Marina russa, via dal Mediterraneo verso il Baltico

  • Postato il 13 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Dopo alcuni anni di presenza assidua di navi militari russe (almeno dieci tra fregate e incrociatori e una coppia di sommergibili) nel bacino del Mediterraneo, fatto che il Cremlino ha sempre giustificato con l’escalation delle operazioni in Siria a partire dal 2018, la Nato comunica di aver osservato un calo delle unità navali nel nostro mare.

Secondo l’Alleanza, il cambiamento di strategia sarebbe da attribuire alla necessità di Mosca di sopperire a problemi di prontezza operativa nelle regioni del Mar Baltico e del Mare del Nord.

Marina russa, via dal Mediterraneo verso il Baltico

Le navi russe si spostano verso la Libia

Secondo alcune testate specializzate in Difesa, oggi la Marina russa avrebbe lasciato nel Mediterraneo soltanto cinque navi, che sovente neppure rende invisibili ai siti di tracciamento. Difficile sapere con certezza se si tratti di un problema di disponibilità oppure di un segno di distensione, ma stando a quanto appare, queste unità sembrano essere state trasferite dalle coste siriane a quelle libiche.

Oggi i principali bacini di armamento sono Sebastopoli (nella contesa Crimea) e Severomorsk (vicino Murmansk).

Crosetto: “Unità russe a due passi dall’Italia”

Non a caso, qualche giorno fa il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva espresso preoccupazione per la presenza di unità navali ormeggiate vicino alle coste italiane, a causa della perdita del porto strategico di Tartus, in Siria, e della presenza rafforzata della Nato nel Baltico, quindi lontano dallo scenario mediterraneo.

La perdita del porto siriano di Tartus

Certamente la perdita di Tartus è significativa e grave per Mosca: nel gennaio scorso il nuovo governo siriano aveva rescisso un accordo di lunga data che consentiva la presenza russa nel Paese dal 1971. La località costiera siriana rappresentava infatti la principale base navale di rifornimento e cantieristica della Russia al di qua del Bosforo.

Ne consegue una maggiore sicurezza per l’Italia: se Mosca volesse portare nella zona un sottomarino con capacità nucleari, come quelli di Classe Kilo, dovrebbe farlo arrivare da porti settentrionali o baltici, impiegando tempo e diventando prevedibile.

Il caso del sommergibile Novorossiysk

Poco meno di due settimane fa, proprio un sommergibile di Classe Kilo, il B-261 Novorossiysk (con propulsione diesel-elettrica e armamento convenzionale, sei siluri da 553 mm e un equipaggio di 52 persone), era stato avvistato mentre emergeva al largo dello Stretto di Gibilterra a causa di problemi tecnici segnalati pubblicamente.

Oltrepassate le acque spagnole e francesi restando al di fuori del limite territoriale, il sottomarino sembrava dirigersi verso il Mar Nero per effettuare riparazioni, presumibilmente proprio verso il porto di Novorossiysk, oggi il principale porto russo del Mar Nero e il più vicino alle acque del Mediterraneo.

Una rotta complessa, poiché per arrivare a destinazione l’unità ha dovuto doppiare gli stretti controllati dalla Turchia. L’alternativa sarebbe stata raggiungere il porto di Baltiysk, nell’exclave russa dell’Oblast di Kaliningrad sul Mar Baltico, ma tale destinazione sarebbe stata ancora più distante, e nessuno ha mai saputo le reali condizioni di avaria del sottomarino.

Il nuovo dispiegamento Nato nel Baltico sta portando Mosca a spostare l’attenzione su quest’area, dove da gennaio 2025 l’Alleanza Atlantica ha avviato la missione Baltic Sentry per proteggere le infrastrutture sottomarine critiche e rafforzare la sorveglianza marittima con fregate, droni e velivoli da pattugliamento.

Marina russa, via dal Mediterraneo verso il Baltico

La flotta russa è in inferiorità numerica

Secondo il rapporto Open Source dell’Istituto Internazionale per gli Studi Strategici, la Russia disporrebbe di circa 69 unità attive, un numero molto inferiore allo schieramento occidentale.

Lo scrive Frederik Van Lokeren, ex ufficiale della Marina belga, sul servizio di informazione Naval News, citando anche la possibilità che Mosca sperimenti navi di superficie senza equipaggio, come sta facendo anche la Nato.

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Panorama

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