Mario Sechi: Berlino europeista solo se al comando ci sono i tedeschi

  • Postato il 24 settembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Mario Sechi: Berlino europeista solo se al comando ci sono i tedeschi

L'Unione europea è un club così unito che quando una banca italiana tenta di scalare una banca tedesca, succede che il cancelliere di Berlino dice che «non è adeguato il comportamento di Unicredit in Europa e in Germania».

Achtung! Sarebbe questo l'europeismo di quelli che la sanno lunga? Gli intelligenti a prescindere ogni giorno cantano le lodi delle sinistre illuminate, ci raccontano le virtù dei socialdemocratici, danno la patente di liberalismo agli amici del coro di Bruxelles e la tolgono ai pochi che fanno domande di fronte alla trasformazione dell'ideale europeo in dogma. E poi, ecco spalancarsi i cancelli della realtà: al governo tedesco la scalata di Unicredit fa venire un travaso di bile, non la vogliono vedere, l'idea che Commerzbank passi sotto il controllo di un istituto di credito italiano li fa impazzire, perché continuano a pensare di essere quelli che danno le carte e invece sono precipitati in una crisi nera che riguarda prima di tutto la loro identità e il rapporto con gli altri Stati europei. Il tempo passa, gli imperi cascano, ma certe idee teutoniche restano. Eccolo, il sovranismo dei socialdemocratici tedeschi. L'Unione europea fu costruita per evitare altre guerre, costringere Francia e Germania a cooperare, contenere l'istinto di espansione dei tedeschi.

Quando la locomotiva di Berlino ha cominciato a rallentare, la Germania ha usato gli artigli dell'aquila imperiale, come ieri Scholz nel caso Unicredit-Commerzbank. Quando le cose si mettono male per il forziere di casa, nella mente dei politici tedeschi s'accende sempre un piano B, pochi ricordano che durante la crisi dell'Euro, nell'agosto del 2012 l'Economist pubblicò un articolo intitolato “Merkel Memorandum” dove si ipotizzavano vari scenari e il consiglio finale fu quello di un'uscita dall'Euro non solo della Grecia, ma di un gruppo di Paesi. Il problema era quello di proteggere la cassa di Berlino a ogni costo. Oggi il forziere è quello di Commerzbank, dietro il protezionismo bancario tedesco si cela un disegno opposto alla soluzione suggerita da Mario Draghi nel suo rapporto sull'Unione (800 miliardi di investimenti all'anno).

Smarriti dal crollo della manifattura, con la fiducia di famiglie e imprese a picco, nel castello di Berlino hanno alzato il ponte levatoio. La parola d'ordine è «Nein»! La chiusura della mente tedesca oggi rappresenta il più grave pericolo per l'Europa.

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Libero Quotidiano

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