescia, retrocesso in Serie C dopo la penalizzazione per crediti fiscali inesistenti, ha dichiarato: “Il maligno si è accanito in una città dove la bestemmia è diffusa: non l’ho mai tollerato. La mia disgrazia è stata la coda del diavolo”. Cellino ha raccontato la costruzione della cappella nel centro sportivo del Brescia: “Diciamo che l’ho pagata cara. Mi hanno spiegato che il maligno si accanisce con chi fa qualcosa di importante per la Chiesa. Io l’ho costruita perché avevo fatto un voto all’Immacolata, in caso di promozione in Serie A. E se vado a Brescia, la prima cosa che faccio è andare a pregare in quella cappella”.

Sulla sua lunga esperienza a Cagliari, Cellino osserva: “Mi manca il Cagliari perché ha rappresentato la giovinezza, gli anni più belli e duri della mia vita, ma solo bei ricordi. Ora non c’è più il calcio che conosciamo. Il sistema è scoppiato e chi gestisce la Federazione ha devastato il calcio. A me piace giocare nei tavoli dove non si bara”. Riguardo al Brescia, ammette: “Prenderlo è stato il mio errore più grande. C’erano 12 milioni di debiti Iva e me li hanno chiesti il giorno dopo che sono arrivato. Sono riuscito a salire in Serie A, poi è arrivato il Covid: c’è stata tanta cattiveria, tanta malvagità. La mia è disgrazia, è stata la coda del diavolo. Se una società in 115 anni ne fatti dieci di Serie A (però il Brescia ne ha fatti 33), non è colpa di Cellino. C’è il maligno là dentro e il compleanno del Brescia è il 17 luglio: se l’avessi saputo, non l’avrei mai comprato”.

Cellino ha anche ricordato un episodio drammatico della giovinezza: “Tentarono di sequestrarmi in viale La Plaia, il 23 febbraio 1978, mentre rientravo a casa dall’ufficio. C’erano tre persone armate, con i mitra spianati. Scappai, spararono sulla macchina. Mio padre mi mandò in Australia trasferendo tutta la famiglia fuori dalla Sardegna”.

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Blitz

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