Maria Barosso: l’archeologa che dipinse la Roma che non c’è più

  • Postato il 15 dicembre 2025
  • Archeologia
  • Di Paese Italia Press
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Dal 17 ottobre 2025 al 22 febbraio 2026, i suggestivi spazi industriali della Centrale Montemartini a Roma ospitano “Maria Barosso, artista e archeologa nella Roma in trasformazione”: la prima grande mostra monografica dedicata a una figura femminile centrale – e finora poco conosciuta – nella documentazione visiva della capitale nei primi decenni del Novecento.

In un dialogo equilibrato tra storia, rigore scientifico e qualità estetica, l’esposizione racconta la Roma di una stagione di profonda metamorfosi urbana – tra demolizioni, nuovi cantieri, scoperte archeologiche e grandi restauri – attraverso circa 137 opere, tra acquerelli, disegni, stampe e materiali d’archivio.

Barosso (1879–1960) fu una protagonista singolare di questa epopea visiva: prima donna funzionaria presso la Direzione Generale Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione, giunta a Roma nel 1905 per lavorare con l’archeologo Giacomo Boni, documentò con straordinaria precisione e sensibilità le trasformazioni della città.

Un racconto per immagini tra demolizioni e scoperte

Gli acquerelli di Barosso non sono semplici illustrazioni: sono testimonianze visive di monumenti e scorci urbani ormai perduti o radicalmente mutati, catturati con una combinazione rara di rigore archeologico e sensibilità pittorica. Dalla demolizione della collina Velia per far spazio alla futura via dei Fori Imperiali alla rivelazione dei templi e delle aree sacre tra le macerie, le sue opere restituiscono la Roma di un tempo attraverso gesti di colore, polvere e luce.

Il percorso espositivo è costruito in sezioni tematiche che accompagnano il visitatore dentro le tappe più significative dell’espansione e dell’identità urbana di Roma, mettendo in dialogo gli acquerelli con fotografie, documenti, frammenti, mosaici e dipinti di altri artisti contemporanei.

Una figura riscoperta

Parte integrante della mostra è la ricostruzione del profilo umano e professionale di Barosso, che per decenni è rimasta ai margini delle narrazioni ufficiali. L’esposizione si apre con una sezione dedicata alla sua biografia, introducendo anche documenti iconografici rari – tra cui un autoritratt o esposto per la prima volta – che restituiscono al pubblico il volto e la personalità di questa instancabile narratrice visiva.

Un’esperienza culturale da vivere

L’allestimento è accompagnato da un programma di visite guidate, incontri e approfondimenti con studiosi e curatori, pensato per coinvolgere sia gli esperti sia il pubblico più ampio. Il catalogo pubblicato in occasione della mostra raccoglie saggi critici, documenti e immagini di grande qualità, riflettendo la modernità dello sguardo di Barosso sul proprio tempo.

In un periodo in cui i confini tra discipline sembrano sempre più fluidi, questa mostra offre un’esperienza che sfugge alle semplici categorie: è al tempo stesso corrispondenza d’epoca, diario di bordo urbano e magistrale gesto artistico. E soprattutto, restituisce alla storia della città e della cultura italiana una protagonista fino a oggi troppo a lungo trascurata.

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