Massimo Cacciari, matrimonio scoppiettante a 81 anni con una donna di 52. Breve storia (tragica) dei «matrimoni filosofici»
- Postato il 27 ottobre 2025
- Di Panorama
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Ebbene sì: anche le colonne del pensiero più burbero e intransigente crollano di fronte a un anello (o forse a un modulo burocratico). Massimo Cacciari, l’uomo che sembrava avere ormai liquidato l’idea del matrimonio grazie alle illuminazioni di Friedrich Nietzsche, dirà il suo «Sì» alla compagna Chiara Patriarca.
Ammettiamolo: per un filosofo che ci ha abituati a scavare nell’anima, non scoprire la parolina «per sempre» aveva il po’ il sapore di fallimento esistenziale. Ma, come suggeriva il saggio Paul Valéry, la sicurezza è solo un meccanismo per rassicurare noi stessi e (soprattutto) gli altri. A 81 anni, poi, il «per sempre» ha la durata di un’ottima annata di Amarone, quindi la «tremenda condanna» è decisamente ridimensionata. Forse il filosofo ha solo fatto i conti con l’orologio biologico e, come ricordava Karl Löwith, con i due confini ineluttabili: nascita e morte. E tra un confine e l’altro, meglio sistemare le cose.
Chi è la sposa
La vera notizia non è tanto il matrimonio, quanto il fatto che uno dei misantropi per eccellenza (si scherza, ovviamente) avesse abbassato la guardia già dal 2020 e accettato la convivenza in zona Navigli, a Milano. Gli amici, a quanto pare, erano rimasti sbalorditi: «Non era mai successo che Massimo decidesse di abitare nella stessa casa con una donna». La colpa è del Covid, o forse dell’irresistibile spirito della Patriarca?
La futura sposa, descritta come architetto (o «qualcosa del genere», perché Cacciari è notoriamente più discreto di una cassaforte svizzera), è la vera eroina di questa storia. Sempre secondo gli amici, infatti, Chiara «è veramente simpatica e sa tenergli testa, non solo dal punto di vista intellettuale ma pure sul piano caratteriale».
I matrimoni filosofici nella storia
Cacciari, sposandosi, compie un atto estremamente coraggioso, se guardiamo i precedenti. Già, perché la galleria dei connubi filosofici, diciamocelo, fa più paura di un film horror in bianco e nero.
C’è Socrate e la sua Santippe, passata alla storia come l’epitome della «rompiscatole sgraziata», che osava tormentare il filosofo con «volgari questioni pratiche». Povera donna, doveva pur far quadrare i conti mentre il marito conversava di virtù con Fedone e Alcibiade … Poi abbiamo gli scapoli per antonomasia: Kant, l’orologio prussiano del pensiero, e Schopenhauer, la cui misoginia (ereditata da una madre dominante) lo portò a buttare giù dalle scale una vicina rumorosa, che fu costretto a risarcire per tutta la vita. Il suo lapidario (letteralmente) commento alla morte della malcapitata, «obit anus, abit onus» («morta la vecchia, estinto il debito»), rappresenta un epitaffio piuttosto eloquente.
Casanova ha contagiato Cacciari?
E Nietzsche, il faro di Cacciari? Lui ci aveva provato, certo. La bellissima Lou Andreas-Salomé gli disse «No, restiamo amici, vuoi?», salvandolo da una potenziale catastrofe coniugale. Stesso destino per il misantropo Emil Cioran, che conviveva senza impegno, salvo poi incapricciarsi di un’ammiratrice e proporre alla compagna un desiderabile quanto improbabile ménage à trois.
Insomma, storicamente il filosofo non si sposa per principio, oppure fallisce miseramente. Speriamo che Massimo Cacciari, in questo senso, sia un’eccezione. Viene comunque da chiedersi quale sia la vera causa della «resa cacciariana». Non certo il nichilismo, che al massimo lo rendeva burbero (e forse un po’ stanco di cucinare). La risposta potrebbe risiedere nella sua origine veneziana: quel «tanto di casanoviano» che scorre nelle vene e che, prima o poi, doveva insinuarsi perversamente nel nostro eroe. Dopo tutto, anche l’originale Giacomo Casanova aveva bisogno di una base logistica.
Si può dunque immaginare che il filosofo abbia optato per il trionfo della ragione pratica sull’idealismo esistenziale. O, più semplicemente, che Chiara Patriarca abbia finalmente trovato il modo giusto per dirgli: «Massimo, o ti sposi, o ti cucini da solo!» E così, la filosofia si è arresa all’amore.