Mare caldo, come sta cambiando il Mediterraneo: “Fondali invasi di mucillagine e specie aliene”
- Postato il 4 luglio 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Liguria. Il Mar Ligure, uno dei principali propulsori della biodiversità marina del Mar Mediterraneo, sta affrontando una crisi senza precedenti a causa del riscaldamento globale. Lo rivelano i dati raccolti nel 2024 nell’ambito del progetto Mare Caldo di Greenpeace Italia, condotto grazie alla collaborazione con il DISTAV (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita) dell’Università di Genova e l’OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale) per monitorare gli impatti della crisi climatica sulla biodiversità marina delle comunità di scogliera.
Il 2024 è stato un anno di allarme per il Mediterraneo. Secondo il documento, infatti si è registrata “la temperatura media annuale più alta mai osservata nel bacino del Mediterraneo, con un valore medio di 21,16°C”. I valori stagionali rilevati dai satelliti sono stati i più elevati degli ultimi 43 anni. E anche il Mar Ligure non è stato risparmiato. Le aree marine protette (AMP) di Portofino e delle Cinque Terre hanno registrato “sei ondate di calore” nel corso del 2024. In particolare, “alle Cinque Terre è stato registrato un valore massimo di 3,65°C sopra la media stagionale durante una delle ondate di calore più estreme osservate nell’area”. Queste anomalie termiche non si limitano alla superficie, ma si “sono protratte in diverse AMP fino a 40 metri sotto la superficie del mare”.
Una condizione che sta letteralmente cambiando la pelle del nostro mare, con la fauna marina ligure sotto stress. Ancora una volta Portofino è un caso scuola. Il professor Giorgio Bavestrello, biologo e coordinatore del gruppo di zoologia marina del DISTAV, sottolinea come il surriscaldamento delle acque abbia “già cambiato sensibilmente, e in maniera definitiva, il paesaggio subacqueo del Mar Mediterraneo, e in particolare del Mar Ligure”. Dalla metà degli anni ’80, si è assistito a una “proliferazione di imponenti malattie, soprattutto per le spugne e le gorgonie, che hanno avuto il loro picco agli inizi del nuovo millennio con la morte di milioni di esemplari“.

I monitoraggi biologici condotti da Greenpeace nel 2024 confermano questa tendenza preoccupante. A Portofino, l’impatto sulle gorgonie, organismi chiave dell’ecosistema bentonico, è stato “severo sul 94% delle colonie di Paramuricea clavata a 25 metri di profondità”. In alcune zone, la situazione è ulteriormente aggravata dalla presenza di “mucillagine [che] copriva l’80% delle colonie”. Anche le gorgonie della specie Eunicella cavolini mostrano segni di mortalità. Questi organismi, essendo “sessili o poco mobili, a differenza dei pesci non possono spostarsi in zone diverse o a maggiori profondità e dunque non possono in nessun modo sottrarsi agli effetti, in genere negativi, del riscaldamento”, come spiega il professor Bavestrello.
Il riscaldamento sta anche favorendo la diffusione di specie termofile e aliene. L’alga verde Caulerpa cylindracea è risultata la più abbondante nelle aree monitorate, mentre tra i pesci termofili sono stati frequentemente osservati il pesce pappagallo (Sparisoma cretense), il barracuda mediterraneo (Sphyraena viridensis) e la donzella pavonina (Thalassoma pavo).
Di fronte a questo scenario critico, l’Università di Genova si mobilita. Il DISTAV, con il supporto di Micamo Lab, ha organizzato due Summer School gratuite sulla biodiversità del Mediterraneo, dedicate alla tassonomia dei poriferi (spugne) e delle gorgonie e coralli neri. Questi corsi, che si svolgeranno a luglio, sono finanziati nell’ambito del PNRR e gestiti dal Centro Nazionale “National Biodiversity Future Center (NBFC)”. L’obiettivo è “fornire a tutti i partecipanti le nozioni per l’identificazione delle specie appartenenti ai due taxa in oggetto“, in quanto “saper riconoscere le diverse specie subacquee, censirle e catalogarle […] diventa fondamentale per monitorarne le condizioni e garantirne la salvaguardia”.
Come sottolinea Monica Montefalcone, docente di Ecologia dell’Università di Genova, “i risultati del quinto anno del progetto Mare Caldo mostrano in maniera inconfutabile gli effetti del cambiamento climatico sugli ambienti marini sommersi dei nostri mari”. Valentina Di Miccoli, campaigner mare di Greenpeace Italia, lancia un appello chiaro: “Il nostro mare è ricco di biodiversità, ma rischiamo di perdere questo straordinario patrimonio naturale se non estendiamo la superficie di mare protetta e non riduciamo le emissioni di gas serra“.