Mario Paciolla, il Tribunale di Roma archivia il caso. I famigliari: “Non si è suicidato, ora lotteremo per la verità”

  • Postato il 30 giugno 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La morte di Mario Paciolla resta avvolta nel mistero: l’indagine della procura di Roma è stata archiviata dal giudice, dunque il processo non si farà. La famiglia ha espresso “dolore” e “stupore”. Le opposizioni – da Azione ad Avs, con Pd e M5s – sono compatte nel chiedere ulteriori indagini. Il cooperante italiano è stato trovato privo di vita in Colombia nel luglio 2020, dove lavorava per le Nazioni Unite. Il corpo del 30enne napoletano è stato trovato nella sua abitazione, a San Vicente del Caguàn, in circostanze mai chiarite. Ma sono gli inquirenti stessi a non aver fiducia nell’impianto accusatorio: la procura ha chiesto l’archiviazione per la seconda volta (con l’opposizione dei famigliari della vittima). Nel primo caso il giudice aveva disposto ulteriori indagini. Stavolta ha accolto la richiesta d’archiviazione.

La famiglia: “Mario non si è suicidato, lotteremo per la verità” – I genitori Anna e Giuseppe Paciolla, con le loro figlie Raffaella e Paola e con le avvocate Emanuela Motta e Alessandra Ballerini, esprimono “dolore e amarezza” per la decisione del tribunale di Roma. E annunciano battaglia per ottenere “verità e giustizia”. “Noi sappiamo non solo con le certezze del nostro cuore, ma con l’evidenze della ragione frutto di anni di investigazioni e perizie, che Mario non si è tolto la vita ma è stato ucciso perché aveva fatto troppo bene il suo lavoro umanitario in un contesto difficilissimo e pericoloso in cui evidentemente non bisognava fidarsi di nessuno”, ha dichiarato la famiglia. “Sappiamo che questa è solo una tappa, per quanto ardua e oltraggiosa, del nostro percorso di verità e giustizia. Continueremo a lottare finché non otterremo una verità processuale e non sarà restituita dignità a nostro figlio. Utilizziamo con rammarico e sofferenza il verbo ‘lottare’, mai avremmo pensato di dover portare avanti una battaglia per avere una giustizia che dovrebbe spettarci di diritto. Sappiamo però che non siamo e non resteremo mai soli – concludono -. Grazie a tutte le persone che staranno al nostro fianco fino a quando la battaglia non sarà vinta”.

Anche Vittorio di Trapani, il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), si è rammaricato con un post su Facebook del colpo di spugna del Tribunale di Roma, con l’archiviazione del giudice. Una decisione che “dolorosa”. Anche di Trapani auspica di andare a fondo: “Noi non archivieremo la nostra lotta per arrivare alla verità e alla giustizia (…) Un abbraccio forte va ad Anna Motta e Giuseppe Paciolla, esempio di tenacia, dignità e generosità”. Così in un post su Fb presidente Fnsi.

Le reazioni politiche – Anche i partiti hanno preso posizione dopo l’archiviazione del Tribunale. Dal Movimento 5 stelle è giunta la nota del deputato Dario Carotenuto, poco incline a credere nella pista del suicidio. “Sono vicino ai suoi familiari in questo terribile momento e continuo a sostenere la loro richiesta di verità. Mi riservo, ovviamente, di leggere le carte relative all’archiviazione da parte della procura di Roma, anche perché tutti gli elementi in nostro possesso sembrerebbero escludere l’ipotesi del suicidio”.

Anche il Pd si schiera al fianco della famiglia Paciolla con i parlamentari Sandro Ruotolo e Marco Sarracino, rilanciando le ipotesi di omicidio: “La famiglia, gli amici, i colleghi e chi in questi anni ha seguito con attenzione questa vicenda sanno che Mario si sentiva in pericolo, che stava per rientrare in Italia, e che aveva manifestato la volontà di parlare di ciò che aveva visto. Non possiamo accettare che tutto questo venga cancellato da una decisione di archiviazione. Anche noi continueremo a chiedere verità e giustizia”.

Nel campo dem, la decisione del Tribunale ha suscitato “molto disagio” anche nei componenti della Commissione straordinaria diritti umani (Susanna Camusso, Cecilia D’Elia, Tatiana Rojc e Filippo Sensi). “Le indagini svolte confermano che Mario non si è tolto la vita ma è stato ucciso. Per questo lascia sinceramente stupiti la scelta dell’archiviazione – hanno commentato gli esponenti Pd – Dobbiamo alla sua memoria, alla sua famiglia, al nostro Paese la verità. Per questo continueremo a batterci, nelle sede istituzionali e parlamentari, perché l’inchiesta venga riaperta. La giustizia non può arrendersi di fronte ad un assassinio”.

Secondo il Senatore di Azione Marco Lombardo (componente della Commissione speciale dei diritti umani) l’archiviazione era invece “prevedibile”. E spiega il perché: “Se non si supera l’ostacolo delle immunità diplomatiche opposte dai funzionari dell’Onu, non si troverà mai la strada per accertare la verità processuale e la verità storica sulla morte del giovane cooperante italiano”. Per l’eletto di palazzo madama ci sono due possibilità: “La prima tocca al Governo e, in particolare, al Ministero degli Esteri affinché chieda alle autorità governative colombiane e all’ONU di collaborare in modo leale per fare luce sulle responsabilità penali di chi ha ucciso Mario e perché è stato ucciso”. la seconda riguarda il Parlamento: ovvero “l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta che ha poteri analoghi all’autorità giudiziaria, in casi estremi come questo e come quello che riguarda Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo“. “Abbiamo il dovere morale e la responsabilità politica di fare tutto il possibile per essere vicini ai familiari di Mario e provare almeno a restituire alla sua morte la verità che merita. Saremo al fianco dei genitori finché non verrà resa giustizia”, conclude Lombardo.

Anche Alleanza Verdi e Sinistra critica l’archiviazione. “Pur rispettando le sentenze della magistratura, continueremo a batterci al fianco della famiglia per ottenere la verità e la giustizia che questo caso merita”, scrive in una nota il deputato Francesco Emilio Borrelli.

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Il Fatto Quotidiano

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